Un uomo, Don Bosco, ricco delle virtù della sua gente e traboccante dei doni dello Spirito, uno che camminò “come se vedesse l'Invisibile” (Eb 11, 27). Voglio parlare di questo nostro incomparabile padre, contemplandolo attraverso il prisma della Parola di Dio. Don Bosco è come un diamante, le cui sfaccettature mostrano i lineamenti di una personalità ad-traente, e permettono di contemplare nell'insieme lo splendore della santità.
del 01 gennaio 2002
“Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare” (Fil 4, 9) Scrivendo ai cristiani di Filippi, sua comunità preferita, Paolo ha osato presentarsi come modello: voleva essere, più che un maestro da ascoltare, un esempio da imitare; sapeva perfettamente che la traditio apostolica, che egli aveva ricevuto e trasmesso come eredità alle comunità da lui fondate, era costituita sia dall’insegnamento offerto che dal modo di vivere coerente.
La parola dell’apostolo per essere efficace deve essere testimoniata dalla vita del predicatore, per la semplice ragione che l’unico linguaggio credibile per parlare di Dio è la vita. È indispensabile che il discepolo abbia udito ciò che deve imparare, visto ciò che deve fare, praticato ciò che andrà a predicare; un cristiano è maestro non perché sa, ma perché vive quanto insegna. Così l’apostolo diventa “norma” per i suoi: il suo insegnamento migliore non sarà la dottrina, ma il modo personale di viverla. Una comunità cristiana è ben fondata quando nasce da un apostolo, nella cui persona si fondono perfettamente Vangelo e testimonianza.
Come Paolo lo è stato per i filippesi, Don Bosco è per noi il modello: le sue parole e le sue azioni, le sue idee e la sua vita, la sua visione del mondo e i suoi sforzi per cambiarlo continuano ad essere fonte di ispirazione evangelica e base di fedeltà creativa. La Famiglia Salesiana, che ha in Don Bosco il proprio apostolo fondatore, accetta il suo magistero perché egli “non è per noi un semplice ricordo del passato, ma una presenza carismatica viva, operante e lanciata nel futuro”. Siamo figli di un uomo che ci ha lasciato come patrimonio un “vangelo” da predicare e un “apostolo” - lui stesso! - da imitare.
La fedeltà a questo padre/apostolo passa attraverso l’accettazione cordiale dei suoi insegnamenti e la ripetizione creativa delle sue scelte, suppone la realizzazione del suo programma e la conformità al suo stile di vita. Nostro compito è vivere da eredi diretti: figli che cercano di identificarsi con il proprio padre. Diceva il mio predecessore don Viganò: “Il salesiano dei tempi nuovi è nato con Don Bosco”.
Il ricco mosaico della santità salesiana è la testimonianza più eloquente di ciò che significa essere imitatori di Don Bosco come egli lo fu di Cristo. Il nostro modo di essere santi è quello di essere salesiani. La santità salesiana è un’esperienza reale forgiata su un modello sicuro che salva sia da una fuga all’indietro, cioè dalla nostalgia di tempi ormai passati, sia dall’ingenuità di entusiasmarci per il futuro soltanto perché deve ancora venire. Inoltre, essendo Don Bosco – “quel genio della santità”, come lo ha chiamato Paolo VI – l’espressione del nostro modo di essere cristiani, la santità salesiana ci si presenta in lui come un programma già sperimentato, una strada percorsa, aperta, transitabile: “Il «Don Bosco dell’Oratorio», fedele e dinamico, docile e creativo, fermo e flessibile a un tempo, rimane un modello di comportamento per tutti i suoi figli” (CG 20, 197). Sono trascorsi centoquindici anni dalla sua morte, e Don Bosco continua ad essere norma di vita per coloro che hanno voluto far propria la sua esperienza di Dio in mezzo ai giovani, e il suo progetto apostolico in loro favore. Oggi, come allora, abbiamo bisogno di imparare da lui il modo di reagire agli stimoli della storia presente per offrire soluzioni. Insomma, Don Bosco vive oggi attraverso di noi.
Don Pascual Chávez V.
don Pascual Chávez Villanueva
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