Don Bosco ti direbbe...

Nella festa di Don Bosco, fermatevi davanti ad una sua immagine, fissatela e poi chiedetegli: “Don Bosco, che cosa vuoi dirmi?”. Vedrete... vi risponderà! Celebrare la festa di Don Bosco non significa solo dire “Ma quanto è stato bravo don Bosco”, ma piuttosto dire “Vorrei essere come lui”.

Don Bosco ti direbbe...

da Don Bosco

del 29 gennaio 2006 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));  

          Ricordiamo Don Bosco, santo dei giovani e per i giovani. Vi dico una piccola curiosità: Don Bosco è stato uno dei primi santi che è stato fotografato. Su una foto fatta nel 1886 a Barcellona in Spagna, uno dei successori di Don Bosco ha scritto questa dedica: «Siamo imitatori di Don Bosco, come egli lo è stato di Cristo!». Una bella intuizione!

          La festa di Don Bosco che oggi celebriamo ci deve ricordare che fine, meta della nostra vita è imitare Gesù così come hanno fatto i santi. Don Bosco con la sua santità, con la sua spiritualità ci deve aiutare ad imitare Gesù così come lui lo ha imitato.  

          Molte volte pensando a Don Bosco ci limitiamo a ricordare quanto ha fatto per i ragazzi e per i giovani, riaffermiamo la sua grandezza e le sue capacità organizzative e di aggregazione, lo ricordiamo come giocoliere e come uno che sapeva fare tante cose… Ma dovremmo forse allo stesso modo, sottolineare la sua unione con Dio, il fatto che viveva come se vedesse l’invisibile.  

          Cosa vuol dire che viveva come se vedesse l’invisibile? Significa che don Bosco viveva come se vedesse Dio! Gesù era per Don Bosco una persona viva e presente in ogni momento della sua vita e del suo agire. Gesù non era per don Bosco una persona lontana. Come ben sapete, Don Bosco ha scritto alcune vite di giovani, come quella di Domenico Savio, Michele Magone, di Francesco Besucco e in queste mette in risalto l’amicizia con Gesù.

          Infatti, se ben ricordate, quale è stato uno dei 4 propositi di Domenico Savio fatti alla sua prima comunione? È stato… I miei amici saranno Gesù e Maria.           Don Bosco fin da subito, guidato da Dio, fece una scelta ben precisa: 'Salvare, le anime”, che, tradotto, significa far conoscere Gesù. Questo fu lo scopo, questo fu il motivo di ogni sua azione. Al di fuori di questo, tutta la sua opera perde di significato. Il principale lavoro che Don Bosco ha fatto è stato quello di dare senso alla vita di molti ragazzi, giovani.            L'oratorio nacque così. Sorse in seguito a questo desiderio di Don Bosco di regalare un motivo di vita ai giovani che incontrava. C’erano tanti ragazzi in difficoltà nella Torino dell’‘800. E don Bosco disse: Non posso stare a guardare, non posso stare con le mani in mano, non posso far finta di niente! L’oratorio di don Bosco nasce quindi da un cuore capace di amare, da un cuore capace di commuoversi e di piangere per i giovani che Dio gli affidava. Basti pensare al pianto di Don Bosco quando non riusciva a trovare un luogo in cui portare i suoi ragazzi. Si racconta che cercava di non far trasparire le sue preoccupazioni, ma all’inizio della sua opera si mise a piangere perché non trovava un posto in cui stare.           In qualche modo don Bosco ha attualizzato le Beatitudini, riscritto questo vangelo per i ragazzi, per i giovani. Forse oggi don Bosco ci direbbe così…

Beati voi ragazzi, se saprete lasciare spazio a Dio,

Beati voi ragazzi, se saprete essere attenti a chi è nel dolore,

Beati voi ragazzi, se saprete essere umili,

Beati voi ragazzi, se saprete essere attenti ai pi√π poveri,

Beati voi ragazzi, se saprete perdonare ogni giorno,

Beati voi ragazzi, se saprete essere promotori di pace,

Beati voi ragazzi, se saprete fare sempre bene il vostro dovere,

Beati voi ragazzi, se saprete essere allegri e portare gioia a tutti

Beati voi ragazzi, se anche quando vi insulteranno o vi prenderanno in giro perché siete cristiani saprete credere nell’amore di Dio,

Beati voi ragazzi, se avrete cura della vostra anima.

           Cosa farebbe don Bosco oggi? Cosa ci direbbe? Penso che una delle prime cose che ci direbbe è: “Abbi cura della tua anima. È quanto di più prezioso hai. Non perderla, non sciuparla. Abbi cura della tua anima, custodiscila. Fa’ che sia il luogo in cui Dio possa abitare. Puoi anche avere i tesori più grandi del mondo, ma… che te ne fai se perdessi l’anima?”. Se ascolteremo tale invito, impareremo anche ad aver cura dell’anima di chi ci sta accanto, dell’anima dei nostri amici. Hai mai chiesto ad un tuo amico? Come sta la tua anima?            Ragazzi, giovani, fate della vostra vita un dono. Credete nelle vostre tante capacità: potete cambiare il mondo! Don Bosco ancora oggi crede in voi! Non dite mai “ormai”, “ormai è troppo tardi…”, non dire mai “Non sono capace…” o “Non sono all’altezza…”. Le parole “ormai”, “non sono capace” non devono esserci sulle vostre labbra. Don Bosco ci insegna che tutti i ragazzi sono capaci di grandi cose! Don Bosco ci insegna che i ragazzi sanno sognare in grande!           Don Bosco non si è limitato ad ammirare Cristo. Quando aveva diciassette anni lesse il libro “L’imitazione di Cristo”, un testo che risale al medioevo ma che segnò profondamente il suo cammino. Don Bosco ci insegna che non basta essere “ammiratori” di Cristo, ma si deve diventare “imitatori”: dovremmo ogni tanto dirci “Vorrei essere come Gesù!”. Sicuramente voi ragazzi avete dei modelli che imitate: qualche calciatore… qualche attore o cantante o qualche personaggio di reality o dei cartoni animati…           Oggi vorrei dirvi che Don Bosco è un personaggio, un santo che val veramente la pena imitare. Celebrare la festa di Don Bosco non significa solo dire “Ma quanto è stato bravo don Bosco”, ma piuttosto dire “Vorrei essere come lui”. Anche don Bosco ha avuto dei modelli a cui ispirarsi e il principale è stato un santo: San Francesco di Sales.           Aggiungo: ragazzi, siate santi! È questo il vostro destino: la santità ovvero diventare amore e non semplicemente amare. E questo è anche il destino delle nostre comunità cristiane, il destino anche di questa scuola. C’è una frase che don Bosco ripeteva continuamente ai suoi ragazzi: “Desidero vedervi felici nel tempo e nella eternità”. Nella prefazione ad un libretto consegnato ai giovani dell’Oratorio ricordava che c’era gente convinta che per essere santi occorresse rinunciare alla felicità. Don Bosco invece ci dice che la santità consiste nello stare molto allegri. E allora, ragazzi, siate allegri, di quella allegria vera che viene da Gesù, di quella allegria che significa volere il bene del proprio amico o della propria amica. Oggi, in questa festa, fermatevi davanti ad una immagine di don Bosco, fissatela e poi chiedetegli: “Don Bosco, che cosa vuoi dirmi?”. Vedrete… vi risponderà!

I.B.

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