È una questione di coscienza

La città, il mondo visti dall'Arsenale della Pace sono una bellezza infinita. All'Arsenale c'è un pensiero forte, una spiritualità incarnata, un silenzio che fa pensare, che fa incontrare credenti e non credenti. Ci sono giovani che lavorano gratuitamente e stanno dando la vita con un sapore speciale, con il desiderio di cambiare un po' questo mondo, di cambiarlo davvero, in modo che finalmente pace, giustizia, libertà possano camminare insieme

È una questione di coscienza

da Quaderni Cannibali

del 19 gennaio 2009

La città, il mondo visti dall’Arsenale della Pace sono una bellezza infinita.

All’Arsenale c’è un pensiero forte, una spiritualità incarnata, un silenzio che fa pensare, che fa incontrare credenti e non credenti.

Ci sono giovani, tanti giovani, che lavorano gratuitamente e stanno dando la vita con un sapore speciale, con il desiderio di cambiare un po’ questo mondo, di cambiarlo davvero, in modo che finalmente pace, giustizia, libertà possano camminare insieme e la terra diventi accogliente per tutti, diventi madre. Abbiamo capito però che il nostro stare insieme, la nostra unità, non è diventare setta, non è diventare “solo noi”, è diventare un tutt’uno con Dio e con il mondo che Dio ci ha fatto incontrare.

 

 Se ci chiudiamo su noi stessi moriamo di asfissia. Non esistiamo per noi stessi!

E allora la stessa città, lo stesso mondo visti dall’Arsenale della Pace sono anche una tragedia che lascia senza respiro: ogni giorno, ogni notte ci troviamo ad accogliere donne, uomini, bambini che subiscono le peggiori infamie di questo mondo. 

 

Abbiamo scelto di lasciarci interpellare dal nostro tempo, di farlo entrare, di non chiuderci dietro un’etichetta, dietro un’ idea, di non barricarci dietro il “già fatto”.

Cerchiamo di condividere ciò che abbiamo con chi ha fame di cibo, di lavoro, di dignità. Cerchiamo di accogliere con amicizia, con affabilità, con rispetto italiani e immigrati, carcerati, donne perse, violate dalla vita, mamme con i loro bambini, profughi dai paesi in guerra, bambini ammalati con le loro famiglie. E anche i giovani, tanti giovani, oggi tra i più poveri perché hanno smarrito se stessi.

 

Alcune storie recenti, tra le mille raccolte negli ultimi anni, mi hanno inquietato pi√π del solito. Il mio animo che ha conosciuto questa inquietudine chiede speranza, chiede risposte.

 

1) L’ultima ragazza che abbiamo accolto è giovanissima. Arriva dalla Somalia ed è fuggita dalla guerra. È sbarcata a Lampedusa con le carrette del mare. Durante un combattimento è stata colpita dalle schegge di una bomba. Aveva dolore ad un occhio e all’ospedale il medico che l’ha visitata le ha spiegato che non avrebbe mai più recuperato la vista.

 

2) In Congo gli stupri sulle donne sono all’ordine del giorno. Chi riesce a fuggire arriva qui con il vuoto negli occhi. Ester è una di loro. È in Italia da poco più di un mese. Dopo dieci giorni passati alla stazione di Porta Susa in pieno dicembre, è arrivata all’Arsenale.

Parla solo il suo dialetto, lamenta dolori al basso ventre, l’accompagniamo all’ospedale: è incinta. In grembo porta un figlio di quelle violenze assurde.

Sceglie di tenere quel bambino, sceglie di dare alla luce il figlio della violenza per farlo diventare un figlio amato.

 

3) Una ragazza di 17 anni a Torino, proprio a Torino, vuole uscire fuori da un giro di schiavit√π e prostituzione. Viene torturata per mesi e scalpata. Ci sono pi√π schiavi oggi nel mondo in cui viviamo che al tempo della schiavit√π..

 

4) La polizia una notte ci porta una donna e i suoi due figli picchiati e buttati in strada da un uomo che è marito e padre. Li accogliamo. Passa qualche giorno e un volontario richiamato dalle urla della madre assiste a una scena pazzesca: i due figli di nove e undici anni si accaniscono contro la donna colpendola ripetutamente al volto con una violenza indescrivibile. Il più grande dice al più piccolo: “Le donne si trattano così, come ci ha insegnato nostro padre”. Mentre il volontario cercava di contenere la sua rabbia, il più grande continuava a ripetere “Che me ne frega! Tanto io da grande farò il kamikaze”.

 

5) Una domenica sera un giudice ci chiede di ospitare un uomo che, nel tentativo di proteggere la moglie e la figlia dalla violenza del figlio psicopatico, lo ha ucciso.

Il giudice non ha voluto trattarlo come un assassino perché ha capito che nel cuore di quel padre non c’era volontà di uccidere il figlio ma anzi cercava di proteggerlo da se stesso e di proteggere il resto della famiglia, così ci ha chiesto di ospitarlo all’Arsenale.

Ha passato con noi il tempo della detenzione cercando di ricucire il tessuto spezzato della sua vita e dei suoi legami.

 

Sono solo alcune storie, ma ce ne sono tante, tantissime. Queste storie sono un appello. Chi lo raccoglie? Chi lo vuole ascoltare? Chi accetta di lasciarsi guardare in faccia da questi volti e lasciarsi mettere in discussione? Queste persone non le vediamo, non le riconosciamo perché, come scrive san Paolo (1Tm1,5), “la carità nasce da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera”. L’altro, l’altro che ha bisogno, lo riconosciamo solo quando le coscienze sono limpide. E oggi non è così. 

La nostra Italia è un paese in decadenza come tutto l’occidente. Ma la decadenza ha una causa: aver abbandonato la propria coscienza e aver invece dato spazio all’avidità, al potere usato a scopi personali per arricchirsi, al miraggio che la politica di ogni schieramento permette di avere soldi e privilegi, di raccomandare e piazzare i propri …

Da pi√π parti si sente parlare di questione morale.

Morale: chi ha l’autorevolezza per usare questa parola? Tanti che sono preposti a vigilare, denunciare, governare - giudici, giornalisti, predicatori - non lo fanno quasi mai, per cui in tante tantissime situazioni dirigenti immorali, magari anche incapaci, hanno occupato poltrone di enti pubblici o privati e dopo pochi anni, hanno ottenuto miliardi di liquidazione, pensioni illogiche. Questo non è qualunquismo, è la realtà.

Ma abbiamo anche noi una parte di responsabilità per aver accettato queste illusioni, per esserci lasciati diseducare senza reagire da tanti programmi televisivi che ci hanno tolto la criticità e ci hanno addormentato. I maestri più ascoltati sono uomini e donne di spettacolo che il più delle volte ci fanno passare per normale ciò che normale non è.

Le coscienze sempre pi√π annebbiate non sono pi√π in grado di arginare questo declino.

Ma l’oggi è ancora per un po’ di tempo nelle nostre mani.

 

Chi può aiutarci ad arrestare questo declino?

Noi abbiamo speranza. Abbiamo fiducia nell’uomo che riscopre le sue potenzialità di bene, la sua libertà di sottomettersi con gioia al bene comune, che vive l’appassionata ricerca della verità. Abbiamo fiducia nell’uomo che sa riconoscersi creatura e parte di un’unica umanità e si adopera perché ci sia un solo mondo nella pace. Abbiamo fiducia nell’uomo che crede nella vita e nel diritto di tutti a vivere una vita piena di dignità, dal concepimento alla morte. Abbiamo fiducia nell’uomo che si assume le proprie responsabilità, nella convinzione che 'la pace conviene', che 'la reciprocità e il dialogo sono nomi della pace', che bisogna 'farsi gli affari degli altri', che 'prima gli altri poi noi', che 'la luce annulla il buio', che 'comincio io'.

 

In nome di questa fiducia ci rivolgiamo alle coscienze delle donne e degli uomini di buona volontà, inseriti in ogni ambito della società civile.

 

Ci rivolgiamo al mondo finanziario, all’imprenditoria, alla politica, alla società e chiediamo un cambiamento, cominciando dall’ effettiva sobrietà nel guadagno.

Siamo convinti che l’avidità e la superbia possano essere “perdonate” solamente se restituiscono ciò che hanno preso in più, solamente se si mettono a servizio della gente con iniziative che non abbiano il sapore amaro dell’elemosina, ma il respiro della giustizia e del bene comune.

Chiediamo poi che in ogni banca, in ogni fondazione e impresa finanziaria ci sia un comitato etico realmente funzionante - composto anche da giovani impegnati nel settore del non profit e del volontariato – che svolga un ruolo di sorveglianza.

Troppe volte i soldi sono diventati un “crimine contro l’umanità”.

Non vogliamo “banche armate”, banche che finanzino armi, pornografia, inquinamento e sfruttamento indiscriminato dell’ambiente, ideologie che vanno contro l’uomo e la vita.

Ho conosciuto “grandi” che mi hanno dimostrato che si è “grandi” proprio perché si è onesti. Pur avendo delle cariche importanti, la prima cosa che dicevano era: “Posso servire?”.

 

Ci rivolgiamo ai giovani. Voi ragazzi dove siete, dove state andando? Pensate solo al vostro ragazzo, alla vostra ragazza che per un momento è il sogno della vostra vita e dopo tre mesi lo cambiate?  

Voi sapete che siete i più poveri in assoluto, gli ultimi degli ultimi? Ma è anche causa vostra! Il mondo degli adulti ha la colpa maggiore, ma se uno passa con il rosso, io posso decidere di non passare!

Davanti alle cose infami di questo mondo la vita di questa casa è cambiata mille volte. Ogni volta con la volontà di diventare più indomabili; noi giovani dobbiamo diventare indomabili dobbiamo riprenderci la verginità, dobbiamo riprenderci il candore perché se non ti riprendi l’uno e l’altro non diventi tosto, diventi merce e troverai sempre qualcuno che ti compra.

Dobbiamo sapere che questo mondo vuole comprare tutto e tutti. Noi dovremmo portare un cartello attaccato addosso: INCOMPRABILE! NON SONO IN VENDITA, non sono comprabile. Se noi non ci vendiamo l’offerta calerà. Riappropriatevi della vostra vita! Voi giovani potete essere determinanti!

 

Il potere si può cambiare ma bisogna farlo diventare servizio, una novità

Riappropriatevi dei vostri sogni ! Non ci sarà mai posto per i sogni se ci facciamo fermare dalle “gioie di un letto”, non ci sarà mai posto per i sogni se non sono più capace di indignarmi. Non ci sarà mai spazio per i sogni se non imparo a dire dei no, se non cerco qualcuno con cui confrontarmi. Non ci sarà mai posto per i sogni se non cercherò Dio con tutte le mie forze fregandomene per tutti gli scandali che danno uomini apparentemente di Dio.

In questo periodo il tema dell’economia sta catalizzando l’attenzione di tutti. Ma l’Arsenale della Pace vuole riportare l’attenzione sui giovani, perché sono i giovani il vero “patrimonio”, sono loro il patrimonio dell’umanità”. Non possiamo accettare che tanti giovani si mettano fuori gioco da soli, o vivano in un’indifferenza voluta dal “potere”, che impedisce loro di pensare.

Se gettate le vostre energie nella droga e nei non valori, non avrete più forza per i valori, non avrete più forza per desiderare di cambiare un po’ voi stessi e un po’ questo mondo.

I giovani, anche quei giovani che sono considerati persi, che non sono considerati, che sono considerati finiti possono diventare costruttori di pace, maestri di altri giovani nel fare il bene.

 

Ci rivolgiamo a noi cristiani.

Possiamo essere determinanti, se smettiamo di essere del mondo e torniamo all’essenza della nostra fede.

Oggi che differenza passa tra uno che è cristiano e gli altri? Cosa vuol dire oggi per la coscienza dei cristiani “non rubare” o “non giurare il falso”?

Gesù è venuto ad allargare la coscienza di chi lo segue, all’amore per il prossimo, al perdono del nemico… Ma cosa hanno cambiato queste parole nella nostra vita?

E credete che a un non credente un cristiano vero che non ruba, che non uccide, che non mente… non piaccia?

 

La luce annulla il buio.

Torno a pensare che nei momenti ultimi e difficili possa nascere il meglio, finalmente il meglio.

Da adesso in poi riprendiamoci la nostra vita in mano. C’è bisogno di silenzio e di donne e uomini che fanno dei fatti per abolire tutte quelle ingiustizie che sono alla nostra portata.

Ci riusciremo nella misura in cui nel nostro cuore ci crediamo veramente.

Siamo ad un appuntamento con Dio, con la storia. Cerchiamo di non perderlo.

 

Ernesto Olivero

http://www.giovanipace.org

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