Cerchiamo di cogliere dalle parole di Don Bosco e Madre Mazzarello come essi concepiscono lo “slogan” che ci accompagna in questo anno formativo.
del 22 ottobre 2005
 
Don Bosco…“Ancora una cosa, che io credo di una importanza veramente straordinaria e che bisogna proprio che cerchiamo che ci sia in noi ora e che si conservi sempre. Questo è l’amore fraterno. Credetelo: che il vincolo che tiene unite le Società, le Congregazioni, è l’amor fraterno. Io credo di poterlo chiamare il perno su cui si aggirano le Congregazioni Ecclesiastiche. Ma a che grado dovrebbe esso ascendere? Iddio Salvatore ce lo disse: Amatevi a vicenda, nel modo, con quella misura con cui Io ho amato voi. E nelle Sacre Scritture spesso ci ripete che ci amiamo molto.
Ma quest’amore, per essere come si richiede, dev’essere tale che il bene di uno sia il bene di tutti. Bisogna che ci sosteniamo a vicenda, e che non mai uno biasimi quello che l’altro fa; non si abbia mai un po’ di invidia. A quel tale quella carica, a me invece no. Quel tale è il ben più visto, mentre io non ho nessuno che mi guardi. Ecco, se c’è qualche cosa di bello e di buono, bisogna che capiti a quel tale, mentre a me nessuno pensa… No. Bando a queste invidie; il bene di uno deve essere il bene di tutti; il male di uno poi anche il male di tutti. C’è qualcuno che sia  perseguitato? Bisogna che ci figuriamo perseguitati tutti, e compatirlo e aiutarlo. C’è qualcuno malato? Essere malcontenti, come se lo fossimo noi. Promuovere poi insieme d’accordo le cose buone, l’iniziativa venga da chi si vuole. E si sa bene che non tutti hanno la stessa capacità, gli stessi studi, gli stessi mezzi.
Adunque, grande amor fraterno! Se faremo così, sapete che ne avverrà? Ne avverrà ciò che avvenne nella Chiesa. Alcuni erano apostoli, ma oltre agli apostoli, vi erano i settantadue discepoli, poi vi erano i diaconi, vi erano i cooperatori evangelici; ma tutti costoro lavoravano d’accordo, tutti uniti con grande amor fraterno, e perciò riuscirono a quello che riuscirono, a cambiar la  faccia al mondo. Così noi, dovunque siam posti, in qualunque maniera siamo adoperati, purché possiamo salvare delle anime ed in cima a tutte possiamo salvare l’anima nostra, e noi ne abbiamo abbastanza” (Memorie Biografiche XII, 630).
 
Madre Mazzarello…
“Mie buone sorelle, amatevi sapete?... Oh! quanto mi consola allorché ricevo notizie dalle case e sento che si hanno carità, che obbediscono volentieri, che stanno attaccate alla S. Regola. Oh! allora il mio cuore piange dalla consolazione e continuamente intercede benedizioni per voi tutte, onde possiate vestirvi veramente dello Spirito del nostro buon Gesù, quindi far tanto bene per voi e pel caro prossimo tanto bisognoso d'aiuto. Sì, ma come era lo Spirito del Signore? (Io vi dico ciò che tanto di cuore ci replicò più volte Padre Cagliero). Quello spirito umile, paziente, pieno di carità, ma quella carità propria di Gesù, la quale mai lo saziava di patire per noi e volle patire fino a quando?... Coraggio adunque, imitiamo il nostro carissimo Gesù in tutto, ma specie nell' umiltà e nella carità, davvero neh!... Pregate anche per me che possa ancor io far così' (Lettera 26).
”Ma per essere vere religiose bisogna essere umili in tutto il nostro operare, non di sole parole, ma di fatti, bisogna essere esatte nell'osservanza della nostra Santa Regola. Bisogna amare tutte le nostre sorelle con vera carità, rispettare la Superiora che Iddio ci dà chiunque essa sia” (Lettera 40).
Francesca Marcon
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