Tra zapping, pay-TV e rientro a scuola. Pensare ad altro è un difetto soltanto in classe? Pensi a una cosa e te ne viene in mente un'altra. Soprattutto quando stai studiando. Petrarca, la Canzone all'Italia. Il poeta si rivolge ai prìncipi italiani. Voi siete or qui, pensate a la partita. E mentre cerchi la nota per capire che partita sia quella di Petrarca, pensi alla partita che ti saresti potuto comprare su Sky...
del 09 settembre 2005
Pensi a una cosa e te ne viene in mente un’altra. Soprattutto quando stai studiando. Petrarca, la Canzone all’Italia. Il poeta si rivolge ai prìncipi italiani. Voi siete or qui, pensate a la partita. E mentre cerchi la nota per capire che partita sia quella di Petrarca, pensi alla partita che ti saresti potuto comprare su Sky e che adesso saresti lì a vedere, se non ci fosse stato domani il compito su Petrarca… La partita di Petrarca vuol dire partenza e Petrarca dice “pensate alla partenza” per dire ai principi italiani (in modo signorile ma minaccioso): “pensate che morirete anche voi”. I principi italiani sono infatti piuttosto distratti dal loro dovere e cioè dal bene dell’Italia. Ora, quando Petrarca pensa una cosa e ne dice un’altra che gli è venuta in mente perché somiglia alla prima, la chiamano metafora (che è un effetto artistico). Quando tu pensi a una cosa e te ne viene in mente un’altra, la chiamano distrazione (che è un difetto gravissimo, almeno durante l’anno scolastico).
 
Due grandi storie famose di distrazione
La prima storia è quella di un ragazzo di provincia che si chiama Giacomo. Giacomo si innamora di tutte le ragazze che incontra, ma nessuna lo vede neanche, perché lui è timidissimo e troppo magro. Per non pensarci, Giacomo studia (uno studio “matto e disperatissimo”, dice lui) e così finisce per essere antipatico perché lui sa tutto quello che gli altri non sanno. In più è antipatico perché, siccome è convinto di non saper stare alla pari con gli altri, sta sulle sue e sembra che si dia delle arie. Per distrarsi dai suoi guai, Giacomo alle volte va a buttarsi su un prato, vicino a una siepe, e guarda in là, verso una collina. Lascia vagare la testa come naturalmente non farebbe mai mentre studia e così gli sembra che i pensieri tristi s’anneghino e che a lui càpiti di naufragare dolcemente in un mare immenso. Giacomo (Leopardi), cercando di distrarsi dai suoi guai, ha pensato la poesia più bella che sia mai stata scritta, L’infinito. Vai a leggerla sull’antologia e vedrai se non è vero.
La seconda storia è quella di un uomo affascinante, ricco e potente. Ha una moglie bellissima e possiede tutta un’isola, altro che solo una spiaggia come George Clooney… Viene la guerra (un po’ a nord ovest dell’Iraq, là dove c’è ancora la guerra adesso), si fa una coalizione e lui parte come alto ufficiale. Dopo un bel po’ riesce a ideare la strategia giusta per farla finita e vincere. Morti, case distrutte, tutte balle gli obiettivi intelligenti… Si torna a casa. Ma dopo tanta guerra uno ha pure bisogno di distrarsi. Con quello che ha visto… E così lui si fa una specie di crociera superesclusiva, si ferma un bel po’ su un’isola con una così bella che sembra una dea, un altro bel po’ sul mare, in un villaggio superprotetto (tipo club), con una che l’ha davvero stregato; alla fine, per curiosità, fa addirittura uno di quei percorsi-sopravvivenza in solitaria, adatti solo a chi è tosto e palestrato. E vai!, un eroe. Arriva a casa, litiga un po’, ma poi tutto va a posto. Lui s’è preso le sue distrazioni e, per chi non s’è potuto muovere di lì, è anche diventato “bello di fama e di sventura”. Così, sulle sue distrazioni, scrivono un poema epico che (per i tempi in cui è vissuto lui) equivale a fare un film sulla sua vita: Ulisse (quello dell’Odissea, non quello di Alberto Angela).
 
Un storia di quotidiana distrazione
«O lo faccio stasera o non lo faccio più, domani è l’ultimo giorno per consegnare. Se non ho l’acqua alla gola non mi concentro. Così aspetto di averla fin sopra ai capelli. Ma almeno sono obbligata. Adesso poi che si consegna su floppy, sarebbe il massimo che ci fosse un blackout. Magari, intanto che si accende il computer telefono a Federica: glielo dico, solo due minuti per un saluto perché devo finire per forza. Il numero da lei richiesto è occupato, selezionare 5. Va be’, dopo… Le chiederò chi hanno eliminato ieri sera, tutte cretinate i reality, però ti incuriosisci. Il cellulare, chissà chi è… Magari scarico anch’io una polifonica. Un SMS di Enrica, adesso rispondo. Vado un momento a vedere in Internet se ci sono offerte, una di quelle tipo 200 messaggi gratis. Poi apro il file dei compiti. Comunque intanto che sono connessa, scarico la posta, tanto con Fastweb pago venti minuti comunque. Che distratta, non ho ancora risposto a Giovanna… Il telefono… deve essere il 5 che ho fatto a Federica, però aspetta che apro il file prima di rispondere. Mentre parlo un po’, posso anche scrivere… Ah sì? Carando al Tg3, va agli europei di canottaggio… Accendo subito. Magari metto la sveglia alle 5.30 e ai compiti penso domattina. Così presto si sta più tranquilli, tanto in un’ora e mezza ce la faccio».
In questo monologo chissà quanti studenti si riconoscono, con un po’ di autoironia… Se ti riconosci anche tu, non sentirti troppo in colpa. Sappi che in questo monologo si può riconoscere anche la professoressa che ha i temi da correggere.
 
L’interrogativo chiave non genera troppa suspense. Infatti chiunque capisce che per uno studente è: Come devo studiare? Ma di questo parleremo nei prossimi numeri di Dimensioni. Ora conviene ribaltare alcuni luoghi comuni:
 
- quando studi, méttiti come ti pare. Dicono che bisogna stare dritti al tavolino, con la luce giusta… Ma se tu sai che riesci a studiare meglio seduto sul tappeto, siéditi sul tappeto;
- quando studi, se hai fame, mangia. Dicono che bisogna evitare di mangiucchiare… Ma se i popcorn ti aiutano a mandare giù la regola di Ruffini o la pace di Caltabellotta, ben vengano i popcorn;
- quando studi, non cercare di accantonare gli altri pensieri. Dicono che si deve fare così, ma tu sai benissimo che più cerchi di accantonarli e più quelli vengono fuori, come l’omino dalla scatola. Pensa solo che se non studi arriva un pensiero brutto in più; invece, se ti togli lezioni e compiti nel miglior modo possibile, ti resta tempo davvero per te;
- quando studi, decidi tu che cosa affrontare prima, se le cose più difficili e noiose o quelle in cui riesci meglio. Dicono che ci si deve subito togliere il difficile, ma se ti dà coraggio fare prima il resto (che ti viene bene) e sapere che dopo hai tutto il tempo per le cose più toste, fai pure così;
- magari, prima di cominciare a studiare, prenditi dieci minuti in cui fai quello che ti pare. Dicono che non si deve tergiversare, ma se dieci minuti ti servono a rilassarti… Basta che siano dieci e non undici. Ma tu sei uno troppo giusto e ti sai dare una regolata. Di sicuro, quando avrai finito di studiare, tu sarai uno di quelli che si ricordano della metà del mondo che non ha acqua.
Susanna Conti
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