“Educhiamo con il cuore di don Bosco” è la strenna del Rettor Maggiore di quest'anno, che ci invita a riflettere sul nostro modo di essere educatori. In questa nuova rubrica vogliamo riprendere i tre aspetti che caratterizzano il nostro modo di educate, il sistema preventivo: la Ragione, la Religione e l'Amorevolezza .
del 19 dicembre 2007
Il Sistema Preventivo, utilizzato da don Bosco nell’educazione dei giovani, possiede il carattere di una “vera esperienza spirituale”  che si esprime in un amore che si dona gratuitamente, attingendo alla carità di Dio che previene ogni creatura con la sua Provvidenza, l’accompagna con la sua presenza e la salva donando la vita”. Sin dall’inizio della sua esistenza, don Bosco si lasciò guidare da un unico desiderio, quello di consacrare tutta la vita al bene dei giovani. L’azione educativa salesiana, perciò, coinvolge in un’unica esperienza vitale e totalizzante sia l’educatore che l’educando, collocando l’esistenza di entrambi nel vasto orizzonte della vita cristiana compresa come dono e come compito.
La prevenzione ha, per Don Bosco, un carattere fondamentalmente positivo: propone mete da raggiungere, vuole che il giovane, che “non è per sé stesso d’indole perversa”, faccia l’esperienza del bene e soprattutto del vero Bene, cioè l’incontro con Gesù. Il suo è un atteggiamento che suppone nell’educatore la capacità di assumersi la responsabilità di indicare mete ragionevolmente impegnative, accompagnare lungo strade e percorsi rischiosi, garantire il rientro in caso di eventuali scacchi e fallimenti.
Ecco allora le parole cardine:
Ragione: che diventa ragionevolezza nelle richieste e nelle norme
Religione: intesa come sviluppo del senso di Dio e incontro con Lui.
Amorevolezza: che diventa amore educativo che crea rapporto.
 
Nel Sistema Preventivo di Don Bosco la ragione ha una funzione simile al “cardine” di una porta: se cigola si sente subito un certo disturbo diffuso, cosi è anche nell’organizzazione educativa, se non funzione a dovere la “ragione”. Ad un assistente Don Bosco dice: ”Lasciati guidar sempre dalla ragione e non dalla passione” (Memorie Biografiche). Lo stile educativo di Don Bosco è tutto permeato di ragione. Ragione significa, anzitutto, razionalità, guida degli animi con la chiarezza delle idee e della verità e non mediante la suggestione o la pressione emotiva e sentimentale..
 Ragione, “ragionevolezza”, nella concezione vissuta da Don Bosco è anche buon senso, semplicità, fuga da ogni artificio e da ogni “montatura”. Essere ragionevoli educativamente significa, allora, evitare stranezze, artifici, complicazioni. In tutte le cose Don Bosco è ragionevole, non solo, ma vuole che i suoi educandi afferrino la ragionevolezza di ciò che si chiede, né vuole che per motivi legittimi spirituali si comandino cose irragionevoli. Il metodo di Don Bosco è il metodo della ragionevolezza, della naturalezza più perfetta.
Don Giovanni Turchi attesta: “Don Bosco educava i giovani e li portava al bene colla persuasione e quelli lo facevano con trasporto di gioia” (Memorie Biografiche). Scegliendo la ragione, Don Bosco si colloca chiaramente nell'alveo dell’ “umanesimo cristiano” di S. Francesco di Sales suo patrono. Questa opzione mette in evidenza una prospettiva molto cara a Don Bosco, quella storica: ogni soggetto che intraprende un processo educativo va collocato dentro una condizione storica personale e comunitaria; va colto con tutto il peso della realtà che lo circonda. La pedagogia contemporanea mette al centro di ogni processo educativo la persona, che non è però sola ma vive con gli altri. Il soggetto dell'educazione quindi è l'educando stesso e nel rapporto con gli adulti-educatori fa esperienza di vera libertà ed impara a costruire il suo avvenire. Ogni influenza che riceve ricade nella sfera degli inviti, delle possibilità, delle proposte. Nello spazio del suo ESSERE PERSONALE vengono recepite delle proposte e respinte delle altre. L'incontro armonioso tra i valori che presenta l'educatore e le energie insite nell'educando, fa scaturire la realizzazione della personalità, in un contesto, in una storia, in relazioni profonde e feconde…. Solo così c’è vera educazione. Ad un giornalista (25 aprile 1884) che gli chiedeva quale fosse il suo sistema educativo, Don Bosco rispose: “Semplicissimo; lasciare ai giovani piena libertà di parlare di cose che loro maggiormente aggradano. Il punto sta di scoprire in essi i germi delle loro buone disposizioni e procurare di svilupparli. E poiché ognuno fa con piacere soltanto quello che sa di poter fare, io mi regolo con questo principio ed i miei allievi lavorano tutti non solo con attività, ma con amore” (Memorie Biografiche).
 Il principio del primato dell'educando nel processo educativo, risulta così evidente nell'arte educativa di Don Bosco. La definizione stessa del “Sistema preventivo” di Don Bosco, mostra la più sollecita ed attenta preoccupazione per le persone. La Ragione appella direttamente alla coscienza ed attende la risposta libera e personale di ognuno. Lo stile educativo di Don Bosco fortemente personalizzante ed individualizzato (esempio è la “parolina all'orecchio”) rifugge dai consensi anonimi e collettivi e chiama invece all'adesione consapevole e personale del singolo. Per questo si dice che - Don Bosco è instancabile propugnatore e realizzatore di una educazione fortemente “personalizzata” -.
La “ragione” vista dalla parte dell'educatore è quindi fondamentalmente
RAGIONEVOLEZZA: cioè “Quel necessario spazio di comprensione, di dialogo e di pazienza inalterabile in cui trova spazio il non facile esercizio della razionalità” (Memorie biografiche); PRUDENZA CRISTIANA: la ragione indica i valori del bene, gli obiettivi da raggiungere; i mezzi necessari a creare il clima e le modalità per l'intervento educativo;
CRITERIO NORMATIVO DEL RAPPORTO: nel processo educativo interagiscono la libertà dell'educando. il suo futuro, l'inserimento progressivo nelle responsabilità civili e sociali che la vita richiede a ciascuno;
La “ragione” vista dalla parte dell'educando è fondamentalmente
GIOIA DI VIVERE: l’ottimismo non è chiudere gli occhi ai problemi della vita, ma guardare con fiducia al futuro;
IMPEGNO RESPONSABILE: il richiamo allo studio. al lavoro. alla saggezza, alla condivisione; ACCOGLIENZA DEL NUOVO: che non è chiusura ma disponibilità a prospettive superiori.
La persona-educando è in questo modo fortemente orientata verso il vero, il bello, il bene. La concezione cristiana riconosce che nel processo educativo c'è un reale passaggio dal meno al più, dall'immaturità alla maturità. Ci troviamo di fronte ad una concezione realistico-ottimistica della capacità umana.
In Don Bosco questa triplice dimensione umana informa tutto il suo stile educativo:
 
- lo studio, quindi la ricerca della verità (verum);
- l'allegria, lo sport, la gioia, la contemplazione, quindi la ricerca della bellezza (bello)
- l'onestà, la sincerità, la santità, quindi la ricerca della bontà (bene)
ed è costantemente presente nella sua pedagogia “...sempre abbiate presente lo scopo di questa congregazione, diceva ai suoi direttori, che è di istruire la gioventù, ed in generale il nostro prossimo, nelle arti e nelle scienze e più nella Religione, cioè, in una parola, la salvezza delle anime, la santità” (Memorie Biografiche).
Giovannella Signoretto
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