Le sarebbe piaciuto che io credessi, ma non mi faceva nessuna pressione. Ma anche se rispettavo la religione, io ero scettico e ateo. Non avevo bisogno di Dio, vivevo bene senza di lui. Camminavo agitato da un muro all'altro, riflettendo su vari questioni intellettuali. E all'improvviso in quel momento vidi come un lampo di luce, una folgore.
del 16 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Nei lunghi e bui anni di detenzione, nel carcere, e nel gulag è accaduto qualche cosa che Myroslav ha raccontato a Madrid, durante Encuentro Madrid, un evento organizzato da Comunione e Liberazione in Spagna.
          “La mia famiglia era religiosa – ha raccontato durante l’incontro nella capitale spagnola -. Un mio zio materno era sacerdote greco-cattolico, e mia madre nutriva in casa un’atmosfera di fede semplice e sincera, senza nessun fanatismo. Le sarebbe piaciuto che io credessi, ma non mi faceva nessuna pressione. Ma anche se rispettavo la religione, io ero scettico e ateo. Non avevo bisogno di Dio, vivevo bene senza di lui”.
          Era giovane, quando cominciò a impegnarsi con la dissidenza, in difesa dei diritti umani, contro un sistema comunista che anche se aveva “valori elevati in teoria”, nella pratica si rivelava “falso”. Fu il fondatore di Helsinki Watch in Ucraina, il gruppo che voleva monitorare l’applicazione dell’accordo di Helsinki sui diritti umani. Nel 1965 i Paesi europei e l’Urss firmarono un trattato che in principio permetteva la libera circolazione delle idee e in cui si parlava di libertà religiosa. Nel 1976 dieci dissidenti ucraini, fra cui Myroslav, denunciarono grazie a giornalisti occidentali le violazioni di Helsinki avvenute in Ucraina. “Abbiamo diffuso i nomi dei poeti e degli scrittori arrestati, e chiedevamo la loro liberazione. Non ci facevamo illusioni, sapevamo che saremmo stati arrestati”.
          Come in effetti avvenne. Nel 1977 fu arrestato dal KGB con l’accusa di “diffondere propaganda anti-sovietica per indebolire la stabilità del sistema”. Di dieci dissidenti, otto furono incarcerati, e due espulsi. Per Myroslav la sentenza fu di dodici anni di campo di lavoro e di esilio. “Ma non c’è stato un giorno in cui mi sono pentito di quello che avevo fatto”. Aveva scontato dieci anni, quando giunse la Perestrojka di Gorbaciov.
          Nel frattempo accadde qualche cosa di straordinario. “Avevano finito di interrogarmi al KGB di Kiev, e mi avevano riportato in cella. Camminavo agitato da un muro all’altro, riflettendo su vari questioni intellettuali. E all’improvviso in quel momento vidi come un lampo di luce, una folgore. I tre giorni seguenti furono stranissimi: mangiavo, bevevo, mi sedevo, mi alzavo, però ero assente, non udivo né rispondevo a quello che mi dicevano.
          Il terzo giorno udii un risuonare di campane, e parlai. Chiesi al mio compagno di cella. ‘Che cosa è questo? Sono le campane della chiesa di san Vladimir che suonano?’. Mi rispose: ‘Meno male, alla fine ci senti’”.
          Racconta Myrosalva che in quel momento senti come se un nodo si sciogliesse dentro di lui. “Come se un rotolo si andasse spiegando, e di colpo capii molte cose della Bibbia, che conosceva, isolate, ma allora si erano unite in una nuova cosmo visione. Sentii che ormai lo capivo, che lo vedevo unito. Da quel giorno fui un’altra persona, una persona religiosa”.
          Un altro momento, molto speciale accadde due anni più tardi. Myroslav si sentiva male, debole, giaceva sulla branda della cella di punizione, cominciava a sentire la disperazione. “Allora udii una voce potente in ucraino, la mia lunga natale, che mi intimava: Prega!”. Era così debole, dopo uno sciopero della fame, che non riusciva neanche a usare la mano per farsi il segno della croce. Mi segnai mentalmente. In un istante la forza mi tornò, e saltai giù dalla brandina in un balzo”.
          Myroslav è shoccato dal fatto che in Gran Bretagna oggi si possa andare in tribunale se si porta una croce al collo. “In carcere, dove non era permesso portare croci al collo, pensavo all’occidente come a un luogo di tolleranza. Ora la religione è quasi perseguitata, e il monopolio pubblico se lo aggiudicano cosmovisioni irreligiose. Un monopolio tanto dannoso quanto il precedente”.
Marco Tosatti
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