L'adolescenza è un'età che è fatta proprio per questo: capire come liberarsi dalla paura e dall'incertezza. Forse è un'età che è fatta per imparare a rischiare per ciò che vale davvero la pena.
E’ appena terminato uno degli incontri del corso di educazione dell’affettività. Come sempre, ho lasciato ai ragazzi una scheda nella quale scrivere anonimamente quello che pensano sull’argomento di cui abbiamo parlato. Mi si avvicina una ragazza, una delle partecipanti e mi consegna la sua scheda dicendomi: “Non ha importanza se perdo l’anonimato ma ci tenevo a farle leggere questa frase che ho scritto in fondo al foglio”. Do una rapida occhiata al foglio, e con la coda dell’occhio fotografo, senza leggerla, la frase. Ringrazio la ragazza e la saluto velocemente perché sto continuando a raccogliere le schede degli altri ragazzi.
Deve passare un po’ di tempo per riuscire a leggere finalmente, a casa, le parole scritte da quella ragazza: “Siamo prigionieri di una età che non sappiamo vivere”. Parole che mi hanno colpito e che inizialmente ho pensato fossero sue. Poi ho scoperto che è una frase molto diffusa su internet, anche se non sono riuscito a risalire all’autore. Parole che mi colpiscono perché riescono a trasmettere perfettamente la paura tipica degli adolescenti nel fare i conti con la loro età: un’età in cui passi in maniera rapida e frequente dall’entusiasmo di sentirti – raramente – il centro del mondo all’angoscia di considerarti – spesso – incapace di tutto.
“Sono sempre piena di dubbi che non trovano una soluzione e faccio cose che non sento e vivo tra gente che sembra non capire mai quello che provo. Del resto non lo so nemmeno io. Sento solo una profonda insoddisfazione di me stessa”. È facile ascoltare parole del genere dalla bocca di un’adolescente. Parole che tradiscono il turbamento per un corpo che cambia senza poterlo controllare, l’instabilità e gli sbalzi di umore, il timore del giudizio degli altri, la paura di non essere accettati, il rapporto ambivalente (di paura e fascino allo stesso tempo) nei confronti della sessualità.
Tra i tanti film che descrivono in maniera magistrale il vissuto contraddittorio e turbolento di un adolescente, ce n’è uno che mi è sempre piaciuto, semplice e profondo allo stesso tempo: Kung Fu Panda. Il protagonista, lo ricorderete, è un goffo panda che viene designato dalla sorte per diventare niente meno che il Guerriero dragone, cioè il più grande maestro di Kung Fu. Un destino grande, al quale però non crede quasi nessuno: né il panda, né il suo maestro, né i compagni di battaglia. Solo suo padre adottivo riesce ad accendere in lui la speranza di potercela fare, quando gli svela quello che da sempre gli aveva promesso di rivelargli, ossia l’ingrediente segreto della zuppa dall’ingrediente segreto: “L’ingrediente segreto è niente. Non esiste un ingrediente segreto. Non serve. Per rendere una cosa speciale devi solo credere che sia speciale”.
Da quel momento Po si rende conto che la forza per diventare il Guerriero dragone la può trovare solo dentro di sé: è lui stesso, la sua ricchezza, la sua unicità. Quando parlo ai ragazzi di identità, dico sempre che il momento più importante della loro vita di adolescenti è quello in cui si rendono conto che non c’è mai stato, né mai ci sarà un’altra persona uguale ad ognuno di loro: sono unici e la loro ricchezza consiste proprio nella unicità e non nel voler assomigliare a nessun altro.
Per questo la frase di quella ragazza la comprendo ma da educatore non mi convince: perché un ragazzo può vivere la sua età da persona veramente libera, se crede – se viene aiutato a credere – di essere unico e speciale. Sappiamo che non è facile e che la strada è lunga: “Non sappiamo vivere questa età a pieno.. Abbiamo sempre paura di sbagliare e quindi in un modo o nell’ altro agiamo sempre sotto il ‘comando’ della paura, dell’ incertezza.. Non abbiamo la forza di rischiare e di essere pienamente noi stessi…”. Così mi diceva un’altra ragazza alla quale ho fatto leggere la frase della sua compagna di corso. Difficile darle torto, ma ancora più difficile è non rilanciare la sfida. Perché l’adolescenza, forse, è un’età che è fatta proprio per questo: capire come liberarsi dalla paura e dall’incertezza. Forse è un’età che è fatta per imparare a rischiare per ciò che vale davvero la pena.
Saverio Sgroi
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