Carissimi, un saluto fraterno a tutti dall'Etiopia. √â da un pò di tempo che non ci sentiamo. Ancora per questo mese di giugno starò ad Addis Abeba per completare il corso di lingua amarico e poi finalmente a Gambella. Questa volta qualche "notizia missionaria spirituale" che è il vero motivo del nostro agire.
del 02 giugno 2009
<!-- /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:''; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:'Times New Roman'; mso-fareast-font-family:'Times New Roman'; mso-fareast-language:EN-US;}p {mso-margin-top-alt:auto; margin-right:0cm; mso-margin-bottom-alt:auto; margin-left:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:'Times New Roman'; mso-fareast-font-family:'Times New Roman';}@page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;}div.Section1 {page:Section1;}-->
“I ask not to see, i ask not to know,
i ask simply to be used”
(Cardinal Newman)
 
Fare progetti o mettersi a servizio di Qualcuno... questo potrebbe essere il titolo della riflessione che ha caratterizzato questo mio ultimo mese.
In questo periodo di conclusione dello studio della lingua etiope ad Addis Abeba, dopo aver visitato la realtà di Gambella per due settimane, ho iniziato, come buon europeo, a fare progetti: per prima cosa cercare di creare e formare una cultura di pace tra le varie etnie che convivono a Gambella, per esempio con vari tipi di incontro, da quello culturale a quello sportivo, da quello spirituale a quello solidale, la pace è il primo nome dello sviluppo, soprattutto lì; poi come poter aiutare la missione di Nyenyenyang, un asilo, una scuola elementare, un mulino, un orto, due pozzi per l’acqua tutto naturalmente comunitario; come curare la formazione dei preti che ci sono nella diocesi, la formazione dei ragazzi e dei giovani di Gambella e dei villaggi, soprattutto quelli che vengono nella prefettura e dai salesiani; come poter avere energia elettrica, visto che manca spesso e la benzina per il generatore comincia a costare parecchio… e tanti altri progetti che uno può immaginare.
Anche qui a Addis Abeba, dove sono ora per terminare il corso di lingua etiope, la gente, i ragazzi più poveri, la realtà di per sé richiede forte un intervento, basta pensare ai ragazzi di strada, ai bambini poveri che ogni giorno vengono all’oratorio, alla grande montagna di spazzatura situata a 500 metri dai salesiani, che ospita ogni giorno, alla ricerca di cibo, vestiti e altro, moltissimi poveri.
 
MA… accanto a tutti questi pensieri, in questi mesi di tempo pasquale, nella liturgia siamo stati accompagnati dalla lettura degli Atti degli Apostoli che raccontava lo sviluppo della prima comunità cristiana, la sua diffusione, i criteri, le scelte, le strategie per annunciare a tutti la Buona Novella. Così mi sono chiesto, cosa vuol dire per me mettermi dentro questa scia, inserire tutti questi progetti dentro il dinamismo di crescita della Chiesa, allora come oggi, annunciando Gesù Cristo, nel tempo in cui starò a Gambella; che cosa il Signore vuole che sia prima di tutto, che porti e che riceva?
Vorrei questa volta fissare l'attenzione sul legame interiore tra noi e il Signore. Sto vivendo questi mesi cercando di sintonizzare la “radio del cuore” sulla stazione giusta per seguire le istruzioni e i suggerimenti del Signore e non di altri, cercando di saper riconoscere, come gli Apostoli, la Voce del Signore in mezzo a tutti gli avvenimenti del mondo, alle agitazioni e alle sofferenze della giornata, agli stati d’animo alti o bassi che verranno per costruire il Regno di Dio e non altro, per costruire sulla roccia e non sulla sabbia.
Ecco che come salesiano e prete le “necessarie” istruzioni per ascoltare la voce del Signore mi sono state date e mostrate per tanto tempo, credo di averle imparate in tanti anni di cammino cristiano e religioso, eppure, quasi con un senso di imbarazzo e incertezza, alle volte credo di averle smarrite, di non percepire la sua Voce, di non capire cosa mi dice, forse perché la realtà è del tutto nuova, forse perché la Sua Voce grida troppo forte in alcune situazioni, forse per le mie distrazioni o i miei peccati, forse per il poco tempo dedicato alla preghiera, non lo so.
In questi giorni, leggendo, meditando e pregando, ho intuito che il Signore vuole tirarmi fuori da questo vago sentire religioso, potrei chiamarla mediocrità interiore, pigrizia spirituale in cui dopo vari anni ci si siede lasciando passare il tempo, pensando che qualche cosa si dovrebbe fare, ma gli impegni, la stanchezza e altre priorità passano davanti e in pratica non si fa niente.
Ho capito questo: il Signore vuole portarmi, all’interno della mia vita spirituale, a vivere in modo sempre più profondo quel rapporto unico con Lui. Vuole creare quello spazio di rapporto tra me e Lui in cui c’è la consegna di tutta la mia vita per qualche cosa che Lui mi mostrerà, per qualunque cosa Lui mi mostrerà, uno spazio di silenzio fatto di fiducia illimitata, incondizionata, senza se o ma per qualsiasi cosa. Ho capito che posso avvicinarci a Dio, fare un altro passo verso di Lui, smuovermi da questa pigrizia interiore, sole se rimane dentro di me uno spazio libero in cui c’è solo il mio SI per ciò che la sua volontà ha di inatteso.
Ho capito che ascoltare il Signore adesso non è come una volta, ma è molto più profondo, e soprattutto richiede molto di più. Il SI ai poveri che incontro è un SI detto prima di tutto al Signore, alla sua amicizia profonda e amorevole, in cui l’unico che può misurare il “fino a quando e fino a come” è Lui. E’ arrivare ad un punto in cui dici al Signore “quello che vuoi TU”.
Naturalmente tutto questo và poi calato nella vita quotidiana, nella dedizione ai ragazzi, alla comunità, a Dio, ma è come riconoscere la sorgente di vita dentro di sé, liberarla da eventuali sassi che la ingombrano, vivere di quell’acqua e non di altro.
 
Forse non vi ho parlato dei poveri, della loro situazione, di cosa si potrebbe fare per aiutarli, ma come diceva Madre Teresa, SENZA GESU’ NEL CUORE SIAMO TROPPO POVERI PER AIUTARE I POVERI, perchè alla fine  penso che l’unica cosa essenzialeper i poveri è che incontrino attraverso noi il Signore.
 
Un ricordo reciproco nella preghiera per tutti e a presto,
abba Filippo
 
don Filippo Perin
Versione app: 3.26.4 (097816f)