Quando è uscito nel 2012 è stato salutato come la più impegnativa produzione nella storia del cinema messicano. Parliamo di Cristiada...
Quando è uscito nel 2012 è stato salutato come la più impegnativa produzione nella storia del cinema messicano. Parliamo di Cristiada, il film prodotto dal messicano Pablo José Barroso (munifico imprenditore convertito alla causa dell’evangelizzazione tramite il cinema) e dedicato a una vicenda tragica ed eroica, cruciale nella storia del Messico moderno: la persecuzione dei cattolici ad opera del regime liberal-massonico negli anni ’20, e la conseguente rivolta interclassista di migliaia di messicani bollati come cristeros. (Avvenire, 16 ottobre)
ODIO CONTRO LA CHIESA
La “Cristiada”, prosegue il quotidiano dei vescovi, ha il suo antefatto nelle leggi anticlericali varate a partire dal 1914 e la sua causa scatenante nell’elezione a presidente del Messico nel 1924 di Plutarco Elías Calles, che – come scrive Jean Meyer, il massimo storico della guerra cristera – è «animato da un odio mortale per la Chiesa» e cerca di combatterla con determinazione e piglio “apocalittici”. La situazione precipita e il popolo, religiosissimo, scende nelle piazze. Poi di fronte alla repressione, alle fucilazioni e alle impiccagioni dei renitenti al programma di rieducazione laicista, molti prendono le armi e ingaggiano uno scontro con le truppe federali che si protrae per tre anni.
OBBEDIENZA AL PAPA
L’esercito cristero, che vede fianco a fianco proprietari terrieri e campesinos, arriva vicino alla vittoria, ma giunge da Roma l’ordine di deporre le armi. La decisione getta le basi per un lento e difficile recupero del rapporto con le autorità statali, ma viene vissuta dai cristeros come un’ingiustizia accettata solo per obbedienza al Papa. Lascia infatti mano libera ai federali per un regolamento di conti, villaggio per villaggio, che sarà un bagno di sangue e continuerà fino alla fine degli anni ’30.
LA LOTTA RELIGIOSA DEI CONTADINI
«Le figure sono adattate alle esigenze del copione con alcune libertà – spiega lo storico e saggista Mario Iannaccone, profondo conoscitore dei cristeros, su cui ha firmato per Lindau la recente monografia Cristiada. L’epopea dei Cristeros in Messico – il film concede molto alla battaglia cappa e spada, più che alla puntuale ricostruzione degli avvenimenti, ma nel complesso rende bene il clima di quegli anni. Si coglie, in particolare, il fervore di quei contadini che combattevano non per fanatismo ideologico, bensì per non vedere profanate le loro chiese e per avere i sacramenti: non volevano morire senza, non volevano che i loro bambini nascessero senza».
ALLE RADICI DEL BOICOTTAGGIO
Il Sussidiario.net (15 ottobre) si sofferma sul lungo boicottaggio subito da questo film, che ha tutti gli ingredienti per avere successo: spettacolarità, plot narrativo avvincente, grandi interpreti. «Cosa disturba di questa storia di martirio di un popolo?». Al quesito, il quotidiano cattolico risponde che la storia viene scritta dai vincitori. Gli stessi vinti hanno imparato a leggere tra le righe di quanto viene detto sulle loro vicende. Spesso dalle versioni ufficiali prendono vita le contro-storie, i tentativi - magari ostacolati anche duramente - di proporre ipotesi diverse, di far sentire altre voci, di cercare altre ragioni. Il dramma è quando la storia non viene scritta.
LOTTA PER LA LIBERTA' E CENSURA
Su Tempi.it (15 ottobre), il protagonista del film Andy Garcia evidenzia: «In Messico il film è stato un successo strepitoso e ha sempre fatto registrare il tutto esaurito. Negli altri paesi forse è stato un pò boicottato ma è andato ugualmente benissimo e non mi sorprende. Il film ha una struttura classica e ricalca quella di molte storie epiche dove viene inscenata la lotta per la libertà. I valori e le immagini della pellicola sono molto forti e credo che la gente sia sempre curiosa verso i drammi della storia».
IL PREZZO DA PAGARE
La storia, prosegue Garcia, «ci ha mostrato tante volte delle persone disposte a sacrificare tutto. In questo caso si parla di libertà religiosa, che è un valore ancora più grande degli altri perché quando non c’è la libertà religiosa non può esistere nessun altro tipo di libertà. A volte però il prezzo da pagare è drastico».
PEGGIO CHE L'ISLAM
E su Il Giornale (16 ottobre), l'attore rincara sul presunto "boicottaggio": «Forse la repressione religiosa viene quasi data per scontata nel corso della storia, come quella che tuttora vige a Cuba, in nome di un desueto comunismo. E pensare che la Guerra Cristera, o Cristiada, fece 90mila vittime, innocenti cittadini messicani la cui unica colpa era di essere cattolici. Peggio che nei paesi islamici».
Gelsomino del Guercio
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