Il tempo in cui don Bosco visse la sua esperienza terrena non era certamente tra i più semplici e lineari della storia. La rivoluzione industriale e il progresso esigevano infatti il loro dazio dai più deboli della società di allora, che senz'altro erano i suoi ragazzi e la gioventù fragile, esposta ad ogni pericolo e senza molte prospettive.
del 21 gennaio 2009
Il tempo in cui don Bosco visse la sua esperienza terrena non era certamente tra i più semplici e lineari della storia. La rivoluzione industriale e il progresso esigevano infatti il loro dazio dai più deboli della società di allora, che senz’altro erano i suoi ragazzi e la gioventù fragile, esposta ad ogni pericolo e senza molte prospettive.
D’altra parte, anche noi viviamo un momento delicato, con il benessere faticosamente conquistato dall’Occidente che viene messo in dubbio dall’immigrazione che porta nuovi valori, dai dissesti politici ed economici delle potenze mondiali, e soprattutto nelle ultime settimane dalla crisi finanziaria che minaccia molte delle sicurezze finora conquistate. Il benessere economico e materiale, da solo, non ha garantito il benessere delle giovani generazioni, che crescono da una parte con molte più opportunità rispetto al passato ma dall’altra con insicurezze e fragilità maggiori. Forse quelli che soffrono di più perché confusi da indicazioni contraddittorie, bombardati da innumerevoli stimoli di dubbia moralità ed eccitati da mille provocazioni sono proprio i nostri giovani. Non so se questo è il nuovo tributo da pagare alla modernità; certo è che sentiamo un assoluto bisogno di sostegno, e per questo giustamente si parla molto spesso di emergenza educativa. Da buoni cattolici, non ci rimane che invocare i santi del Cielo….e io propongo Don Bosco, il santo dei tempi difficili.
Mi pare che stiamo vivendo un lento ed epocale passaggio che ci porterà, dopo questa crisi, che si riflette non solo nella società ma anche nella vita della Chiesa stessa, a dover imboccare una strada nuova, costruita sulle rovine di una civiltà passata, che ormai non c’è più. Non è la prima volta che la Chiesa si trova in questa situazione, e non è neanche, a mio giudizio, troppo preoccupante: la nostra strada rimane sempre ben tracciata al seguito di Cristo Vivente presente in mezzo a noi. Certamente è naturale la preoccupazione per le sorti di questo nostro mondo, nel quale viviamo e del quale ci sentiamo parte, tuttavia credo che uno sguardo positivo verso la realtà del creato ci inviti ad avere fiducia e a ripartire dal “punto accessibile al bene”. Credo che bisogna ricominciare da un incontro singolare, che può cambiare tutto. L’incontro con Gesù ha cambiato la vita a molti, e anche noi educatori ed educandi abbiamo bisogno di questa esperienza, allo stesso tempo salvifica e consolante. Bisogna ricominciare da dove siamo in grado, da quello che ci preoccupa ora, da quello di cui siamo capaci. Un figlio di Dio non può disinteressarsi degli altri figli suoi fratelli, non può essere indifferente alla loro storia e al loro futuro. Lo stesso Creato, la nostra Terra con tutte le sue meraviglie, gli animali e le piante minacciati dall’operato dell’uomo ci interessano per la gratitudine e la responsabilità nei confronti del Creatore e delle sue creature. Questo sguardo di fede riesce inserire la propria esistenza come una goccia nell’oceano di questo mondo, una goccia piccola ma importante, che fa la sua parte nell’insieme del percorso, che si riconosce nella Storia della Salvezza che ancora deve essere compiuta per noi e per il nostro tempo. Cristo attende ancora la mia piena adesione e proprio questo è ciò che ancora manca alla sua opera salvifica. Tale consapevolezza ci aiuta comprendere che la nostra storia, e quindi anche la mia, ha un senso, e non è tutto così caotico come sembra. Il nostro Padre celeste non si è stufato di noi, non ha abbandonato le sue creature al loro spirito orgoglioso di autodistruzione e alla mancanza di senso che si insinua nelle loro vite. Certo, siamo continuamente tentati di fare da soli e senza di Lui, ma più ci allontaniamo da Lui più forte e profonda è l’invocazione della nuova venuta di Cristo Signore. Vedere in ogni giovane, in ogni persona un punto accessibile al bene, sul quale si può premere è la caratteristica di un vero educatore cristiano. Egli sa di non essere da solo, sa che con lui c’è sempre una immensa Provvidenza che si prende cura di questo mondo. Questo è un agire ispirato alla ragionevolezza di ogni gesto umano, illuminato dalla Fede nella Risurrezione di Gesù, è un affidamento a Dio Creatore e Salvatore che rimane sempre fedele alle sue creature. Soprattutto, questo agire è ispirato dall’amorevolezza di un Padre che prima di tutto ama ciascuno dei suoi figli. Forse con un po’ di attenzione per i più fragili e più insicuri di questi tempi… oserei dire che i giovani hanno nel cuore una grande sete, una nostalgia del Vero, una passione per il Bello, una fame del Buono. L’educatore cristiano, chiunque egli sia e qualunque sia il suo grado di santità, di esperienza o di capacità non può mai dimenticare di non essere da solo. Non sono gli studi accademici, la grande esperienza nel mondo del lavoro, la rete dei servizi o una super organizzazione che possono cambiare le cose. Questi casomai saranno un aiuto, ma quel che davvero conta è sapersi parte di un disegno più grande, sapere di non essere soli ma inseriti in un percorso di fratelli che camminano fiduciosi verso la nostra unica metà: l’incontro con il Signore della Storia, con Gesù Cristo, nostra Via, Verità e Vita.
Non posso chiedergli la conferma, ma credo che Don Bosco sottoscriverebbe questa semplice riflessione di un suo figlio appassionato ed inguaiato come molti, ma che non si arrende ed invoca l’aiuto del Cielo e la sua benedizione in ogni nostra piccola e grande impresa. Auguri, cari educatori, e non abbiate paura: la strada è lunga ed impegnativa, ma c’è chi ci dà una mano… e non ci lascia mai da soli.
Vieni, Signore Gesù… il mondo intero ti attende. Auguri!
 
                                                                                                     
Biografia :
don Mihovil Kurkut sdb (Salesiani don Bosco) presbitero dei Salesiani e curatore dei ragazzi dell'Oratorio don Bosco di Schio. Da anni collabora con “NOI” per articoli ed incontri sulle orme di San Giovanni Bosco.
Rappresenta i Salesiani nella commissione diocesana di pastorale giovanile.
 
Michele Kurkut sdb
Versione app: 3.26.4 (097816f)