Carissimo, non è di moda oggi parlare di umiltà, Tutto è impostato sulla visibilità, tutto sull’immagine, tutto sull’orgoglio. Percorrere la via dell’umiltà non è abdicare o rinunziare ad essere se stessi. Prendere coscienza di sé è appartenersi, è diventare consapevoli, è dare una risposta alla tua vita. Guarda la quercia: tocca il cielo, parla alle nubi, gioca e si muove con i venti, contempla di notte le stelle del cielo. Qual è il segreto? La sua radice. Più scende in profondità, più in alto crescerà; più si nasconde sotto terra, più robusta è la sua corteccia. Non a caso il termine umiltà deriva da humus (terra). La terra è il laboratorio della vita: tutto nasce, cresce, diventa. La radice ti dice che sei vivo e che vivrai alla grande. Non è un processo di morte, ma di vita. Una radice fecondata dalla pioggia, spigrita dal sole, accarezzata dal vento, straripa di energia. L’umiltà è pianificazione di futuro e flusso di vita. Se sei una briciola diventerai un pane. Se sei un seme diventerai un fiore. Se sei umile, un giorno magnificherai il Signore. Sii umile e sarai sereno. Sii sereno e sarai allegro. Sii allegro e arriverai dovunque. L’umiltà e la preghiera - come ti scrivevo il mese scorso – sono le due gambe che ti permettono di arrivare fino a Dio. Il viaggio in sé è già meta. Lo sforzo è radicarsi, cercare profondità. Il buio della terra che copre la radice è già intrisodi luce e già portatore dei frutti che avrai.
Ti saluto e ti esprimo tutto il mio ottimismo.
A presto, lo spero; e tu? Ci spero. Ho voglia di sentirti; e tu? Anch’io.
Carlo Terraneo
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