«I teenagers scrivono meglio. Grazie agli sms». Studio dell'Università di Cambridge: struttura della frase e punteggiatura più curate rispetto a 20 anni fa. «L'analfabetismo di ritorno è un pregiudizio sbagliato»
del 06 novembre 2005
«Dove 6? xkè nn mi kiami? :-(». Ovvero: «Dove sei? Perché non mi chiami? Questo mi rende triste». Sigle, abbreviazioni, «faccine». E’ la scrittura degli ultimi anni, quella che usano i giovani e che viaggia soprattutto via sms. Genitori preoccupati e puristi della lingua inorriditi storcono il naso, convinti non solo che esprimersi in questo modo non sia accettabile, ma che questa abitudine provochi un vero e proprio analfabetismo di ritorno tra i ragazzi.
Eppure non è così. Addirittura è vero l’esatto contrario. Lo rivela, dati alla mano, un’indagine condotta a Cambridge e pubblicata anche dal Times secondo la quale gli attuali teenagers risultano «più bravi che mai» nella scrittura e nell’uso del linguaggio.
Il gruppo di ricercatori del Cambridge Assessment, il dipartimento dell’università che ha curato lo studio, ha preso in esame centinaia di prove scritte di candidati sedicenni, elaborate nel corso di esami pubblici che si sono tenuti nel 1980, nel 1993-94 e nel 2004. Dell’intero campione sono stati analizzati, per ogni fascia cronologica e in vista di un confronto finale, il lessico, l’ortografia, la punteggiatura, la struttura della frase e l’eventuale impiego di forme colloquiali. Il risultato è che i giovani inglesi impiegano oggi, dieci volte più che 25 anni fa, frasi informali, parole colloquiali, abbreviazioni da stenografi. Da qualche anno a Londra il compagno, «mate», si scrive «m8», «too» è diventato «2» e «you» una semplice «u». Ma si scrive meglio.
«Il vocabolario dei teenagers e la struttura della frase sono più ambiziose e anche l’accuratezza grafica è cresciuta», ha detto il coordinatore della ricerca, Alf Massey, secondo il quale i giovani di oggi sono «più consapevoli del bisogno di punteggiatura. L’uso di punti, lettere maiuscole, virgole, virgolette e punto e virgola è, in tutti i casi, migliorato». Tanto che «insegnanti e genitori dovrebbero esserne orgogliosi».
«Il risultato dell’indagine di Cambridge non mi stupisce», commenta Mirko Tavoni, professore ordinario di linguistica italiana e presidente del corso di laurea triennale in informatica umanistica dell’università di Pisa. «La prima impressione che si ricava oggi dai testi scritti degli studenti è che il livello medio sia mediocre. In realtà bisogna considerare che questo giudizio si formula su un numero di persone molto maggiore rispetto a vent’anni fa. Il livello medio è forse più basso, ma è aumentato il valore assoluto di persone che padroneggiano la lingua».
Per il professor Tavoni, inoltre, i nuovi mezzi tecnologici e informatici non hanno deteriorato la scrittura, ma ne hanno piuttosto incentivato la prassi. «Basta vedere blog e forum per comprendere che oggi scrive chi prima non lo avrebbe fatto».
Opinione condivisa anche dal professor Fabrizio Franceschini, docente di storia della lingua italiana all’università di Pisa e coordinatore di una ricerca sulla lingua dei giovani che coinvolge la Toscana occidentale e una parte della Liguria, con 2.500 ragazzi che hanno risposto alle domande di altrettanti questionari e con una banca dati in costruzione, «BaDaLì», che sarà disponibile online . Anche sulla scorta dei risultati di questa ricerca il professor Franceschini sostiene «che non c’è un impoverimento generale e che i giudizi generalizzanti sono sbagliati». Per quanto riguarda il lessico, ad esempio, sebbene i giovani di oggi manifestino una certa povertà in alcuni settori, come quello istituzionale, rivelano comunque una grande padronanza in altri ambiti (come quello tecnologico). Segno «di una creatività forte, di un’attività linguistica viva».
Alessia Rastelli
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