Mercoledì mattina, a Baghdad, un “kamikaze” si è lanciato con la sua auto-bomba contro un convoglio statunitense che stava distribuendo dolci a dei bambini. Sono morti stringendo ancora tra le mani le barrette di cioccolato appena ricevute in regalo i trentadue bambini dilaniati...
del 15 luglio 2005
 Sono morti stringendo ancora tra le mani le barrette di cioccolato appena ricevute in regalo i trentadue bambini dilaniati ieri a Baghdad. Nella capitale irachena si assiste quotidianamente ad un 'repertorio' di follia che non esita a mietere vittime tra i più piccoli, tra quei bambini, cioè, che dovrebbero garantire un futuro al martoriato Paese e che, invece, i terroristi non esitano a sacrificare al loro vuoto fanatismo. È un destino di sofferenza e di morte che oggi accomuna i bambini di Baghdad ai loro coetanei di altre parti del mondo.
Quasi ovunque, ad eccezione di una manciata di Nazioni, ci sono bambini che devono stare attenti a non saltare su una mina o a non essere rapiti per dover poi combattere. In tutto il mondo ci sono bambini che devono preoccuparsi di elemosinare qualcosa da mangiare o che devono lavorare per aiutare le poverissime famiglie. L'Africa, ogni giorno, è teatro di una serie di eventi tragici e luttuosi che quasi mai trovano spazio nelle pagine dei giornali. Anche qui, proprio come a Baghdad, sono i bambini a pagare per primi.
Solo ieri le Nazioni Unite hanno lanciato un nuovo allarme - peraltro non ripreso dai grandi mezzi di comunicazione - in cui si denuncia la crisi alimentare che sta colpendo il Niger e mettendo a rischio la vita di 800.000 bambini. Secondo fonti dell'Onu 'la situazione è di estrema gravità' anche per l'atteggiamento della comunità internazionale che ha dato una risposta 'totalmente insufficiente' di fronte alla tragedia. Nel Niger, sia detto per inciso, è in corso la peggiore crisi alimentare degli ultimi quindici anni. Per alleviare la fame di oltre un milione di persone, secondo il Programma alimentare mondiale, servono urgentemente 12 milioni di dollari. I bambini di Baghdad e i bambini del Niger, come tanti altri piccoli in moltissimi Paesi, vedono oggi negato il più fondamentale dei diritti, il diritto di crescere, di diventare adulti. Ad impedirglielo non sono solo la guerra od il terrorismo, ma anche scelte politiche che ancora escludono interi Paesi - soprattutto africani - dal contesto economico mondiale, riducendo quelle popolazioni alla fame. In tutti i casi, a Baghdad come in Niger, sono i bambini - per definizione i più deboli e i più esposti - a dover pagare il prezzo delle scelte sbagliate, o peggio antiumane, fatte dagli adulti, a dover recare le ferite più profonde. Sono ferite che difficilmente si rimargineranno, inferte al futuro del mondo.
 
 
Unanime sdegno per la strage di Baghdad
 
Profondo sdegno è stato espresso dalla comunità internazionale per la strage dei bambini ieri a Baghdad (il bilancio dei bimbi uccisi è salito a 32). Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è detto 'scioccato e scandalizzato'. In una dichiarazione diffusa a New York dal suo portavoce, Stephane Dujarric, Annan condanna 'nel termini più forti possibili questo insensato atto di violenza', ricordando che attentati di questo tipo non hanno nessun tipo di giustificazione. Nella dichiarazione si legge:  'Non può esservi giustificazione per un deliberato attacco ai civili, soprattutto se si tratta di bambini, la nostra speranza per il futuro'.
Ferma condanna per quanto accaduto ieri mattina a Baghdad è stata espressa da 'Save the Children'. 'Si tratta - sottolinea l'organizzazione - di un atto vile, che colpisce chi è più indifeso e che evidenzia le difficili condizioni in cui continuano a trovarsi migliaia di minori iracheni, esposti quotidianamente al rischio di perdere la vita o comunque di vedere drammaticamente compromessi i loro diritti fondamentali a causa di una persistente guerra'
'Per questi minori - prosegue l'organizzazione - è sempre dietro l'angolo la possibilità di rimanere feriti a causa di una mina, di essere rapiti, di subire violenza, di non poter andare a scuola perché molte strutture scolastiche sono chiuse o è pericoloso recarvisi'. 'Save the Children' ha chiesto poi alla comunità internazionale 'di mobilitarsi ai massimi livelli per stabilire la pace e la democrazia in Iraq'.
Questa mattina cinque persone sono rimaste ferite nel doppio attentato dinamitardo compiuto a Baghdad:  poco dopo l'esplosione di un'autobomba di fronte ad un posto di blocco all'ingresso della cosiddetta 'Zona verde', a cento metri di distanza un 'kamikaze' si è fatto saltare in aria. Successivamente la polizia - riferisce l'agenzia di stampa 'Adnkronos' - ha arrestato una persona con indosso una cintura esplosiva.
Reclutavano aspiranti 'kamikaze' in Iraq via Siria 'per combattere le truppe Usa ed i soldati iracheni':  è questa l'accusa che le autorità giordane hanno formulato nei riguardi di un gruppo di sette uomini sgominato in Giordania. Lo ha riferito, ieri, la stampa locale.
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