“Tutti santi”, ecco la finalità della vita cristiana secondo l'appello di Gesù. Ecco un'intenzione di preghiera per noi stessi e per i nostri defunti. La Chiesa ci dona dei modelli che ci precedono nel cammino della vita... ma come si diventa ufficialmente “santi”?
del 18 gennaio 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));
          “Tutti santi”, ecco la finalità della vita cristiana secondo l'appello di Gesù. Ecco un'intenzione di preghiera per noi stessi e per i nostri defunti. La Chiesa ci dona dei modelli che ci precedono nel cammino della vita... ma come si diventa ufficialmente “santi”? Le due famiglie di santi: confessori o martiri?
          Esistono due grandi “famiglie” di santi: i confessori e i martiri. I confessori sono cristiani fedelmente attaccati a Cristo, che hanno cercato di seguire in tutti gli aspetti della loro vita gli insegnamenti e i consigli di Gesù stesso, con l'unico motivo di piacergli e di fare la sua volontà (che è la stessa di Dio padre). Può essere in un modo del tutto nascosto, come Santa Teresa o del tutto pubblico come San Vincenzo de' Paoli. Qualunque modo sia, si trovano in questa “famiglia” di santi tutti i generi di personaggi e tutti i casi della vita: preti, religiosi o religiose, celibi, sposati... In questo caso, la santità si può acquisire dopo una procedura lunga e minuziosa sulla vita di una persona defunta, che ha cercato d'identificarsi con Cristo.           La seconda “famiglia” è quella dei martiri, ovvero quei cristiani che sono rimasti fedeli a Cristo fino ad imitarlo interamente, fino all'estremo sacrificio. Questa fedeltà è la testimonianza suprema d'una fede che raggiunge il sacrificio di Cristo, torturato sulla croce e poi resuscitato. I martiri sono, nella maggior parte dei casi, preti, missionari, religiosi (o religiose), ma anche i laici e i bambini possono essere perseguitati, preferendo la corona di gloria che non appassisce, all'apostasia della fede. La Chiesa riconosce questa testimonianza esemplare canonizzando coloro che restano fedeli fino alla fine, e prendendone atto al termine di una procedura semplificata. Tuttavia, proprio nel corso di questa procedura, la Chiesa può autentificare una testimonianza inconfutabile della fede, senza influenze esterne, come della politica, ad esempio. Concretamente: san Giovanna d'Arco non è una martire. La Chiesa ha rifiutato questa definizione, contando che la condanna al rogo era stata influenzata da implicazioni politiche. La “pulzella” fu canonizzata nel 1929 per l'eroicità della sua fede alla verginità. Le differenti tappe della procedura.
          Ha inizio con in un'indagine diocesana. Presa in esame una domanda da parte di un fedele o di un gruppo di fedeli, il vescovo della diocesi apre tutto un processo al fine di esaminare le prove necessarie da sottoporre al vaglio di un esperto chiamato Postulatore della causa. In seguito vengono riuniti tutti gli scritti di colui o colei di cui dev'essere “postulata” la beatificazione, tutte le testimonianze possibili concernenti la sua vita, la sua attività, la sua morte, la sua reputazione di santità o di martire e il fondamento di questa reputazione. L'indagine diocesana si basa anche sulle virtù eroiche e sulle eventuali prove di miracoli dovuti all'intercessione del “candidato” alla santità.          Nello stesso tempo, gli esperti s'impegnano affinché nulla resti nell'ombra, anche se si tratta di elementi sfavorevoli. Alla conclusione dell'indagine (che può durare anche diversi anni), il dossier viene inviato in Vaticano, dove verrà studiata dagli esperti della Congregazione delle cause dei santi. Questo collegio è composto da storici, teologi e psicologi. Le loro conclusioni finiscono, poi, in un rapporto chiamato “Posizione sulla vita e sulle virtù” (Positio super vita et virtutibus). In un secondo momento, dopo aver studiato le differenti testimonianze del dossier, il collegio stabilirà un altro rapporto chiamato “Posizione sopra i miracoli” (Positio super miraculis).          Una volta che questa seconda tappa è terminata, e se gli elementi del dossier sono positivi, sarà trasmesso ai membri della “Congregazione pontificia”. Lì, il dossier sarà sottoposto ad un esame teologico sotto la direzione del “promotore della fede”, più comunemente chiamato “avvocato del diavolo”.Infine, il faldone è trasmesso ai cardinali della Congregazione delle cause dei santi che deciderà se il dossier di beatificazione o di canonizzazione può essere proposto al Papa, al quale spetta l'ultima decisione.
Versione app: 3.26.4 (097816f)