Appena ieri abbiamo celebrato la solennità liturgica dell'Ascensione del Signore, in cui abbiamo contemplato nella fede l'ingresso definitivo del Risorto nella “gloria” del Padre; e oggi ci troviamo qui attorno alla Madre, in questa festa di Maria Ausiliatrice come gli apostoli al loro ritorno a Gerusalemme, “assidui e concordi nella preghiera, insieme con Maria, la madre di Gesù”.
del 25 maggio 2009Omelia per la Messa di Maria Ausiliatrice
At 1,12-14; Ef 1,3-6.11-12; Gv 19,25-27 
Appena ieri abbiamo celebrato la solennità liturgica dell’Ascensione del Signore, in cui abbiamo contemplato nella fede l’ingresso definitivo del Risorto nella “gloria” del Padre, alla quale ora anche noi abbiamo fiducia di aver “accesso” nella potenza dello Spirito Santo; e oggi ci troviamo qui attorno alla Madre, in questa festa di Maria Ausiliatrice come gli apostoli al loro ritorno a Gerusalemme, “assidui e concordi nella preghiera, insieme con Maria, la madre di Gesù”. Oggi la nostra cappella della comunità diviene un cenacolo dove Maria ci raduna, come madre nostra, per mantenerci uniti nella preghiera e nell’attesa dello Spirito, Lei, la “esperta dello Spirito”.
L’Ascensione di Cristo al cielo, ad opera del Padre, segna da una parte una conclusione, quella del percorso storico di Gesù sulla terra, e, dall’altra, un inizio, quello dello Spirito, che guiderà gli Apostoli e i credenti di tutti i tempi a rendergli testimonianza davanti a tutti gli uomini “fino agli estremi confini della terra” (At 1,8).
Anche se questa festa comporta un po’ di tristezza e di nostalgia perché siamo diventati ‘orfani’ di Gesù, senza poter godere della sua presenza come quando “percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità” (Mt 9,35), si tratta soprattutto di un avvenimento festoso perché, in virtù della legge di solidarietà che lega le membra al corpo, anche il “corpo” della nostra umanità è stato sublimato con il suo capo, Cristo nel giorno della sua Ascensione, e questa vincolazione si realizza già in questa fase terrena, “nella speranza” però del suo perfezionamento ultimo.
Ma Gesù non se ne è andato lasciandoci soli e senza compito. Innanzitutto ci ha lasciato sua Madre:
“Donna, ecco il tuo figlio!”, e ci ha promesso lo Spirito Santo, che renderà presente il Cristo con un coinvolgimento più profondo ed efficace, anche se misterioso, nella vita dei credenti. Siamo stati, dunque, affidati alle cure di una mamma, la mamma stessa di Gesù, che ci aiuterà a maturare come figli di Dio e discepoli del Cristo; e insieme ci è stato promessa l’assistenza divina dello Spirito, che sarà per noi “consolatore”, mantenendo viva e attiva la nostra attesa del Signore finché ritorni; “avvocato”, irrobustendoci nella lotta contro il mondo in quanto potere ostile a Dio e ai suoi, sì da non lasciarci sedurre dalla falsa trinità di idoli quali sono il danaro, il potere e il piacere; e “maestro”, ricordandoci ed insegnandoci tutto quanto Gesù ci ha detto nel suo Vangelo.
La Madre ce l’ha data sulla croce come ultimo e prezioso testamento: “Ecco la tua madre!”. Egli, che ci aveva già dato il Padre suo come padre nostro, ora ci da’ anche la madre. Pure sulla croce ci ha comunicato lo Spirito, che al momento di morire è stato “espirato” su Maria e sul discepolo amato, dando luogo alla nascita della Chiesa, anche se dopo la risurrezione lo comunicherà in modo esplicito nell’incontro con i discepoli quando “alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimettere i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23); e ancora in maniera più visibile lo farà nella Pentecoste quando lo effonderà come fiamme di fuoco che bruciano, purificano e consacrano, rendendo i discepoli testimoni credibili, coraggiosi, eloquenti del Signore Gesù e del suo Vangelo.
È stato appunto prima della sua partenza che Gesù ci ha promesso la forza del suo Spirito e ci ha lasciato tutto il mondo come campo di lavoro. Il Regno di Dio si estende a tutta la storia, e noi abbiamo ricevuto dal Signore Gesù il bellissimo e impegnativo compito di continuare la sua opera di rivelazione di Dio e della sua salvezza, essendo suoi testimoni, “fino agli estremi confini della terra”.
Il brano del Vangelo mostra Maria ai piedi della croce, che riceve il discepolo come figlio. La consegna di Maria, la madre di Ges√π, come madre nostra significa che i discepoli devono essere formati alla sua scuola, nella sua casa.
Ecco dunque Maria cui viene affidata l’umanità per renderla nuova attraverso il dinamismo dello Spirito. Ella, esperta nell’educare figli di Dio, compie meraviglie con coloro che – come il discepolo amato – la prendono nella loro casa, perché li porta ad assumere come progetto di vita il disegno di Dio, quello che ci è stato proclamato nella seconda lettura: “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.” L’elezione per essere santi e immacolati, la predestinazione ad essere figli adottivi di Dio, l’appello a diventare eredi in Cristo è il “sogno di Dio”, convertito in realtà da tanti uomini e donne che vi credono e raggiungono “una misura alta di vita cristiana ordinaria”.
Un’icona ne è la santità di Don Bosco, riconosciuta 75 anni fa con la sua canonizzazione, sui quali migliaia e migliaia di uomini hanno voluto modellare la propria vita. La maternità di Maria produce santità e la nostra filiazione si verifica appunto in essa. Ringraziamo perciò Maria che è stata madre, educatrice di santità di Don Bosco e, dietro le sue orme, educatrice di santità di tanti membri della nostra famiglia.
Ecco dunque Maria, cui viene affidata l’umanità per liberarla dal rischio di marcire e di scivolare in abissi di non-ritorno, come abbiamo visto nelle urtanti scene dei mille volti tragici della mancanza di dignità umana, calpestata, persa o rubata, che fanno vedere i limiti più bassi che può raggiungere l’uomo senza lo Spirito e senza la Madre, lasciato alle sue tendenze naturali e senza l’orientamento delle sue energie al bene. L’ingiustizia ha sempre una drammatica doppia faccia: rende inumani quelli che la esercitano, e disumanizza coloro che la subiscono. A Maria è stata affidata l’umanità, nelle sue braccia di mamma è stato deposto il corpo martoriato dei suoi figli. Perciò preghiamo Maria che intervenga attivamente in questa fase difficile della storia e salvi l’umanità della disfatta.
Oggi, in questo anno in cui celebriamo il 150 anniversario della nascita della nostra Congregazione, la festa di Maria Ausiliatrice ci offre l’opportunità di rivedere e rileggere la storia della Congregazione e concludere affermando come Don Bosco: “Maria lo ha fatto tutto”. Non posso non ricordare a questo punto la messa celebrata dal nostro caro padre il 16 agosto 1886, all’altare di Maria Ausiliatrice, nell’appena consacrata Basilica del Sacro Cuore, quando come in un film vide tutta la sua vita e pieno di commozione fino alle lacrime capì quanto la Madonna le aveva detto nel sogno sessantadue anni prima: “A suo tempo tutto lo comprenderai”.
 
Oggi noi siamo qui, ringraziando la Madonna insieme a lui. Vogliamo rinnovare il nostro affidamento a Lei e prenderLa con noi nella nostra casa. La preghiamo che continui ad esserci e madre e maestra e guidare la nostra Congregazione come finora con fedeltà dinamica a Don Bosco e ai giovani.
 
 
Roma – Casa Generalizia, 25 maggio 2009don Pascual Chávez Villanueva
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