Questa festa sembra un'assurdità, se non si approfondisce il senso delle parole di San Paolo all'interno della liturgia odierna. Come non ricordare che la croce era il patibolo più infame dell'epoca e che solo i malfattori della peggior risma venivano condannati a morire in croce? Solo nel penetrare l'autentica 'follia dell'amore di Dio'...
del 14 settembre 2005
Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce'
 
Come vivere questa Parola?
Questa festa sembra un'assurdità, se non si approfondisce il senso delle parole di San Paolo all'interno della liturgia odierna. Come non ricordare che la croce era il patibolo più infame dell'epoca e che solo i malfattori della peggior risma venivano condannati a morire in croce? Solo nel penetrare l'autentica 'follia dell'amore di Dio' che, facendosi uomo come noi 'si fece obbediente fino alla morte e morte di croce' possiamo capire perché si parla di un'esaltazione della croce.
Sì, la festa di oggi costituisce la grazia di poter penetrare un po' in questa 'follia d'amore', e ci consente di capire che, in fondo, l'unica vera risposta al mistero del male e del dolore che così spesso ci tocca da vicino, è proprio la croce del Signore. Su di essa è stato appeso e distrutto –come dice altrove S.Paolo– il documento della nostra condanna per il nostro peccato. Ma c'è di più! A volte il cuore grida davanti al dolore degl'innocenti: 'Perché –ti viene da urlare- Dio lo permette, perché non mette un argine al male e al dolore, almeno a quello dei bambini, dei non-colpevoli?'. Ecco, c'è una luce, una sola risposta di luce. Anche se nascosta e intenta a cercare le silenziose vie dell'interiorità. 'Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito'. 'Gesù è diventato come il serpente che Mosè aveva comandato di innalzare nel deserto. E' diventato Lui stesso l'immagine del male, l'immagine della sofferenza e, nello stesso tempo, il rimedio della sofferenza e del male per il grande amore con cui Dio ci ha amato' (A. Vanhoye)
 
Oggi, nella mia pausa contemplativa, chiedo allo Spirito Santo di mettermi in discussione. Sono forse di quelli che identificano la propria sofferenza con l'obbligo di portare la croce e vivono una schiacciante rassegnazione? O sono di quelli che non finiscono di colpevolizzare Dio perché – dicono - non finisce di mandarci le croci?
 
Signore Ges√π, risveglia il mio cuore a capire che la croce tu l'hai voluta. Per te l'hai voluta! E ci sei morto sopra per salvare me. Dammi di capire che il mio soffrire, se lo unisco alla tua croce, diventa un tesoro prezioso.
 
La voce di un iconografo del nostro tempo
Il suo corpo in croce, beato e dolente, ha spalancato le braccia per accogliere e portare in cielo tutti coloro che si lasciano attirare da Lui.
Antonio Bongiorno
Eremo San Biagio
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