«Sono un fenomeno televisivo che tutti i ragazzi conoscono e seguono: i teen-drama. Come possiamo conoscere e usare questi telefilm in Oratorio o in Parrocchia? Un possibile dialogo con i nostri giovanissimi!»....“Tutti a casa, finisce O.C.” Certo che per chi non sa cosa sia “The O.C.” il titolo non avrà detto niente, ma per tutti quei giovani che seguivano le avventure di Seth, Ryan & Co. la cosa non è passata indifferente! Italia Uno quella sera avrebbe trasmesso l'ultima puntata della serie televisiva fenomeno dell'anno. Quasi cinque milioni di giovani sono rimasti a casa per vedere il finale!
del 16 marzo 2005
 Il Corriere della sera mercoledì 1 dicembre 2004 intitolava così un suo servizio: “Tutti a casa, finisce O.C.” Certo che per chi non sa cosa sia “The O.C.” il titolo non avrà detto niente, ma per tutti quei giovani che seguivano le avventure di Seth, Ryan & Co. la cosa non è passata indifferente! Italia Uno quella sera avrebbe trasmesso l’ultima puntata della serie televisiva fenomeno dell’anno. Quasi cinque milioni di giovani sono rimasti a casa per vedere il finale!
Qualcuno già inizierà a storcere il naso: ma insomma è solo un telefilm! E poi cosa raccontano mai queste storie di così coinvolgente? Beh, c’è sicuramente un dato di fatto ed è che milioni di ragazzi sono affascinati e “presi” da queste storie. Ma non è solo un fenomeno di questi anni.
Facciamo un passo indietro. Comunemente vengono chiamati telefilm ma tecnicamente hanno il nome di teen-drama: sono tutte quelle storie televisive che hanno come protagonisti e generalmente anche come spettatori i ragazzi che frequentano le scuole superiori.
Il primo che ha veramente riscosso un successo enorme è stato Happy days. Quando nacque nel 1974 doveva essere la storia scolastica di due amici, Richie Cunningham e Warren 'Potsie' Weber, che vivevano a Milwaukee, Wisconsin. Richie era il prototipo dell'adolescente innocente e Potsie il suo amico più mondano. I produttori decisero però di aggiungere al cast un motociclista spaccone ma dal cuore tenero con i capelli imbrillantinati di nome Arthur 'Fonzie' Fonzarelli. Quella fu la mossa che fece decollare la serie televisiva perchè affiancò all'emarginato e imbranato Richie, il 'dritto' e pieno di esperienze vissute Fonzie conosciuto soprattutto per il suo gesto con i pollici delle mani in su accompagnato dal mitico verso aaayyh! Ben 255 puntate in undici stagioni che anche in Italia hanno segnato una generazione.
Poi sono venute altre serie: L’albero delle mele dal 1978 con 209 episodi in 8 stagioni. Ricordate Mrs. Edna Garrett (già governante in Arnold), nella prestigiosa Eastland School con le allieve Blair, Nathalie, Tootie. Altro successo è stato Saranno famosi nel 1982 che è il seguito dell’omonimo film. Ben 136 episodi in 6 stagioni che ancora oggi vengono trasmesse con successo in televisione.
Gli anni ottanta però furono anche favorevoli alla nascita di un teen-drama tutto italiano che ancor oggi detiene il record assoluto di ascolto in questo genere televisivo: I ragazzi della III C. Queste 33 puntate tennero incollati di fronte al teleschermo dal 1987 al 1989 milioni di ragazzi e ragazzi delle superiori che videro nei protagonisti ritratti se stessi. I Ragazzi della III C era ambientato in un Liceo Classico del centro di Roma, il Leopardi: qui si incontravano i vari protagonisti della serie in ogni puntata con delle avventure diverse e sempre esilaranti. All'interno della serie non c'era un vero protagonista, ma potremmo dire che i due personaggi che ebbero maggior rilievo furono Bruno Sacchi e Chicco Lazzaretti. Bruno Sacchi (Fabrizio Bracconieri) era un timido ragazzo piuttosto in carne, spesso impacciato ma con un cuore grande, che si dedicava alla scuola con diligenza ma che rimedia metodicamente 3 in tutte le materie. Chicco Lazzaretti (Fabio Ferrari) era invece il classico ripetente instancabile, attaccatissimo alla scuola e ai compagni, sempre pronto a rispondere ai professori in modo divertente. Era lui il motore di tanti episodi: con le sue trovate più originali riusciva a divertire e a distrarre i compagni dagli studi. Il resto della classe era poi costituito da altri personaggi stereotipati: Daniele e Rossella ad esempio erano i tipici fidanzatini cresciuti assieme fin da piccoli che alternavano umori contrastanti: litigavano per piccolezze e facevano la pace pochi attimi dopo.
Gli anni novanta sfornano Beverly Hills 90210, il suo spin-off Melrose place, e poi verso la fine del millennio Dawson's Creek che racconta le vicende e i problemi di sei giovani amici Dawson, Joey, Jen, Pacey, Jack e Andy. Poi è il tempo di Buffy, di Roswell, fino ad arrivare agli attuali: Un paso adelante, Smallville, The O.C.
Un Paso adelande è la declinazione spagnola del telefilm americano Fame, copiato spudoratamente dal nostrano Grandi domani. La Escuela de Artes Escénicas di Madrid diretta da Carmen Arranz è una fabbrica di sogni, speranze, aspettative e di nevrotiche attese che vedono come protagonisti i giovani studenti, artefici di storie ricche di coreografie, canzoni, spettacoli e alla ricerca dell’affermazione personale e professionale.
Smallville invece narra dell’atterraggio di piccola astronave proveniente dal lontano pianeta Krypton a Smallville, felice cittadina del sud degli States, dove Kal-El, piccolo passeggero a bordo della navicella, viene adottato dai coniugi Kent che gli danno il nome di Clark. Da adolescente Clark decide di tenere segrete le proprie origini, cercando di integrarsi nella comunità umana, per quanto sia cosciente di essere intimamente diverso da tutti gli altri. Prima della leggenda di Superman, prima dell'icona dell’eroe imbattibile, c'è un adolescente che prova i turbamenti di un qualunque altro liceale; come l'amore per la bella Lana, la gelosia per il capitano di football della squadra scolastica, l'amicizia per i compagni, l'affetto per i suoi genitori adottivi.
The O.C. invece è stato realmente la rivelazione dell’anno. La storia narra di Ryan Atwood che è un ragazzo ribelle ma brillante che mette scompiglio nella ricca comunità di Orange County, 'O.C.' appunto, paradiso per gente ricca a Newport Beach. Un giorno viene arrestato per furto d'auto, insieme al fratello Trey. L'avvocato Sandy Cohen, suo difensore d'ufficio, lo tira fuori di prigione e lo ospita a casa sua per il week-end. Da questo momento in poi la vita della famiglia Cohen e dei loro amici cambierà e niente sarà più come prima nella ricca cittadina della California.
Il successo di questi telefilm sta proprio nel riprodurre la vita dei giovani che frequentano le scuole superiori.
I loro problemi, le loro perplessità, le loro gioie, le loro scoperte, le loro delusioni. È ovvio che ciò che accade ai protagonisti non è esattamente lo specchio della realtà, ma si può certamente dire che ci si avvicina molto. È necessario comunque sottolineare che in questo genere televisivo è cambiato il linguaggio utilizzato per raccontare il vissuto degli adolescenti. Negli anni 70/80 si è usato di più un linguaggio ironico che analizzava i problemi e le indecisioni degli adolescenti, ma allo stesso tempo venivano sdrammatizzate le situazioni più “dure” o più “forti”. Mentre i teen-drama dagli anni novanta hanno sentito la necessità di analizzare la realtà giovanile così com’è, toccando anche temi attuali e scottanti come l’aborto, il rapporto genitori-figli, i genitori separati, l’omosessualità, gli abusi sessuali. Potremmo dire che: sicuramente non tentano di analizzare il problema a livello morale, ma cercano, e non sempre ci riescono, di essere lo specchio della vita dei giovani del nuovo millennio. Indubbiamente le situazioni in cui si trovano i protagonisti sono sempre al di sopra delle righe, estremizzate, anche perché altrimenti lo spettatore non lo guarderebbe, ma sicuramente possono diventare un argomento di discussione.
Perché non usare anche questi prodotti televisivi nei nostri Oratori? Sarebbe interessante vederli con occhio critico e anche sentire le posizioni dei nostri ragazzi di fronte ai problemi che i protagonisti devono affrontare. Ad esempio in The O.C. sono presenti il tema dell’emarginazione, dell’amicizia, del razzismo, dei primi rapporti sessuali, della vita familiare, anche dei rapporti tra genitori con le loro infedeltà reciproche e debolezze umane. Potrebbero essere l’inizio di un dialogo! C’è anche da sottolineare che l’identificazione da parte dei nostri ragazzi  con i protagonisti, ad esempio di The O.C., risulta essere difficile perché ricalcano stereotipi americani diversi sicuramente dalla nostra vita reale. E allora perché in un tempo di grande successo della fiction italiana non si possa pensare di produrre un teen-drama tutto italiano? Questa provocazione potrebbe essere lo spunto per un incontro formativo: cosa caratterizza la vita dei nostri giovani nella famiglia, nella scuola, nella compagnia di amici?
E tra un po’ arriverà in Italia anche un altro teen-drama che in America ha fatto scalpore ed è già un successo: One tree hill. Ma di questo ne parleremo tra qualche anno!
don Mariano Diotto
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