Invasi da guerre e violenze quotidiane, i mass media non hanno riservato molto spazio all'informazione sulla normativa italiana che regola il commercio delle armi e sul suo prossimo futuro. Proviamo a farlo noi.
del 01 maggio 2002
La legge 185 nasce nel 1990 in risposta alle tenaci richieste di ONG, associazioni nonviolente, missionari, organi di informazione e società civile determinati a vincolare il commercio delle armi a criteri etici e di trasparenza. La normativa da essa prescritta permette di applicare un controllo severo sulle esportazioni belliche italiane, subordinandole alle norme della politica estera, alla Costituzione e ai principi del Diritto internazionale.
In particolare le si riconoscono questi meriti:
1) consentire al Parlamento italiano e ai cittadini un sostanziale controllo qualitativo e quantitativo sull'esportazione e il commercio delle armi;
2) vietare l'esportazione di armi verso:
· Paesi in stato di conflitto armato e in contrasto con i principi dell'art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, che vieta l'uso della forza armata;
· Paesi la cui politica contrasti con l'art. 11 della Costituzione, quindi, verso gli Stati che si dimostrino propensi a mettere in atto aggressioni;
· Paesi nei cui confronti sia dichiarato un embargo dalle Nazioni Unite;
· Paesi i cui governi siano responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell'uomo;
· Stati che, ricevendo aiuti dall'Italia ai sensi della legge 49/1987, destinino al bilancio militare risorse eccedenti rispetto alle esigenze di difesa del Paese;
3) porre rigorosi controlli sull'utente finale del materiale bellico, evitando furtive e pericolose 'intermediazioni'.
In questo particolare momento storico, in cui sono visibili a tutti la drammaticità della guerra e il crescendo di morte e violenza ivi generati, il diritto alla vita rischia di essere ulteriormente indebolito dalla possibilità di approvazione del disegno di legge n. 1927 in imminente votazione alla Camera nel mese di maggio. Tale disegno di legge infatti, oltre a ratificare l'accordo quadro siglato il 27 luglio 2000 a Farnoborough da Italia, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Gran Bretagna per aumentare la collaborazione europea nel campo della produzione bellica, prevede una modifica sostanziale della legge 185/90, andando ad abbattere proprio le garanzie di trasparenza ed eticità, su scala mondiale, che costituiscono i punti di forza dell'attuale legislazione. Le modifiche proposte allarmano in particolare per la totale perdita di controllo che si verificherebbe nei confronti dei destinatari finali delle armi commerciate, (soprattutto nel caso di coproduzioni tra industrie armiere di più Paesi) e per la riduzione del divieto di esportazione bellica ai soli paesi in cui le violazioni dei diritti umani siano gravi ed accertate da appropriati organi dell'Ue e dell'Onu.
Una conquista importantissima della società civile rischia seriamente di essere sconfitta dalla cultura de 'l'importante è guadagnare'!
Sconvolge, infatti, pensare che la libertà delle persone possa essere subordinata alla libertà e competitività dell'industria bellica. Per questo motivo numerose associazioni, gruppi religiosi e laici sia a livello locale (rete di Lilliput di Treviso e associazione Zikomo di Soligo) che nazionale (Pax Christi, Medici senza frontiere, Tavola della pace) stanno portando avanti con decisione campagne informative ed appelli per la difesa e l'estensione della legge 185/90.
Possiamo opporci all'allargamento del 'commercio della repressione', aprendo la strada alla consapevolezza e al desiderio di futuro per tutti: un mondo diverso è possibile!
Tiziana Pier
http://www.banchearmate.it www.retelilliput.org www.carta.org www.bresciasocialforum.org
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