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Denaro e Paradiso. L'economia globale e il mondo cattolico.

“La prima carità vera è portare il corpo di Cristo”, ha affermato il banchiere ed economista Ettore Gotti Tedeschi, autore del libro “Denaro e Paradiso. L'economia globale e il mondo cattolico”. Lo sviluppo è il migliore dei beni. E' lo sviluppo l'effetto dell'attuazione, secondo i criteri di libertà dell'uomo, del suo genio 'divino' realizzativo ed operativo...


Denaro e Paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico.

da Attualità

del 26 marzo 2007

“La prima carità vera è portare il corpo di Cristo”, ha affermato il banchiere ed economista Ettore Gotti Tedeschi, autore del libro “Denaro e Paradiso. L’economia globale e il mondo cattolico”. Lo sviluppo è il migliore dei beni. E’ lo sviluppo l'effetto dell’attuazione, secondo i criteri di libertà dell'uomo, del suo genio 'divino' realizzativo ed operativo…

L’agenzia ZENIT lo ha intervistato in occasione del quarantesimo anniversario dell’enciclica di Paolo VI Populorum progressio, per capire se e come è possibile contrastare il sottosviluppo alla luce delle indicazioni del magistero pontificio.

 

“Lo sviluppo è il nuovo nome della Pace”, sosteneva Paolo VI, ma oggi anche in alcuni ambienti cattolici lo sviluppo viene visto con una certa diffidenza. Per alcuni autori è addirittura il peggiore dei mali. Qual è il suo parere in proposito?

Gotti Tedeschi: Lo sviluppo è il migliore dei beni. E’ lo sviluppo l'effetto dell’attuazione, secondo i criteri di libertà dell'uomo, del suo genio 'divino' realizzativo ed operativo. E' lo sviluppo il proseguimento dell'opera intrapresa dai monaci benedettini nel Medioevo, che lavorando e pregando hanno permesso al mondo di beneficiarne per secoli. E' lo sviluppo che ha permesso di cancellare fame, malattie e sofferenze. Perché allora c'è qualcuno che non lo apprezza? Ci possono essere varie risposte: la prima è perché questo qualcuno odia quella scintilla di divino che è nell'uomo e lo conduce a migliorare continuamente ciò che fa. La seconda è perché lo sviluppo porterebbe l'umanità (compatibilmente con la nostra natura umana, naturalmente) ad uno stadio di benessere talmente alto da svilire il ruolo di chi vive per contestare e distruggere l'operato di chi ha fatto. La terza è perché 'qualcuno' vuole che l'uomo ritorni ad uno stadio di vita animalesco, passando attraverso vari stadi di regresso. Nello sviluppo invece c'è qualcosa di divino e di santificante, naturalmente secondo le condizioni che tengono conto del problema etico.

 

E' anche vero che in certi ambienti ha prevalso la deriva scientista, per cui non si accettano limiti etici allo sviluppo. Lei che ne pensa?

Gotti Tedeschi: Credo sia talmente vero da non avere dubbi. Peraltro questa domanda è collegabile alla prima. Se qualcuno vuole dimostrare che l'uomo è 'solo' una bestia , un po’ più evoluta , ma sempre bestia, è evidente che non si deve porre un problema etico riferito alla 'presunta divinità e sacralità' dell'uomo. Se l'uomo è solo bestia, in pratica vuol dire che è solo corpo, non c'è spirito, l'anima non esiste. Così la soluzione dei suoi problemi è unicamente riferita ai problemi corporali: sofferenza, dolore, malattie, vecchiaia e bruttezza, ecc. sono tutti risolvibili 'scientificamente' se l'uomo smettesse di sentirsi dotato di 'qualche sacralità'. Questa concezione radicale di 'scienza', che ha prodotto molti meno risultati di quanto promesso e molto meno scientifica di quanto afferma con le sue teorie sulla vita e sul suo senso, non è vera scienza. Uno scienziato non si preoccupa come priorità di dimostrare che la religione è un danno per la scienza, così come uno scienziato sa che prima o poi una teoria la deve provare e dimostrare, non solo rinviare all'infinito alle future generazioni di scienziati destinati a provare teorie di oggi. Il fatto che non si accettino limiti etici allo sviluppo è solo perchè si vuole uno sviluppo degenerante che confermi l'esigenza di bloccarlo.

 

Al tempo in cui fu pubblicata, la Populorum progressio venne molto criticata, da alcuni perché sosteneva la priorità allo sviluppo, da altri perché sembrava troppo favorevole ai Paesi poveri. Tenendo conto della differenza dei tempi, lei come la valuterebbe?

Gotti Tedeschi: Curiosamente i tempi sono molto cambiati e questa contraddizione non c'è più . Lo sviluppo dei Paesi ricchi non solo è compatibile, ma persino premessa per lo sviluppo di quelli poveri. Curiosamente, infatti, è grazie al cosiddetto 'consumismo' dei ricchi che nel mondo globale si creano le premesse per produrre volumi tali di beni a costi decrescenti di cui possono beneficiare i poveri...

 

Nella recente esortazione postsinodale Sacramentum Caritatis il Santo Padre Benedetto XVI ha ricordato che l'esortazione del padre Nostro, 'Dacci oggi il nostro pane quotidiano, ci obbliga a fare tutto il possibile, in collaborazione con le istituzioni internazionali, statali, private, perché cessi o perlomeno diminuisca nel mondo lo scandalo della fame e della sottoalimentazione di cui soffrono tanti milioni di persone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo'. Cosa bisognerebbe fare per vincere il sottosviluppo?

 

Gotti Tedeschi: Questa risposta è più difficile e complessa. Aiutare i 'Paesi poveri o sottosviluppati' è molto difficile per varie ragioni che spesso prescindono dallo stadio di sviluppo in cui si trovano. Il problema è sempre come aiutarli . Se poco (secondo i bisogni), significa indifferenza egoistica, se molto, significa processo alle intenzioni colonialistiche. Se li aiuto con soldi ai governanti, questi soldi rischiano di venire reinvestiti in banche svizzere. Se mando imprenditori si rischia di parlare di occupazione capitalistica - imperialistica. Se mando beni si rischia di sentir dire che si vuole mantenere lo status quo e fare solo beneficenza. Se investo in scuole o ospedali si rischia di sentir parlare di colonialismo culturale o sperimentazione clinica e farmaceutica. Purtroppo dei problemi del sottosviluppo non si può parlare e discutere come si deve , se c'è un santo intelligente e preparato come Padre Piero Gheddo che fa una proposta c'è sempre qualcun altro che si crede anch'egli santo, che dice il contrario. E i sottosviluppati restano tali.

 

Il Pontefice ha anche sottolineato il concetto di 'carità eucaristica' che dovrebbe essere alla base delle azioni almeno dei cristiani. Secondo lei che cosa intende dire Papa Benedetto XVI?

Gotti Tedeschi: Purtroppo ci sono state persone che hanno pensato di sfamare i poveri con concezioni riduzioniste della teologia, riducendosi poi a organizzare manifestazioni contro i Paesi ricchi. La prima carità vera è portare il corpo di Cristo. Lo è per una logica di fede e di ragione. Di fede perché la salvezza è la priorità. Di ragione perché se il cattolico porta prima la pappa e poi la parola di Dio, non sarà creduto né come cuoco-cameriere, né come apostolo.

 

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