Fenomeno che ci stupirà. Oggi parla più di prima. Di Andrea Riccardi

Sì, Giovanni Paolo II è stato proprio un maestro di umanità a partire dalla genuina comunicazione del Vangelo. Per questo oggi tanti si sentono orfani. La folla che si fa attorno alle sue spoglie dice che questo Papa è stato un padre. Giovanni Paolo II ha risposto alla sete di paternità...

Fenomeno che ci stupirà. Oggi parla più di prima. Di Andrea Riccardi

da Teologo Borèl

del 05 aprile 2005

 

Giovanni Paolo II parla ancora, e in modo fragoroso, nonostante il silenzio e il distacco imposti dalla morte. Non ci fa velo qui l’affezione personale. È l’evidenza della realtà a rivelarlo. Già le sue ultime ore di vita sono state accompagnate da una grande folla partecipe nelle adiacenze di piazza San Pietro. Tanti, inoltre, e in tutto il mondo, hanno seguito quegli stessi ultimi istanti. E ora in tanti si apprestano a venire a Roma per rendere omaggio alla sua salma, affidargli di persona il loro estremo saluto, o addirittura per essere presenti al funerale. La misura di questa partecipazione è già oltre ogni generosa previsione, e va al di là dei confini della Chiesa cattolica o dei 'simpatizzanti' di Wojtyla.

 

Ma perché questo Papa è riuscito a toccare tanta gente? Azzardiamo una risposta: egli è stato il Papa dell’incontro. Non interessano qui i record, conta capire un fenomeno. Giovanni Paolo II ha visto milioni di persone, ha loro parlato, in molti casi ha stretto la loro mano, le ha ascoltate, le ha toccate. Uomini e donne di tutti i tipi e di ogni provenienza si scopre che hanno oggi un ricordo 'personale' di questo Papa, una parola detta che loro hanno sentito rivolta in particolare a se stessi, un atteggiamento che li ha colpiti e che loro hanno elaborato, un’espressione, un gesto. Non è poco, scusate. Karol Wojtyla ha 'perso' tanto del suo tempo ad incontrare gli uomini e le donne. Forse, nel mondo, è il personaggio che in assoluto è stato visto dal numero più vasto di persone. Le ha incontrate dentro gli scenari più diversi. Ha visitato le parrocchie e le comunità di Roma. E Roma, da sempre avvezza ai grandi, si sa, è entusiasmabile a fatica, e tuttavia, proprio Roma, ha risposto con una grande commozione. Oltre Roma, c’è il mondo intero a testimoniarlo. Il Papa non ha incontrato tanti per populismo o demagogia, ma ha incarnato con passione la figura del pastore. Non per nulla aveva il culto e il gusto di ogni frammento di umanità. E questa umanità si è ora ricomposta attorno a lui. Sapevamo della sua grande popolarità, che è andata aumentando negli ultimi anni, ma non pensavamo che davvero tanta gente lo amasse così.

 

Il Papa però non ha suscitato una così grande unità attorno a sé, svendendo i contenuti del proprio messaggio. L’unità non è stata raggiunta con sintesi vaghe. Giovanni Paolo II è stato il testimone del Vangelo, senza aggiunte e senza riduzioni. Ma proprio per questo, per questa sua parresia, ha mostrato come i cristiani possono servire l’unità delle genti. Tanti, dicevamo, lo hanno ascoltato. E hanno visto in lui un maestro di umanità pur se non condividevano il suo messaggio o avevano altre posizioni ideologiche. Sì, Giovanni Paolo II è stato proprio un maestro di umanità a partire dalla genuina comunicazione del Vangelo.

 

Per questo oggi tanti si sentono orfani. La folla che si fa attorno alle sue spoglie dice che questo Papa è stato un padre. Giovanni Paolo II ha risposto alla sete di paternità, che è una domanda profonda degli uomini del nostro tempo: avere un padre ed essere fratelli, nonostante le differenze, il retaggio della storia, il peso delle distanze. Oggi, attorno a Giovanni Paolo II, sgorga libera e forte una domanda di paternità, incomprimibile nelle differenti identità o istituzioni.

 

L’albero antico della Chiesa cattolica, su cui si sono abbattuti tanti fulmini della storia, si rivela ancora una pianta santa, che ha dato per frutto la vita e la testimonianza di Giovanni Paolo II. In queste ore, amiamo di più la Chiesa e ci stringiamo attorno a lei. Essa appare come un albero secolare piantato nel mondo, quasi l’antico ulivo nel giardino del Getsemani, testimone di tanto soffrire, di tanto pregare, di tanto sperare. È germinato da quest’albero un frutto prezioso: un padre e un profeta del nostro tempo. Giovanni Paolo II ci insegna ad amare di più la Chiesa. E ci mostra quanto sia preziosa, questa, per gli uomini.

Gliene siamo grati, per averci invitato e indicato a servire l’unità del genere umano con il Vangelo.

Andrea Riccardi

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