Don Filippo Perin, partito a gennaio come missionario in Etiopia, ci scrive... «Ho iniziato, insieme a due suore di Madre Teresa, la presenza domenicale nel villaggio di Nyinenynang, 120 km da Gambella, tutti Nuer, cioè di origine sudanese, tutti neri neri e tutti molto alti, io sono nella media. In questi giorni sto studiando la S. Messa nella lingua Nuer...».
del 07 agosto 2009
 Carissimi, un saluto da Gambella.
 
Vi penso anche voi immersi in varie attività e lavori e soprattutto immersi nel caldo, dalle notizie che arrivano dall’Italia. Anche qui fa un po’ caldo, ma con qualche pioggia il clima si è mitigato, anche se non scende mai sotto i 25°.
 
La vita qui a Gambella: mi sto inserendo lentamente nella missione e se uno ha occhi per guardare c’è un immenso campo di lavoro, direi che “questa vigna del Signore” è piuttosto grande e senza confini; l’altra domenica abbiamo pregato con intensità le parole di Gesù: “Pregate perché il Signore mandi operai nelle sua messe”, in particolare qui Gambella.
 
La missione a Nyinenynang: ho iniziato, insieme a due suore di Madre Teresa, la presenza domenicale nel villaggio di Nyinenynang, 120 km da Gambella, tutti Nuer, cioè di origine sudanese, tutti neri neri e tutti molto alti, io sono nella media. In questi giorni sto studiando la S. Messa nella lingua Nuer, tutt’altra cosa da quella etiope e stiamo pianificando con le due suore che vengono con me, cosa fare la domenica: prima della Messa, confessioni, canti, si cerca di insegnare le preghiere basilari, poi S. Messa, cercando di spiegare cosa stiamo facendo, e infine dopo la Messa quattro chiacchiere insieme con la gente, sempre con un traduttore, verifica della situazione dei lavori per recintare il terreno della chiesa, per piantare alberi da frutto ecc., e poi breve pausa per il pranzo. Di solito, insieme ai catechisti mangiamo una pannocchia abbrustolita, della carne di antilope, veramente buona quando riescono a cacciarla, del burro e del latte. Momento di adorazione per noi e per chi vuole fermarsi nella piccola casa costruita che funge da Chiesa. Dopo questo visita ad alcune famiglie cattoliche del villaggio, poi catechesi per i futuri battezzandi, sono circa una ventina e infine ritorno a casa.
L’inizio è stato molto buono, anche se si mischiano insieme altre ragioni insieme a quella religiosa, come avere dei pozzi per l’acqua, un futuro mulino, la possibilità di lavorare … ma come da altre parti abbiamo sperimentato che la promozione umana va di pari passo all’annuncio della fede, sta a noi proporre nel giusto modo una e l’altra. Stiamo raccogliendo un po’ di materiale per proporre un futuro progetto nel villaggio: oltre ai pozzi, una chiesa dignitosa, la possibilità di incontri e catechesi, un asilo, un mulino, un orto comunitario… vedremo.
Altri villaggi, nelle medesima strada, hanno richiesto la nostra presenza: cinque attorno a Nyinenynang, e due molti km prima. Stiamo iniziando ad andare, a radunare i ragazzi, fare un po’ di oratorio; poi vedere se c’è qualche cattolico, formare una comunità… É un lavoro davvero bello iniziare una presenza della Chiesa, una comunità cristiana, portare l’annuncio di Gesù per la prima volta in alcuni villaggi.
 
Nel contempo, stiamo vivendo un periodo difficile perché la scarsità delle piogge ha rovinato in molte parti della regione il raccolto di grano, ed essendo quasi l’unico mezzo di sostentamento per la gente, sta portando ad una situazione di emergenza. Molta gente e dei rappresentanti di villaggi interi stanno venendo qui alla missione per chiedere da mangiare, soprattutto dalle suore di Madre Teresa, che hanno già mandato vari aiuti alimentari ai villaggi più in difficoltà. Il governo è pressoché assente e si muove molto lentamente. Non è ancora una situazione di piena emergenza, ma se non si fanno delle piccole scorte ora per tutti i mesi successivi, quando non pioverà fino alla prossima estate non ci sarà più cibo.
Sono problemi molto grandi e insieme stiamo cercando soluzioni o almeno aiuti alle soluzioni per poter sollevare un poco la vita soprattutto dei più poveri. Ogni giorno nella missione noi possiamo mangiare, dormire, avere acqua potabile, l’elettricità, il telefono, un lavoro, la S. Messa ogni giorno, vivere in pace… fino a che punto si può vivere la parola “condividere”, fino a che punto si può scendere dal nostro stile di vita per incontrare il povero?
 
Non basta essere in Africa, la chiamata che il Signore fa attraverso i poveri ad una condivisione, ad uno stile di vita semplice, libero dalle cose, attaccato realmente alla sorgente del vero amore di Gesù, a togliere tutto ciò che non serve per amare gli altri e Dio, è reale e urgente e bussa ogni giorno alla porta del cuore.
Il “fino a che punto” lo lasciamo decidere al Signore, ma oggi cerchiamo di fare il passo che ci è richiesto.
 
Un saluto affettuoso a tutti …  Ah… non vi ho ancora detto dell’incontro particolare con lo stregone di Nyinenynang, del perché i Nuer sono tutti alti 2 metri e della squadra di basket che vogliamo fare, del leone che abbiamo schivato per poco e di qualche altra avventura…! Tutto nella prossima news!
 
Ciao a tutti,
con affetto Abba Filippo
don Filippo Perin
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