Don Filippo Perin, partito a gennaio come missionario in Etiopia, ci scrive... «Sono in partenza per Gambella, per la prima volta, visto che la scuola fa due settimane di pausa; al ritorno vi racconterò qualche cosa. Intanto due cose che ho vissuto particolarmente in questo mese...».
del 03 aprile 2009
Carissimi, come va?
 
Un saluto caro dall’Etiopia (a proposito Etiopia vuol dire “faccia bruciata”, la terra dove vivono quelli dalla faccia bruciata, forse di origine greca).
 
Voi siete ormai in prossimità della Pasqua, noi invece siamo una settimana indietro; qui  sarà Pasqua il 19 aprile, seguendo il calendario ortodosso, mando qualche giorno prima dell’11 qualche notizia missionaria, visto che la Pasqua è vicina.
 
Sono in partenza per Gambella, per la prima volta, visto che la scuola fa due settimane di pausa; al ritorno vi racconterò qualche cosa. Intanto due cose che ho vissuto particolarmente in questo mese.
 
Qui ad Addis Abeba c’è da qualche anno un bel progetto dei salesiani per i ragazzi di strada. Alla sera durante la settimana vengono incontrati per le strade, poi dopo qualche mese avviati al primo centro di impegno, lavoro, conoscenza, solo per qualche giorno alla settimana e naturalmente per chi vuole e riesce, entra nel progetto in un'altra zona della città, dove si cerca di mandarli a scuola, avviarli ad una vita normale di lavoro, curare la salute, vedere dove sono le rispettive famiglie ecc. Un bellissimo progetto.
 
E’ da qualche giovedì che esco per le strade con altri due salesiani e un social worker per incontrare i ragazzi. Sanno già che veniamo e appena ci vedono ci vengono incontro. Ci si saluta tutti, dandosi la mano e battendo la propria spalla contro l’altra, qualche parola di amarico e soprattutto tanti nomi.
 
E’ sera, c’è freddo, qualcuno ha qualche coperta addosso, si sta tutti molto vicini, quasi seduti per terra, con le braccia sulle ginocchia per il vento, alla sera a 2300 metri fa freddo.
 
E inizia il dialogo: abba Takkele è fortissimo, tenendone abbracciati due, comincia a chiedere come stanno, come è andata la giornata, se manca qualcuno, sono circa una ventina, saluta qualcuno nuovo e con lui  inizia un dialogo: da dove vieni, cosa fai, la tua famiglia… sembra proprio di rivedere don Bosco con Bartolomeo Garelli e con molti altri… I ragazzi anche se stanchi della giornata rispondono, ridono, chiedono, sono contenti di quell’incontro e sanno chi è don Bosco, abba Takkele, abba Dino… dico anch’io due frasi in amarico, tutti ridono, poi in inglese e abba Takkele traduce, e ride, e anche in italiano, abba Takkele lo sa.
 
Dopo un’oretta ci salutiamo, con qualche richiesta per qualcuno di iniziare il percorso, per altri solo la prima conoscenza e li lasciamo. Lì di fronte a noi il posto dove dormiranno: una fermata dell’autobus e loro sotto la panchina dove la gente si siede ad aspettare il bus di giorno. Ne vorremmo portare via qualcuno, soprattutto i più piccoli, ma verrà il tempo dice abba Takkele. Noi intanto andiamo verso un altro gruppo, un po’ più lontano avendo lo stesso incontro, ma con altri ragazzi.
 
Il contro dei ragazzi di strada ad Addis orami sfiora i 60.000, i salesiani qui ne incontrano poche centinaia, è solo una goccia, ma all’inizio è sempre così, anche l’albero nasce da un seme.
 
La seconda riguarda la situazione religiosa in Etiopia, da come l’ho potuta vedere fino ad ora. Intanto per tutta la quaresima una voce incessante ha scandito le nostre giornate; siamo vicino ad una chiesa ortodossa e dal mattino alle 5.30 (non scherzo) fin dopo pranzo si sussegue una preghiera costante, fatta di canti, lodi, discorsi emessi da un potente autoparlante così che nell’arco di un paio di km tutti sentono bene (per fortuna ci alziamo a quell’ora). Ci sono moltissime chiese ortodosse e sempre, soprattutto in questo periodo, si vedono persone pregare all’esterno della chiesa e penso anche all’interno. La religione è molto sentita: nell’intera cultura africana occupa un posto centrale.
 
 Dopo quella ortodossa, come numero, viene quella musulmana, anche qui con le loro moschee e i loro autoparlanti. Soprattutto al nord l’Islam è molto diffuso, vicino all’Eritrea e anche la lingua del nord, il Tigrino, ha un’assonanza più vicina all’arabo.
Nell’ultimo censimento fatto, dopo queste due religioni di maggioranza, ci sono i protestanti, in rapida ascesa, con tutte le varie tipologie di chiese e infine i cattolici, attorno al 1-2% .
 
Ultima:  anche qui è arrivata la crisi finanziaria, solo che per un paese già in crisi si sente di più. I generi alimentari sono aumentati di prezzo, ora si vedono lunghe file di donne e uomini durante la settimana davanti al municipio, il “kebbele”, per avere il grano a prezzo ridotto, per le famiglie più povere, e anche il numero delle persone mendicanti per le strade è alto e stanno aumentando.
 
Una delle poche fabbriche che c’era ha chiuso, quella della Coca Cola, perché, dicono, che non hanno più denaro per importare i prodotti per fare la bevanda, 150 persone lasciate a casa. E’ in crisi anche la fabbrica del vetro qui vicino a noi e la valuta della moneta locale, il BIR, sta scendendo sempre più.
 
Poche sono state le notizie della visita del Papa in Camerun e in Angola, anche perché qui i cattolici sono pochissimi, mentre si parla ancora della guerra al confine tra il Congo e il Rwanda, della situazione in Magadascar, ancora in bilico, del presidente del Sudan che ha espulso tutti gli stranieri dal Darfur, del governo pazzo che c’è in Eritrea, che sta portando moltissime persone alla fame e… Un ricordo sempre per tutta la gente che sta in questo momento soffrendo.
 
Un saluto caro a tutti, una buona Pasqua di Risurrezione, e una preghiera anche per tutti i ragazzi di strada dell’Etiopia.
 
A presto abba Filippo
don Filippo Perin
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