Dimensioni Nuove

Intervista a Giuseppe Pelizza, direttore di Dimensioni Nuove. «Una rivista per giovani può essere un buon osservatorio sulla cultura giovanile e sulla sua evoluzione. Allora, senza ricorrere a statistiche, quali sono i tratti caratteristici degli adolescenti-giovani 2007?».

Dimensioni Nuove

da Quaderni Cannibali

del 23 maggio 2007

Domanda. Una rivista per giovani può essere un buon osservatorio sulla cultura giovanile e sulla sua evoluzione. Allora, senza ricorrere a statistiche, quali sono i tratti caratteristici degli adolescenti-giovani 2007? E dove le principali differenze rispetto alla generazioni dei loro fratelli maggiori?

Risposta. Oggi mi pare si possa cogliere una maggiore sensibilità verso il mondo interiore. L’impegno per la politica è stato archiviato. La ricerca del benessere individuale, sia fisico che psicologico, è la cartina di tornasole che permette di vagliare le scelte quotidiane e di dare senso anche ad un eventuale impegno in settori che un tempo erano esclusivi della politica. La stessa sensibilità ecologica o l’eventuale coinvolgimento in qualche operazione di volontariato sono da leggersi in questa chiave. Il ben-essere è il magnete che attira e dirige. In questo contesto, la capacità di progettazione fa difficoltà ad emergere, proprio perché la ricerca della soddisfazione non può che essere immediata e facilmente controllabile. Questi due elementi sfuggono al progetto stesso che richiede un investimento di energie protratto nel medio e lungo periodo. Ne consegue una fragilità progettuale rinforzata, purtroppo dalle difficoltà che i giovani incontrano per inserirsi concretamente nel mondo degli adulti. Hanno, sì, la possibilità di maggiori informazioni, ma, contemporaneamente, meno chances nel poterle poi utilizzare. Da qui la sfiducia verso le agenzie formative in quanto promettono ciò che poi il mercato non riesce a mantenere.

 

D. Quali le loro paure e le loro speranze come emergono dalla rubrica DIMENSIONI NUOVE “Lettere del tempo”?

R. Il rischio solitudine è grande. Sono sempre di più i ragazzi che non trovano una ragazza e viceversa. Si sentono figli di un dio minore poiché nel campo professionale sono precari e in quello affettivo rischiano di essere vele al vento. Comunque è ancora molto grande la voglia di non cedere, di provare a farcela, di credere nonostante tutto. Sono consapevoli dell’atroce inganno di una società che esalta la giovinezza e la insegue fino a 60 anni ma impedisce a chi è realmente giovane di realizzarsi.

La speranza c’è ancora, ma lesinano nello spenderla. Non vogliono bruciarsi. In tutti i campi.

 

D. Le rubriche della rivista intendono rispondere agli interessi dei giovani. Quali i pi√π gettonati, e dove si esprimono soprattutto le differenze tra maschi e ragazze?

R. Gli articoli che forniscono strumenti utilizzabili nel gruppo e a scuola, consigli pratici per sopravvivere nella giungla della modernità, sono sempre graditi. Proprio perché i giovani sono stufi di sentirsi dire cosa devono fare quando nessuno insegna loro come possono fare. Queste pagine che invogliano a diventare più protagonisti della vita che spettatori sono poi integrate dalle rubriche di informazione psicologica e sessuale, salute, attualità e, ovviamente, musica e sport.

Se devo essere sincero, non mi pare di cogliere una differenza fra la natura delle rubriche per quanto concerne le preferenze fra ragazzi e ragazze. Mi pare piuttosto che queste vadano cercate negli argomenti trattati all’interno delle rubriche stesse. Un cantante otterrà maggiori consensi da parte delle ragazze, mentre un altro dai ragazzi e così dicasi per lo sport.

 

D. Sentimento e amore, come sono interpretati e vissuti dall’adolescenza oggi?

R. È difficile abbozzare in poche parole un affresco così composito e variegato. Mentre ciò che affermavo in precedenza può essere, in linea generale, applicabile ai più, parlando di affettività, le cose si fanno complesse. Non tanto perché ognuno ha la sua, ma in quanto in questi anni si sono registrate le situazioni più diverse. Molto, mi pare, dipenda dagli ambienti e dalla famiglia di provenienza, dai valori pre-vissuti nei primi anni e dalle situazioni in cui ci si è venuti a trovare. Anche involontariamente. In questi ultimi tempi sta emergendo una sensibilità diversa. Molti temono di fare esperienze negative che li coinvolgano troppo, per cui preferiscono mimetizzarsi con un basso profilo. Altri sembrano ripudiare l’ambiente da cui provengono, forse con una «nostalgia del desiderio» per ciò che non hanno ricevuto: vorrebbero costruire ciò che i loro genitori non sono stati in grado di fare, ma avvertono di non averne la forza. Da qui una certa sfiducia verso se stessi, forse mascherata anche da un lieve nitore di aggressività. Non va poi dimenticato che si ha talvolta l’impressione di trovarsi in presenza di un’inversione dei ruoli sessuali, oltre a registrare uno scorporo fra affettività ed esercizio della genitalità.

 

D. Emerge interesse per la religione e quali i tratti specifici di religiosità?

R. Fra i nostri lettori, certamente. Nel mondo giovanile la domanda religiosa non è morta. Anche se non tocca a me dimostrarlo. Vi sono esperti sociologi che lo possono fare meglio. Vorrei però sottolineare come si registri una certa rinascita, per lo meno dell’interesse verso il religioso, proprio in quelle aree un tempo molto laicizzate. Sto pensando ad alcune esperienze in Francia e in Olanda, dove i giovani cercano nelle Chiese una risposta alla loro domanda di vita. Forse il non aver mai parlato di Dio, può suscitare curiosità verso un prodotto nuovo e inedito. Forse è la rivincita di una natura che i loro padri volevano negare. Questo non rifiuto del religioso da parte dei giovani va però gestito. Non è più possibile pensarli «in formazione» o organizzare per loro sedute «ad imbuto» dove devono bere tutto ciò che gli diciamo. Prima di tutto dobbiamo chiederci se li amiamo realmente e poi parlare loro attraverso il nostro amore per loro. Mediante questo amore, essi possono avvicinarsi a Dio. È l’amore che testimonia che Dio è presente e che si interessa a loro, non le attività, non i progetti, non i programmi. Inoltre la fede deve dare ragione della propria speranza. I giovani bramano di capire, di comprendere il perché delle cose. E a molti loro perché noi non rispondiamo. Preferiamo gettarci nella superficialità di qualche iniziativa, piuttosto che affrontare con loro la sfida che Dio ci lancia proponendoci di credere nel suo amore. È la nostra codardia che genera il loro smarrimento. Ecco perché poi quando, dopo le gelate dell’edonismo e dei capricci consumistici, resta ancora qualcosa di religioso in loro, si attaccano alle forme esteriori quasi come riti apotropaici di una salvezza che poteva essere offerta e vissuta ma che è stata fatta loro solo intravedere.

 

D. 44 anni di vita di Dimensioni Nuove sono un bel traguardo. Anche personaggi illustri come Veltroni dicono di essere stati in gioventù lettori ed estimatori della rivista. Cosa offre oggi rispetto ad anni addietro, e perché un adolescente dovrebbe abbonarsi?

R. Non so se esistano altre riviste rivolte ai giovani che nel nostro panorama editoriale italiano abbiano resistito tanto. Oggi come allora, il traguardo è il medesimo: aiutare i giovani ad autoformarsi mediante una sana informazione. Oltre all’informazione, che talvolta è realmente alternativa rispetto a ciò che circola, forse oggi siamo più attenti nel fornire alcuni strumenti che aiutino i ragazzi ad affrontare gli impegni scolastici e la vita di gruppo. I motivi per cui ci si deve abbonare sono perché Dimensioni è alternativa, è sana, è bella, è fatta per chi vuole veramente crescere. Ne ho dimenticato qualcuno?

 

D. Come si intreccia la linea editoriale con quella educativa che caratterizza l’impegno di DIMENSIONI NUOVE?

R. La carta stampata è già in se stessa un valido mezzo educativo. Aiutare i giovani a leggere vuol dire introdurli verso una maggiore consapevolezza di sé e del mondo in cui vivono. Inoltre, crediamo che la rivista debba essere il salotto buono del loro tempo libero. Un’oasi per restare con se stessi e il proprio mondo interiore. Infine, deve trattare a 180 gradi, in modo libero e disincantato, di tutto ciò che interessa il mondo giovanile.

E oggi libero, significa talvolta, andare contro corrente.

 

 

(Fonte: Note di Pastorale Giovanile, aprile 2007)

Note di Pastorale Giovanile

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