E finalmente sta arrivando la notte. I preparativi sono terminati, c'è sempre una ultima corsa da fare a qualche negozio. Abbiamo tenuto duro fino ad oggi per non scialare e magari, complice l'atmosfera, ci lasciamo andare a comprare un ultimo regalo inutile. Qualcuno forse ha pensato anche al festeggiato, tra i tanti panettoni, lustrini, pacchetti, regali, ha pensato che c'è un cuore che...
del 23 dicembre 2005
 
E finalmente sta arrivando la notte. I preparativi sono terminati, c’è sempre una ultima corsa da fare a qualche negozio. Abbiamo tenuto duro fino ad oggi per non scialare e magari, complice l’atmosfera, ci lasciamo andare a comprare un ultimo regalo inutile. Qualcuno forse ha pensato anche al festeggiato, tra i tanti panettoni, lustrini, pacchetti, regali, ha pensato che c’è un cuore che va preparato e un male che va estirpato dalla vita che spesso si è snodata nella distrazione, nella mediocrità, nel qualunquismo e si è andato a confessare. Che vado a dire?
Sono sempre le solite cose, i soliti comportamenti che non segnano la mia vita. Mi sembra di tornare al bambino a fare elenchi impossibili per concludere un dialogo che oggi trovo pesante, troppo invasivo nella mia esistenza. Qualcun altro invece si trova bisognoso di perdono, sa di avere una vita che non è all’altezza delle sue possibilità di bontà, gli brucia dentro qualche tradimento di sé e degli altri, gli ritorna alla mente l’offesa fatta e vorrebbe presentarsi a quella culla, con la vita meno smembrata e corrotta. La notte è sempre magica, è quella notte che unisce cielo e terra, la notte degli egoismi e della povertà, la notte in cui Giuseppe e Maria si devono adattare negli anfratti della roccia. C’è un bramo della Bibbia, il Cantico dei Cantici, che esalta questa corsa tra le rocce e l’innamorato che cerca la sua innamorata.
Ora l’innamorato è Dio, e colui che cerca l’uomo e va portare il sua amore, il suo dono, e quello che egli porta è un tenerissimo bambino. Dio cerca l’uomo e lo trova sempre distratto, sicuramente non è la stessa attenzione che pongono a Roma i maggiorenti, la gente, il popolo, alla nascita dell’imperatore Augusto. Là tutti si sono accorti; qui invece si accorge solo chi ha il cuore puro, o per lo meno, come noi, che abbiamo tanta nostalgia di averlo più pulito e più umano.
É la notte dei sentimenti. Non abbiamo paura dei sentimenti. É la notte delle debolezze di chi crede d’aver carattere, di chi sta sempre duro come una pietra e non cedere ad accoglienza di un dono, ma è anche la notte di chi vuol essere sicuro che c’è una speranza che non tramonta mai. Gesù, Figlio di  Dio l’Emmanuele, il Dio che sta con noi.
Ma dove lo trovo? 
mons. Domenico Sigalini
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