La conclusione della due giorni "Popoli fratelli, Terra futura” che da 35 anni rinnova lo spirito di Assisi del meeting ideato da Giovanni Paolo II
Si è concluso con un minuto di silenzio in memoria delle vittime di tutte le guerre e con la consegna del messaggio di pace l’incontro internazionale “Popoli fratelli, Terra futura” organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Il momento finale si è tenuto questo pomeriggio al Colosseo con la preghiera ecumenica per la pace presieduta dal Pontefice alla presenza dei rappresentanti delle Chiese e delle comunità cristiane, il discorso del Papa stesso e la cerimonia conclusiva introdotta da Andrea Riccardi con l’intervento della cancelliera tedesca Angela Merkel; quindi i messaggio di pace di Ahmad al-Tayyeb, grande imam di al-Azhar in Egitto, di Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, di Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europea, di Shoten Minegishi, monaco buddista Soto Zen in Giappone, di Lakshmi Vyas, presidentessa dello Hindu Forum of Europe, di Jaswant Singh, Gurdwara Shri Kalgidhar Sahib.
Lavorare per la pace e per la dignità di ogni persona, mettendo da parte l'indifferenza per i conflitti che sembrano lontani. Il Papa, insieme alle massime autorità religiose del mondo, è tornato a lanciare un forte appello per la pace nel mondo, per l'attenzione ai più fragili e anche alla terra depredata e ormai giunta quasi al limite.
Accanto al Pontefice ci sono Bartolomeo I per il mondo ortodosso, Justin Welby per i protestanti e il leader dell'Islam sunnita, il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, con il quale papa Francesco ad Abu Dhabi firmò il documento sulla Fratellanza umana.
Sul palco col Papa anche una donna che ha pagato l'odio e la guerra con il campo di concentramento, la scrittrice Edith Bruck.
"È la guerra a prendersi gioco della vita umana" ma "con la vita dei popoli e dei bambini non si può giocare. Non si può restare indifferenti", ha detto il Papa chiedendo con forza che "la vita dei popoli non si riduca a un gioco tra potenti. No, la vita dei popoli non è un gioco, è cosa seria e riguarda tutti; non si può lasciare in balia degli interessi di pochi o in preda a passioni settarie e nazionaliste".
Papa Francesco ha invitato i rappresentanti delle fedi ad "aiutare a estirpare dai cuori l'odio e condannare ogni forma di violenza. Con parole chiare incoraggiamo a questo: a deporre le armi, a ridurre le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, a convertire gli strumenti di morte in strumenti di vita. Non siano parole vuote, ma richieste insistenti che eleviamo per il bene dei nostri fratelli, contro la guerra e la morte, in nome di Colui che è pace e vita. Meno armi e più cibo, meno ipocrisia e più trasparenza, più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti sprovvedutamente".
"Qui oggi, insieme, sogniamo popoli fratelli e una terra futura. Lo diciamo avendo alle spalle il Colosseo. Questo anfiteatro, in un lontano passato, fu luogo di brutali divertimenti di massa: combattimenti tra uomini o tra uomini e bestie. Uno spettacolo fratricida, un gioco mortale fatto con la vita di molti", ha detto il Papa. "Ma anche oggi si assiste alla violenza e alla guerra, al fratello che uccide il fratello quasi fosse un gioco guardato a distanza, indifferenti e convinti che mai ci toccherà. Il dolore degli altri non mette fretta. E nemmeno quello dei caduti, dei migranti, dei bambini intrappolati nelle guerre, privati della spensieratezza di un'infanzia di giochi. Ma con la vita dei popoli e dei bambini non si può giocare. Non si può restare indifferenti. Occorre, al contrario, entrare in empatia e riconoscere la comune umanità a cui apparteniamo, con le sue fatiche, le sue lotte e le sue fragilità", ha proseguito il Pontefice. "Pensare: "Tutto questo mi tocca, sarebbe potuto accadere anche qui, anche a me". Oggi, nella società globalizzata che spettacolarizza il dolore ma non lo compatisce, abbiamo bisogno di "costruire compassione". Di sentire l'altro, di fare proprie le sue sofferenze, di riconoscerne il volto".
"Questo è il vero coraggio, il coraggio della compassione, che fa andare oltre il quieto vivere, oltre il non mi riguarda e il non mi appartiene", ha detto ancora Bergoglio. "Per non lasciare che la vita dei popoli si riduca a un gioco tra potenti. No, la vita dei popoli non è un gioco, è cosa seria e riguarda tutti; non si può lasciare in balia degli interessi di pochi o in preda a passioni settarie e nazionaliste. È la guerra a prendersi gioco della vita umana. È la violenza, è il tragico e sempre prolifico commercio delle armi, che si muove spesso nell'ombra, alimentato da fiumi di denaro sotterranei. Voglio ribadire che la guerra è un fallimento della politica e dell'umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Dobbiamo smettere di accettarla con lo sguardo distaccato della cronaca e sforzarci di vederla con gli occhi dei popoli".
L'appello del Pontefice ai leader politici è per il disarmo materiale, quello ai leader spirituali è al 'disarmo dei cuori': "Con parole chiare incoraggiamo a questo, a deporre le armi, a ridurre le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, a convertire gli strumenti di morte in strumenti di vita. Meno armi e più cibo, meno ipocrisia e più trasparenza, più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti sprovvedutamente". E ai fratelli di fede diversa chiede: "In nome della pace disinneschiamo, vi prego, in ogni tradizione religiosa, la tentazione fondamentalista, ogni insinuazione a fare del fratello un nemico".
Poi nell'appello per la pace, che è stato letto da una ragazza afghana appena scappata dal suo Paese, si è ribadito che "le Religioni non possono essere utilizzate per la guerra. Solo la pace è santa e nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza".
Il fondatore della Comunità di sant'Egidio, Andrea Riccardi, ha concluso: "Abbiamo vissuto un tempo doloroso di pandemia, non ancora concluso: abbiamo visto la fragilità di un mondo. Siamo all'appuntamento di un mondo nuovo, decisi a far tesoro della lezione sofferta della storia delle donne e degli uomini, decisi di costruirlo con tutti, specie i poveri e i giovani".
"Deve sorgere la coscienza che l'umanità è una", "di fronte alle sfide che l'umanità deve affrontare, come i cambiamenti climatici, l'umanità è una comunità di destino". A parlare così è la cancelliera tedesca Angela Merkel nel suo intervento alla cerimonia finale del convegno organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Servono "un dialogo rispettoso, una comprensione reciproca della dignità dell'uomo, apertura e tolleranza", ha continuato la cancelliera. "Possa questo spirito di comunità di pace partire da Roma e diffondersi", ha concluso.
Poche ore prima Angela Merkel aveva incontrato per la sesta volta papa Francesco, l'ultima da cancelliera. Clima, migranti, conseguenze della pandemia ma anche i problemi della chiesa tedesca sono stati al centro di un colloquio di 45 minuti a porte chiuse. "È stato un grande onore e una gioia incontrare in udienza privata papa Francesco", commenta la cancelliera uscente appena dopo il faccia a faccia. "Abbiamo avuto scambi sui problemi della Chiesa, ma anche sulle sfide politiche, come quelle dell'Unione europea", dopo che "il Papa ha visitato da poco l'Europa orientale. Abbiamo discusso della Conferenza per il clima che avrà luogo a Glasgow. Nel colloquio è stato molto importante l'Accordo di Parigi". Tutte questioni, fa sapere la Santa Sede, di "reciproco interesse".
I quattro forum di giovedì
La giornata di oggi è cominciata alle 10 con quattro forum in contemporanea. Il primo, dal titolo “Ritrovare il noi”, ha visto fra i relatori il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, il patriarca armeno Karekine II e il cardinale José Tolentino Mendonça. Al secondo panel su “La cura della casa comune” sono intervenuti fra gli altri il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e il cardinale arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi. Il terzo incontro su “La pace è possibile?” ha visto la partecipazione del cardinale Michael Czerny. E l’ultimo è dedicato al tema “Il futuro che vogliamo. Giovani in dialogo”.
Tratto da avvenire
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