EYES WIDE SHUT

Kubrick si getta decisamente nell'inconscio e nei desideri nascosti della coppia contemporanea, riuscendo a disegnare un ritratto che coniuga paure e speranze, ansia di trasgressione e senso di colpa. Ma l'ossessione amorosa, dopo la paura e la follia, arriva alla conclusione che la soluzione è possibile trovarla soltanto nell'unità familiare...

EYES WIDE SHUT

da Quaderni Cannibali

del 24 novembre 2005

Regia: Stanley Kubrick

Interpreti: Tom Cruise, Nicole Kidman, Sidney Pollack

Origine: Gran Bretagna 1999

Durata: 159’

 

 

William Hartford, medico di successo, e sua moglie Alice formano una coppia all’apparenza soddisfatta e senza problemi. Una sera vanno ad una festa a casa di amici, e qui Alice viene corteggiata con insistenza da un ungherese dai modi eleganti e suadenti, che cerca di sedurla, nonostante lei proclami il suo essere moglie e madre felice. Tornati a casa, William e Alice cominciano a parlare dell’accaduto, lui dice a lei di avere visto tutto, lei dice di aver aspettato invano che lui arrivasse a toglierla da quella situazione e di aver visto che invece era in compagnia di attraenti ragazze che lo circondavano per trarne qualche vantaggio. Quindi William esce per andare a rendere omaggio ad un paziente morto da poco, e a consolare la figlia. Al momento di congedarlo, la ragazza lo bacia dicendo di essere da sempre innamorata di lui. Turbato, William non torna subito a casa, cammina, si lascia convincere da una donna sul marciapiede, la segue ma poi, a casa di lei, rinuncia, e va via. Ma ormai William è ossessionato dall’idea che Alice possa avere rapporti con altri uomini e nel tentativo di superare questa ossessione si lascia irretire da una serie di situazioni che lo portano a raggiungere un amico pianista ingaggiato per suonare in una strana festa. William si trova così coinvolto in una successione di riti, dove persone coperte da una maschera sono impegnate in rapporti e accoppiamenti che mettono William in una condizione di paura e di soggezione. Psicologicamente terrorizzato, l’uomo fugge, torna a casa, vede la moglie che dorme e, accanto a lei, una maschera, uguale a quelle indossate alla ‘festa’. L’incubo allora si fa più acuto. Il giorno seguente, William e Alice si confidano le rispettive paure e incertezze. Alice interviene decisamente: la coppia deve scacciare quei pensieri, ritrovando in se stessa il senso del proprio arricchimento e del proprio equilibro psicofisico.

 

Hanno detto del film

“Eyes wide shut” è un viaggio nell’immaginario della sessualità, nella gelosia, nell’infedeltà, dove l’eros e l’ossessione del desiderio trovano la loro corrispondenza in thanatos, nella morte, e dove il ritorno alla realtà coincide con il ritorno alla normalità. Kubrick si getta decisamente nell’inconscio e nei desideri della coppia contemporanea, riuscendo a disegnare un ritratto che coniuga paure e speranze, ansia di trasgressione e senso di colpa.(...) Certo il racconto è al tempo stesso di evidente lettura e di non facile divulgazione: ci sono molti riferimenti letterari e in genere il film ha un tono ‘colto’ che lo rende tutt’altro che aperto ad un’ampia fruizione popolare.”

(Segnalazioni cinematografiche, vol.128, 1999)

 

La sensazione liberatoria è che il film di Kubrick, stupidamente contrabbandato dai suoi produttori come trasgressivo e sporcaccione, alla fine suggerisca di sottrarsi all’immensa orda di pornoerotismo mercantile che invade il cinema, anche quello cosiddetto d’autore, l’editoria, l’alta moda, la pubblicità per grandi e piccini, la stampa (anche la più seria), riscoprendo l’amore coniugale, la tenerezza e l’intimità di coppia, l’immaginazione amorosa. Per poter tornare a fare l’amore con gusto, soddisfazione, felicità, semplicemente, in famiglia.

(Natalia Aspesi, La Repubblica,)

 

Kubrick si getta decisamente nell’inconscio e nei desideri nascosti della coppia contemporanea, riuscendo a disegnare un ritratto che coniuga paure e speranze, ansia di trasgressione e senso di colpa. (…) Ma l’ossessione amorosa, dopo la paura e la follia, arriva alla conclusione che la soluzione è possibile trovarla soltanto nell’unità familiare.

(Commissione Nazionale Valutazione Film)

 

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