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Del tuo prossimo o dici bene o non parlare (Lc 6, 36-38)SERIE: Dio non ci abband...

36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; (Lc 6, 36-37)


Del tuo prossimo o dici bene o non parlare (Lc 6, 36-38)SERIE: Dio non ci abbandona mai

da L'autore

del 28 marzo 2007

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Siamo passati da una vita contadina, piuttosto controllata in tutto a una vita cittadina in cui la gente giustamente va e viene senza sentirsi continuamente catalogata dagli altri. Si è creato un anonimato di troppo, ma forse più libertà. Sembra però che non sia cambiato il vizio di giudicare gli altri, di farsi una idea preconcetta e di continuare a vivere di pregiudizi. Artisti in questo sono i giornali che ti dipingono una persona come vogliono e te la fanno passare per l’immagine che ne hanno creato. Così sono per esempio i giovani visti dagli adulti e spesso anche viceversa, così sono gli immigrati visti dai residenti, così chi è vestito in un certo modo che viene valutato per come si addobba, così sono i cattolici nei confronti del dibattito pubblico. Il problema essenzialmente sta nel non avere mai il coraggio di parlarsi di comunicare personalmente, di guardarsi negli occhi, di stare ad ascoltarsi. I nostri mezzi di comunicazione in questo sono conniventi.

Il vangelo invece dice che non si deve assolutamente giudicare. Si possono avere idee molto precise sui fatti in sé, ma per le persone occorre sempre avere grande rispetto.

Ognuno ha la sua coscienza, che è in dialogo profondo intimo con Dio, il suo tribunale interiore che lo giudica, che lo mette a nudo di fronte a se e a Dio. Noi dobbiamo solo avere il massimo rispetto e la massima apertura di comunicazione, per poterci aiutare l’un l’altro a vivere e a sperare. Del tuo prossimo o dici bene o non parlare.

Non giudicare significa essere come un papà, che accetta senza condizioni suo figlio. Non aspetta di farsene un’idea per volergli bene, non fa analisi, ricerche, appostamenti per volergli bene. Il voler bene è un atto unilaterale. Così lo deve essere di ciascun uomo verso l’altro. Non giudicare significa che ho sempre le braccia aperte all’accoglienza senza condizioni.

Alla fine della vita, quando si compirà la nostra storia e appariremo davanti a Dio con tutta la verità della nostra vicenda, Dio ci leggerà il suo giudizio, ma la sua bontà è tale che Lui lascia scrivere a me il giudizio che leggerà, che definirà la mia vita davanti a Lui per l’eternità: è lo stesso che io oggi formulo sul mio fratello. Non giudicare però è ancora troppo poco, l’amore di Dio sovrasta giudizio, colpa e condanna con il perdono, proprio perché Lui non ci abbandona mai.

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