Un film che si concentra sulla lacerazione interiore del protagonista, sulla sua solitudine e sull'incapacità di relazionarsi, dando spazio all'altrettanto difficile situazione dei fratelli. Essere forti come coccodrilli è la richiesta che già in passato, ma oggi un numero sempre maggiore di genitori rivolge ai nostri figli...
del 28 ottobre 2005
Regia: Giacomo Campiotti
Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Giancarlo Giannini, Valeria Golino
Origine: Italia/Francia/Gran Bretagna 1995
Durata: 100’
 
Gabriele ha quarantenni ed un passato familiare piuttosto triste. Nato da una relazione extraconiugale, alla morte della giovane madre viene integrato nella famiglia ufficiale del padre. I rapporti con i fratellastri sono tesi, fino a quando viene letteralmente cacciato di casa da uno di essi. Divenuto un esperto mercante d’arte, per caso viene a conoscenza del fallimento economico dei fratelli in seguito alla morte del padre. La villa signorile nella quale è cresciuto viene messa all’asta e con essa un vaso antico d’inestimabile valore. Gabriele parte precipitosamente per l’Italia con l’intenzione di tirare loro un tiro mancino e attuare una vendetta covata per anni. Giunto senza preavviso alla villa paterna gli si riaffacciano gli incubi ed i ricordi angosciosi dell’infanzia e dell’adolescenza, soprattutto quelli legati alla madre. Rivedere l’ambiente in cui è cresciuto e il rinnovato ricordo del padre (di cui ricorda d’esser stato amato quanto quegli odiosi fratellastri) lo sconvolgono e lo fanno desistere dalle sue intenzioni.
 
 
Hanno detto del film
Siamo forti come due coccodrilli, dice la mamma al figlio illegittimo di un industriale comasco. Siamo forti come due coccodrilli, ripete il bambino, ora adolescente, al fratello minore, nato in una notte di tregenda mentre la madre stava morendo diparto; devono essere forti dal momento che il padre li ha portati a vivere in famiglia fra il livore dei fratellastri e i comprensibili malesseri della moglie.
(Cristina Randelli – La Nazione – 18/05/1995)
 
Campiotti non fa del suo film un saggio sociologico sulla famiglia. Evita accuratamente di rappresentare i rapporti tra coniugi o quelli tra i figli e la matrigna. Si concentra invece sulla lacerazione interiore del protagonista, sulla sua solitudine e sull’incapacità di relazionarsi, dando spazio all’altrettanto difficile situazione dei fratelli. È lasciata allo spettatore la considerazione che questi percorsi di vita così travagliati sono stati costruiti dagli adulti, che Campiotti, comunque, non giudica. Essere forti come coccodrilli è la richiesta che già in passato, ma oggi un numero sempre maggiore di genitori rivolge ai nostri figli.
(Francesca Prandi, Film)
 
Giacomo Campiotti con il suo secondo film si riconferma come un autore di serie qualità, specie quando, come gli era già accaduto nell’altro film, considera da vicino il mondo dell’infanzia. Una storia semplice, resa volutamente complessa per farne scaturire, oltre a moltissime ma sempre terse emozioni, perfino della suspense. (...)Dal punto di vista narrativo con la vendetta accantonata e il ritrovamento del fratello,vibra sempre di una sottile varietà di tensioni che affascinano e coinvolgono.
(Gian Luigi Rondi, ‘Il Tempo’, 7 aprile 1995)
 
L’intensità pudica con cui Campiotti racconta il dolore dei bambini e le difficoltà dei legami di famiglia, (…) il montaggio tra passato in bianco e nero e presente a colori non è affatto meccanico ma emotivo, necessario; il gusto di narrare trova interpreti giusti anche in Giancarlo Giannini, un padre malinconico inadempiente e provvido,in Valeria Golino radiosa e seducente come ogni madre giovane nel ricordo. La canzone ‘Latin Lover’ scritta e cantata da Lucio Dalla, gran sostenitore e propagandista del film, comunica uno struggimento avido e nostalgico, commovente.
(Lietta Tornabuoni, ‘La Stampa’, 15 aprile 1995)
CGS
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