«Guardando ai passati tre decenni e considerando l'attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana» (Benedetto XVI)
del 13 maggio 2008
«La vostra visita cade a trent’anni da quando in Italia venne legalizzato l’aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita su effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo. Guardando ai passati tre decenni e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, al di là della fede che si professa» [Benedetto XVI ai Membri del Movimento per la Vita italiano, 12 maggio 2008].
 
Progressivo svilimento del valore della vita, affidato al giudizio del singolo.
Benedetto XVI parte sempre riflettendo sui dati di fatto e quindi sui tre decenni della legge che ha legalizzato l’aborto anche in Italia, sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto non solo sulla comunità civile ma anche sulla comunità cristiana durante questo periodo. Analizzando l’attuale situazione “non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo”. E’ questa una mentalità di liberismo radicale di non condividere valori eticamente non negoziabili per lasciarli solo alla coscienza di ogni singolo, come se la difesa di ogni persona innocente non fosse il centro di ogni politica democratica. Come conseguenza ne è derivato un minor rispetto per la stessa persona umana, valore questo che sta alla base di ogni civile convivenza, del sistema democratico, al di là della fede che si professa o delle ideologie a cui ci si ispira.
Non è una novità di Benedetto XVI non fermarsi a un astratto richiamo alla sacralità di ogni vita e della sua inviolabilità dal concepimento fino al termine naturale ma analizzare direttamente gli effetti della legge che da trent’anni ha legalizzato l’aborto in Italia, senza divenire soggetto di eventuali modifiche politiche. Più volte e in maniera esplicita già Giovanni Paolo II lo ha fatto. C’è stato quindi un accenno esplicito a un impegno per una revisione della 194 da parte dei fedeli laici.
In Benedetto XVI questo impegno è rimasto implicito, in fedeltà alla direttiva che soggetto dell’azione politica sono i fedeli laici, pur avendo insistito perché le diverse istituzioni “pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa della vita umana e l’attenzione prioritaria alla famiglia”, non affidando tutto al giudizio, alla coscienza del singolo.
 
Molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto.
Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del Signore, nella fede professata, celebrata, vissuta, pregata, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo, dal concepimento al termine naturale, affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra, per rendere credibile cioè umanamente significativa l’evangelizzazione della vita, stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna. L’aver permesso, in alternativa al sostegno della libertà di non abortire, di poter ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte famiglie e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze.
In questi ultimi anni, in verità, tanto impegno è stato profuso da parte non solo della Chiesa per venire incontro ai bisogni e alle difficoltà delle famiglie. Ma nessuno si può nascondere che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono. E il Papa annota queste condizioni sfavorevoli: la mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l’impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli e queste condizioni sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l’esigenza dell’amore fecondo, mentre aprono le porte a un crescente senso di sfiducia nel futuro. Suggerire ai giovani i messaggi effimeri della contraccezione, fornire false illusioni nell’ambito dell’amore o ingannare sulle genuine responsabilità che si è chiamati ad assumere con l’esercizio della propria sessualità non fa onore ad una società che si richiama ai principi di libertà e democrazia. La libertà deve coniugarsi con la verità e la responsabilità con la forza della dedizione all’altro anche con il sacrificio; senza queste componenti non cresce la comunità degli uomini e il rischio di rinchiudersi in un cerchio di egoismo asfissiante rimane sempre in agguato. Per Benedetto XVI è necessario per questo unire gli sforzi perché le diverse Istituzioni, secondo la loro natura e finalità, pongano di nuovo al centro della loro azione la difesa di ogni vita umana, di ogni persona, e l’attenzione prioritaria alla famiglia, nel cui alveo nasce e si sviluppa. Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno.
 
Proteggere la vita con coraggio e amore in tutte le sue fasi sul piano della testimonianza evangelica, dell’educazione, della cultura e del dibattito politico poiché Dio solo è il Signore della vita.
Benedetto XVI benedice l’azione che, come Centro di Aiuto alla Vita e come Movimento per la Vita, viene svolta per evitare l’aborto anche in caso di gravidanze difficili, operando nel contempo sul piano dell’educazione, della cultura e del dibattito politico. Ma prioritariamente urge testimoniare evangelicamente in maniera concreta il rispetto per ogni vita, prima giustizia da applicare. Chi ha incontrato la Persona di Gesù Cristo, via umana alla Verità e alla Vita, è sempre più “profeta” che Dio solo è Signore della vita dal concepimento al termine naturale. Ogni essere umano concreto è stato scelto e voluto eternamente dal Padre, prima della creazione del mondo. Scelto, pensato e voluto in Cristo, predestinato ad essere suo figlio adottivo. Qui soltanto sta l’unità più profonda e grande di ogni singolo e dell’umanità intera, proprio nel fatto che ogni essere umano realizza l’unico progetto di Dio, ognuno ha origine dalla medesima idea creatrice di Dio. Si comprende pertanto perché la Bibbia afferma: chi profana l’uomo, profana la proprietà di Dio (Gn 9,5).
Benedetto XVI, ricordando il 60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo il cui merito è stato quello di aver permesso a differenti culture, espressioni giuridiche e modelli istituzionali di convergere attorno ad un nucleo fondamentale di valori e quindi di diritti, ha ripreso il suo recente intervento ai membri delle Nazioni Unite: “i diritti umani debbono essere rispettati quali espressione della giustizia e non semplicemente perché possono essere fatti rispettare mediante la volontà dei legislatori. La promozione dei diritti umani rimane quindi la categoria più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali, come pure per un aumento della sicurezza”. Benedetto XVI ha invitato, come associazioni laicali, all’impegno nell’ambito politico come aiuto e stimolo alle Istituzioni per il giusto riconoscimento della dignità umana di ogni persona. E qui ha richiamato l’iniziativa presso la Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo per affermare i valori fondamentali del diritto alla vita fin dal concepimento, della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna, del diritto di ogni essere umano concepito a nascere e ad essere educato in una famiglia di genitori, e questo in piena comunione con il magistero della Chiesa, che da sempre proclama e difende tali valori come “non negoziabili”.
don Gino Oliosi
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