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Ciclone "Giovanna"

Vi scrivo per rendervi partecipi di un avvenimento particolare che ha interessato la fascia centrale del Madagascar, ma anche le nostre missioni. Si tratta di ‚ÄòGiovanna', un ciclone di rara intensità che ha lasciato dei tragici segni del suo passaggio. Il Signore, nella sua bontà, ha voluto che il suo passaggio fosse veloce...


Ciclone 'Giovanna'

da Attualità

del 27 febbraio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

Ivato, 25 febbraio 2012

Carissimi amici,

un fraterno saluto a tutti!

          Vi scrivo per rendervi partecipi di un avvenimento particolare che ha interessato la fascia centrale del Madagascar, ma anche le nostre missioni (Ivato Clairvaux, Noviziato, Ijely, Maison Don Bosco Ivato) che sono attive in questa zona del Paese.

          Si tratta di ‘Giovanna’, un ciclone di rara intensità che ha lasciato dei tragici segni del suo passaggio.  Il Signore, nella sua bontà, ha voluto che il suo passaggio fosse veloce: in una notte e una giornata ha attraversato, da Est a Ovest, tutti i 700 Km della larghezza del Madagascar.

Alle ore 20.00 si è preannunciato con una fine pioggerellina che pian piano ha aumentato d’intensità.

Verso le 22.30 si è scatenato un vento che è subito diventato impetuoso.

L’elettricità e le comunicazioni telefoniche sono subito mancate: tutto è piombato nel buio.

          Impossibile uscire di casa e mettersi in contatto con qualcuno: il vento sradicava alberi, strappava e trasportava lamiere dai tetti delle case e materiale vario rendendo pericoloso ogni spostamento sia a piedi che in macchina.

          Non si vedeva niente, ma si sentiva il muggito del vento che -a raffiche da 250 Km/h- sradicava alberi e faceva sbattere contro la casa ogni materiale che trasportava.

 Non si poteva fare niente.

“E’ stata una notte interminabile che ho passato al riparo in camera mia, ma pensando alla povera gente che abita in capanne meno solide e sicure della mia.

          Verso le sei del mattino, alle prime luci, abbiamo intravisto i disastri sia in casa, sia all’Oratorio e alla scuola elementare...  Era ancora impossibile uscire fuori a causa della violenza del vento, ma alle 6,00, due donne intirizzite e bagnate dalla testa ai piedi si sono presentate per la messa: abbiamo pregato per tutti i colpiti dal ciclone. Verso le 8,30, il vento si è calmato un po’, ma la pioggia continuava.   Il signor Nuccio, salesiano coadiutore responsabile del centro professionale di Clairvaux ci manda le prime notizie del Centro: una parte del tetto era volata via, il palo centrale della luce con il trasformatore caduto, alberi sradicati un po’ dovunque nella proprietà, un lungo tratto del muro di cinta crollato, rottura di conduzioni d’acqua...   Arrivano poi dal noviziato due confratelli per dirci più o meno la stessa cosa aggiungendo che le strade erano tutte interrotte a causa di grossi alberi caduti sulla strada.  La luce ovviamente non c’era più; l’acqua dell’acquedotto non arrivava a causa di frane e di interruzioni della condotta in varie parti.

          Dopo una settimana, la corrente ritorno’ al centro: lascio immaginare a voi i disagi soprattutto per la formazione professionale non potendo adoperare le macchine nei laboratori.  L’acqua alla casa ispettoriale e all’oratorio non è ancora regolare e cio’ causa molti problemi specie per i bambini della scuola elementare (igiene, pulizia, cucina...).

          Tutte le Radio della città di Tananarive non funzionavano, solo la nostra Radio Don Bosco dava informazioni e era a disposizione per chiamate urgenti e per servire di collegamento nei casi difficili; fu una scelta voluta per aiutare la gente e stare loro vicino in un momento cosi’ tragico.         

          Verso mezzogiorno ci fu una calma irreale: niente vento, niente pioggia...  era l’occhio del ciclone che passava sulla città. La Radio Don Bosco aveva già preavvertito la gente di fare attenzione perchè era una pausa che preannunciava la seconda ondata di vento e pioggia questa volta nella direzione opposta della precedente.

E infatti, una mezz’ora dopo, il vento riprese con intensità e la pioggia con lui.

          Verso sera i dati ufficiali annunciavano che GIOVANNA  aveva lasciato il Madagascar ed era entrata nel Canale di Mozambico.  L’areoporto di Tananarive che era stato chiuso ai voli per tutta la giornata, ha aperto l’ingresso per accogliere i voli internazionali della notte. 

          Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale per i disastri ci furono almeno 250 mila le persone colpite direttamente dal ciclone tropicale Giovanna il 13 febbraio, circa 40 mila quelle costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa delle violente inondazioni; i venti e le piogge hanno distrutto completamente circa 44.470 case. Il ciclone ha provocato 31 vittime e 245 feriti, oltre a quattro dispersi.

          Numerosissimi edifici pubblici, 23 scuole elementari pubbliche e oltre 420 private, 47 dispensari, chiese e uffici sono stati danneggiati col il tetto deportato oppure innondati e anche ponti e strade interrotte.

          Due giorni dopo il ciclone ho dovuto recarmi a Tamatave, città a circa 350 Km sulla costa Est del Madagascar, e ho percorso a ritroso la strada del ciclone: era un continuo slalom per scansare i tronchi che ancora erano sulla strada, molte squadre di persone tagliavano gli alberi che ostruivano la strada, gru per togliere i tronchi più grossi, ruspe che toglievano gli smottamenti di terra, ma quello che mi impressiono’ di più era il vedere villaggi distrutti, case sventrate, pali della luce per terra con fili che ancora sull’alsfalto... una desolazione che amareggiava.

Era una bella giornata per cui dappertutto vedevo vestiti al sole per asciugarli dalla pioggia del ciclone che aveva baganto tutto.

Una cosa veramente incoraggiante è stato vedere che la gente si è data subito da fare per ‘curare le ferite’ dovute al passaggio di questo ciclone, senza aspettare gli aiuti e con i loro poveri mezzi.

          Il danno grosso è certamente quello alle coltivazioni. Le risaie sono inondate e non è sicuro che il riso darà il suo raccolto. Anche altre colture, come mais, manioca, fagioli, legumi, sono state fortemente danneggiate. Il pericolo della carestia in queste zone è sempre in agguato. Le acque dei fiumi sono salite e in molte parti ci sono state gravi innondazioni, le coltivazioni sono andate completamente perse, in alcuni villaggi si temono epidemie.  

          Di fronte ai danni delle nostre case e pensando alle decine di migliaia di euro che servono per rimettere tutto in ordine mi viene il sudore freddo, ma il mio pensiero va alle povere famiglie che pur non avendo che danni per solo centinaia di euro per esse quello che hanno perso era ‘tutto’ quello che avevano.  Noi, missionari contiamo sull’aiuto che voi amici e organismi ci offrirete, ma loro no!  Saremo noi che condivideremo gli aiuti e lavoreremo per dare loro un po’ di quello che hanno perso e soprattutto dare loro la speranza che si puo’ ricominciare e infondere il coraggio di riprendere a lavorare. 

Questo noi lo faremo secondo gli aiuti che riceveremo! 

Lo scorso mercoledì abbiamo cominciato la quaresima: un periodo di grazia che il Signore ci dona per avvicinarci di più a Lui.    

Tra le indicazioni che la Chiesa ci invita a prendere sul serio in questo periodo è quello della rinuncia di qualcosa di ‘nostro’ per darlo a chi è nella necessità più di noi.   

In altre parole è la realizzazione del comandamento nuovo che Gesù ci ha dato: l’amore reciproco.

          In questo momento molti nostri fratelli malgasci sono in una situazione molto difficile a causa del ciclone: tendo la mano verso voi al loro posto e chiedo un aiuto.

Non abbiamo niente da darvi in contraccambio, solo vi promettiamo che pregheremo per voi.

“Il Signore che vede nel segreto e conosce quello che avete fatto per uno di questi suoi ‘piccoli’ saprà ricompensarvi meglio di quello che potremmo fare noi.

          Augurando a ognuno di voi un buon cammino quaresimale per vivere una Santa Pasqua nel Signore risorto, vi saluto e vi ringrazio dal profondo del mio cuore per quello che darete (preghiera, sacrificio, aiuto, amicizia...) a questa mia gente che sta soffrendo.

                                                                                               

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