In tutte le vocazioni c'è il tempo del "fidanzamento". Il tempo delle scelte vocazionali che la persona si trova davanti è un 'tempo di innamoramento', in vista, però, di un più profondo grado di innamoramento che, per i credenti, in profondità è l'innamoramento di Gesù.
del 13 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));
Vivere innamorati!
         Per tutte le vocazioni, dal matrimonio alla vita monastica, dal presbiterato al celibato religioso, ci vuole un periodo di 'fidanzamento'. A questo tema è stato dedicato alcuni giorni fa, a Roma, l'incontro dei direttori regionali dei Centri per le vocazioni italiane, insieme con i membri della Consulta nazionale di pastorale vocazionale. Il filone di ricerca, come spiega il titolo del seminario di studio ('Vocazioni e fidanzamento: una categoria biblico-teologica per ogni cammino vocazionale'), si basa sull'assunto che 'il tempo delle scelte vocazionali che la persona si trova davanti è un 'tempo di innamoramento''.
          Così lo spiega il direttore del Centro nazionale vocazioni, don Nico Dal Molin: 'Scegliere il fidanzamento come chiave di lettura di ogni vocazione non riguarda tanto questo particolare momento nella vita di una coppia, ma il suo portato affettivo, di ricerca, a volte di frustrazione che subentra in questa stessa ricerca, in vista, però, di un più profondo grado di innamoramento che, per i credenti, in profondità è l'innamoramento di Gesù, sentendo che è lui la priorità assoluta della nostra vita'. Ciò vale, per Dal Molin, per tutte le vocazioni, compresa quella al matrimonio, che è una chiamata all'amore di coppia alla luce del disegno di Dio sull'uomo e sulla donna.          L'alfabetizzazione dell'amore. Gli operatori di pastorale delle vocazioni hanno approfondito il tema delle 'relazioni', cui il fidanzamento rimanda: tra un uomo e una donna che sentono un'attrazione reciproca, e tra un uomo o una donna che si sentono 'attratti' da Dio e orientano la propria vita verso il dono totale al suo servizio. 'Il tema delle 'relazioni' - spiega ancora don Dal Molin - è molto forte perché esso viene prima delle cose da 'fare' in ambito pastorale. Gli animatori vocazionali, cioè, sono chiamati ad essere disponibili all'ascolto e ad accompagnare le persone in quel tratto molto impegnativo del loro cammino che è la risposta alla 'chiamata' personale, per favorire un discernimento profondo e delicato'. Il direttore del Cnv riconosce che 'oggi occorre occuparsi maggiormente della 'alfabetizzazione' dell'amore. Sentiamo di essere un po' sguarniti sulle tematiche della vita affettiva - afferma -, e negli incontri di questi giorni si è recuperata la consapevolezza che si tratta di un aspetto che non si può né reprimere né cancellare. La Chiesa deve assumerlo come fattore importante, per poter poi parlare di un'affettività più libera nei confronti dei giovani che accompagniamo. Del resto - aggiunge - molte fragilità che emergono nei giovani sono legate proprio al mondo affettivo'.          Verso la stabilità. 'I racconti biblici ci confermano che l'elemento costitutivo della vocazione è determinato dalla dimensione nuziale dell'essere umano. Il fidanzamento implica una corretta riflessione vocazionale, poiché si tratta del 'cammino insieme' di tutta l'esistenza umana, che a sua volta è contrassegnata da diverse 'chiamate'': lo ha detto il teologo don Giuseppe De Virgilio, che ha aggiunto come nella Bibbia, 'da una parte il fidanzamento va inteso nell'ottica della conoscenza e della condivisione dell'amore che va verso la stabilità. Dall'altra il fidanzamento rappresenta una 'chiave di lettura' della storia d'Israele e della sua alleanza con Jhwh. Sia negli oracoli profetici sia nelle immagini sapienziali, la condizione del fidanzamento è prospettata come un passaggio significativo, a cui si fa continuamente riferimento per 'rileggere' la storia delle relazioni tra Dio e il suo popolo'.          Il ripiego nelle convivenze. 'Il fidanzamento - ha spiegato il teologo don Carlo Rocchetta, animatore della 'Casa della tenerezza' a Montemorcino di Perugia - implica un cammino, non è ancora uno stare insieme; invece è un camminare insieme verso un progetto condiviso di vita, verso Dio'. 'Ogni vocazione - ha proseguito - implica un uscire da sé e un andare verso l'altro, quindi il fidanzamento è una categoria generale, che non riguarda solo i fidanzati in senso tecnico ma chiunque fa una scelta di vita'.
          Da questo deriva, per don Rocchetta, 'la correlazione tra i due stati di vita matrimoniale e di vita religiosa, che hanno molte più analogie di quanto normalmente non si creda e che, pur essendo due vocazioni totalmente diverse nelle modalità, hanno in comune un contenuto antropologico che consiste nell'amare in pienezza e con dedizione totale'. 'Occorre perciò che nella Chiesa si superi il dualismo e anche la 'dissociazione' che ci portiamo dentro da tanto tempo - ha aggiunto - per far passare nella prassi ecclesiologica degli itinerari di cooperazione tra le diverse vocazioni, per maturare forme di reciprocità tra i due stati di vita e far crescere una visione di Chiesa più armoniosa così come ci è stata consegnata dal Concilio'. Don Rocchetta ha anche notato che 'oggi molti giovanissimi, rispetto alle proprie dinamiche sentimentali e vocazionali, vivono un po' alla giornata e quindi c'è bisogno di un grande lavoro di formazione verso la maturità affettiva. Se non la si raggiunge, infatti, la risposta consiste nell'incapacità di affrontare scelte definitive, come prova il frequente 'ripiego' nelle convivenze'.
Luigi Crimella
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