La fede ha come punto di partenza la ricerca, una ricerca non superficiale, ma appassionata che coinvolge tutto se stessi. Noi arriviamo a credere veramente in Cristo solo quando sentiamo la sua assenza dalla nostra vita come un fatto insopportabile. Lo dobbiamo ritenere indispensabile come l'aria che respiriamo...
del 25 maggio 2007
Molti pensano che la fede sia un tranquillante dell’anima, un oppio per dimenticare o per addormentare i problemi. Invece è una grande e rischiosa avventura spirituale. Maria Maddalena ce ne indica i passi fondamentali. Facciamo giustizia così anche di inqualificabili descrizioni del rapporto tra Maria Maddalena e Gesù che in questi tempi hanno tenuto banco nell’opinione pubblica.
La fede ha come punto di partenza la ricerca, una ricerca non superficiale, ma appassionata che coinvolge tutto se stessi. Noi arriviamo a credere veramente in Cristo solo quando sentiamo la sua assenza dalla nostra vita come un fatto insopportabile. Lo dobbiamo ritenere indispensabile come l’aria che respiriamo.
Così cercava Dio Maria Maddalena e si era resa conto di desiderarlo tanto solo quando lo aveva perso. Maria Maddalena apparteneva alla stretta cerchia dei discepoli di Gesù e del loro rapporto con Gesù il vangelo dice che “li amò sino alla fine”. Forse un amore così vero non lo sospettava nemmeno e quando non lo vide più capì che Lui Gesù, il Signore, era l’unica insostituibile verità della sua vita.
E quando sul Calvario Gesù morì crocifisso, l’aveva perso. Il primo giorno dopo il grande Sabato si accorse di aver perso anche il suo martoriato corpo. Non solo non lo poteva più vedere vivo, ma nemmeno piangere da morto. Aveva comperato con le sue amiche tanto balsamo per poter trattenere ancora per poco i suoi lineamenti, poter venire a contatto con quel corpo freddo, ma vero. Invece il suo corpo non c’era più. E Maria Maddalena si mette a piangere. La sua è una fede che sa versare lacrime, riconosce il suo dolore e lo sfoga e dal dolore trae energia per cercare: Dove sei mio Signore? Avete visto il mio Signore? Se sapete dov’è ditemelo.
È questo desiderio di incontrare il Signore, di correre alla sua ricerca, di non arrenderci di fronte alle difficoltà della vita che conta. Quante volte siamo tentati di abbandonare la fede o di annacquarla riducendola a soprammobile, a facciata, a vecchia tradizione senza senso. Il momento migliore che mi è offerto per rinsaldarla è la prova, è in essa che posso cercare Gesù, amandolo anche quando mi sembra assente, riconoscendolo come il tutto della mia vita, come colui che è il mio Signore. Alla Maddalena lo potranno portare via dal sepolcro, ma non dal cuore. A noi lo portano via e lo cancellano le nostre superficialità, la nostra autosufficienza, il nostro benessere, la nostra sicumera.
Il segreto che ha permesso a Maria Maddalena di continuare a cercare il Signore, di non scoraggiarsi, di avere nel cuore una tenacia imbattibile e quindi di incontrarlo è l’aver fatto una scelta precisa: era stata in contatto personalmente con Gesù Crocifisso. Da qui traeva la forza di cercarlo a tutti i costi. Aveva deciso di stare dalla sua parte contro il dileggio di tutti. Gesù era stato rifiutato dalla maggioranza, era stato fatto passare per delinquente, per bestemmiatore. Gli apostoli erano fuggiti quasi tutti; erano rimasti in quattro: sua Madre Maria, Giovanni, Maria Maddalena e la sua amica. Entro una atmosfera generale di odio, di indifferenza, di grettezze brutali Gesù muore e trova accoglienza solo in queste persone, che non si preoccupano dell’ostilità e dell’odio che hanno attorno, perché sono calamitate da quella croce. Fanno la scelta di stare, di porsi di fronte a questa croce che è la manifestazione dell’amore di Dio per l’umanità. Nella fede l’essenziale non è essere in tanti, né capire tutto e subito, ma di esporsi personalmente e con le persone che Dio mi mette accanto al contatto e all’azione dell’amore.
mons. Domenico Sigalini
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