Ciprian non giocava a pallone

Due brevi articoli sulla morte del bambino Rom bruciato vivo a Sesto San Giovanni. Ciprian, un ragazzino Rom di circa 13 anni, è morto bruciato vivo. Viveva con la famiglia in condizioni di povertà ed emarginazione insopportabili. La sua famiglia non aveva alcuna possibilità di rientrare in Romania...

Ciprian non giocava a pallone

da Attualità

del 26 settembre 2008

1 - Ragazzino Rom bruciato vivo a Sesto San Giovanni (Milano). E' l'ennesima vittima di un razzismo spietato.

 

Milano, 24 settembre 2008.

Fino a quando continueremo ad ignorare la persecuzione del popolo Rom in Italia? Fino a quando useremo 'prudenza' nel parlare e nello scrivere dei roghi dolosi, appiccati da razzisti per uccidere gli 'zingari' o degli incendi causati da mezzi di riscaldamento e illuminazione pericolosi e inadeguati? Fino a quando eviteremo di contare i bambini Rom che muoiono ogni anno di freddo, fame, infezioni, nei campi e nei microinsediamenti? Fino a quando ci ostineremo a credere che le donne, i malati, i deboli 'sarebbero morti lo stesso' e finalmente ammetteremo che li ha assassinati l'Italia dell'odio razziale? Fino a quando gli antirazzisti si esprimeranno in modo tanto cauto? Fino a quando si lasceranno intimidire dall'arroganza di chi ha potere? Fino a quando, in ossequio alle autorità, lasceremo le ultime mani tese senza una moneta, dopo aver scelto la via dell'intolleranza (o della 'tolleranza zero', che è la stessa cosa) e abbandonato quelle della solidarietà e della carità?

Fino a quando avremo paura di chiamare l'oppressione del popolo Rom con il nome di nuovo Olocausto? Ieri notte a Milano, nell'ex area Falk di Sesto San Giovanni (Milano) Ciprian, un ragazzino Rom di circa 13 anni, è morto bruciato vivo. Viveva con la famiglia in condizioni di povertà ed emarginazione insopportabili. La sua famiglia non aveva alcuna possibilità di rientrare in Romania, dove non possedeva nulla ed era prigioniera dell'emarginazione a Sesto San Giovanni. Una candela è caduta sul miserabile giaciglio in cui il ragazzo dormiva e la sua vita è finita in modo orribile. Le famiglie Rom di Sesto San Giovanni non hanno corrente elettrica né sistemi di riscaldamento e illuminazione sicuri. Ognuno si arrangia, per non morire di freddo. Non esiste assistenza, per loro, ma solo repressione poliziesca. I pompieri, intervenuti dopo la mezzanotte, hanno trovato il suo corpo già carbonizzato. Fino a quando continueremo a considerare questi cadaveri 'incidenti' e non vittime? Fino a quando ci illuderemo di essere innocenti?

 

 

2 - Ciprian non giocava a pallone

 

Il ragazzino Rom che è morto in un edificio diroccato all'interno del'ex area Falk di Sesto San Giovanni (Milano) si chiamava Ciprian ed era noto presso la comunità Rom di Sesto per il suo buon carattere e la sua maturità. A soli 13 anni, era già promesso sposo a una ragazza di 15 anni. Lascia i genitori, due fratelli e una famiglia numerosa nel dolore. Ciprian si è accorto per primo delle fiamme e ha dato l'allarme, consentendo agli altri di mettersi in salvo. Purtroppo, però, è rimasto prigioniero nel rogo. 'Non può essere morto, non lui!' lo piangono i parenti. 'Era fantasioso e pieno di vita, sognava di uscire dalla povertà, sposarsi e diventare qualcuno'; lo ricorda così Nicusor, uno dei suoi migliori amici.

La comunità Rom di Pesaro, in cui vive la giovane fidanzata di Ciprian, lo piange con lacrime atroci. 'Non è stato semplicemente una fatalità, ma una responsabilità precisa del comune, delle autorità, delle associazioni di Sesto, che non fanno altro che ingannare o combattere le famiglie Rom,' dice con amarezza un suo conoscente. 'Hanno speso un sacco di denaro per sgomberi, controlli, operazioni di pubblica sicurezza, ma non hanno dedicato un solo euro a migliorare le condizioni di vita in quell'insediamento. Politici e gruppi umanitari si vantano di essere antirazzisti, ma non hanno mosso un dito per i Rom che vivono a Sesto. Basterebbe qualche generatore e un minimo di assistenza, per evitare altre tragedie'. 'Ciprian era ancora un bambino,' balbetta piangendo Ionut, amico fraterno della vittima, 'e non è giusto che sia morto così, mentre i suoi coetanei studiano, giocano a pallone e vanno in discoteca. Non lo dimenticheremo mai'.

Roberto Malini

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