San Francesco di Sales appare maestro di ascesi, padre spirituale, accompagnatore del cristiano impegnato che vuole diventare sempre più devoto nell'amare Dio e il prossimo con tutto il cuore. Egli parte dal vissuto, dall'esperienza, mostrando “la via sicura ed agevole alla perfezione cristiana”. La santità è «perfettamente conciliabile con ogni sorta di condizione della vita civile».
del 24 gennaio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Quali circostanze hanno spinto SFS a scrivere l’Introduzione alla vita devota, il più noto dei suoi scritti? Quale influsso ha avuto? Nota come «Filotea» (personaggio a cui l’autore s’indirizza), l’opera, che ha un tono soave, rispettoso ma familiare, si presenta come un dialogo fra un direttore spirituale e la persona che a lui si affida. Infatti ha la sua origine dalla corrispondenza che SFS intrattenne con Louise de Charmoisy (1586‐1645). Questa mostrò le lettere ricevute al gesuita Jean Fouier, il quale convinse Francesco a riprenderle in un libro spirituale da divulgare fra la gente. SFS, che già da tempo pensava di scrivere un manuale per chi intendeva abbracciare «una vita devota», rielaborò quanto aveva scritto, e consegnò l’opera al tipografo lionese Pierre Riguard. Il libro fu stampato e distribuito all’inizio del 1609. 
1.    La struttura dell’Introduzione alla Vita Devota
          L’opera conserva lo stile della lettera. Emerge il suo modo di fare direzione spirituale: dava istruzioni di carattere generale, mirate all’insegnamento, non a risolvere problemi personali. Così le sue lettere potevano servire per tutti. Parte I: si Inizia col desiderio della vita devota, offrendo un programma di esercizi “necessari per condurre l’anima dal primo desiderio della vita devota fino alla ferma risoluzione di abbracciarla.” Forse è la parte più impegnativa, perché mostra che il cammino è arduo anche se può sembrare semplice. Rappresenta la via purgativa. Nelle parti seguenti, Filotea imparerà il sentiero della via illuminativa, grazie ai consigli sulla preghiera (Parte II), all’esercizio delle virtù cristiane (Parte III) e al modo di affrontare le tentazioni (Parte IV). Infine SFS invita Filotea ad contemplare la via unitiva, offrendole esercizi e consigli per rinnovare la sua decisione di darsi completamente a Dio (Parte V). Il cammino sulle tre vie non è un viaggio che si fa una volta per sempre: la via unitiva riporta alla via illuminativa, la quale riporta alla via purgativa –l’anima devota non finisce mai a camminare. 
2.    Messaggio salesiano: vivere vicino a Gesù Cristo
          SFS utilizza un vocabolario originale, fin dal titolo: non si propone di introdurre Filotea, all’ascesi, o alla via della perfezione, o alla conoscenza dei comandamenti, ma semplicemente indica i primi passi verso una vita devota. La devozione per SFS è realtà dinamica: suggerisce un cammino, un “progresso nella perfezione della carità.” È sinonimo di santità, di perfezione della vita cristiana. Indica l’impegno ascetico e il dono mistico (oggi: spiritualità). Esprime l’aspetto tangibile della fede che si estende a tutta la società cristiana, radicandola nella carità e nel fare tutto per amore, nulla per costrizione. La devozione si costruisce nella dolcezza, e trova origine nella figura stessa di Gesù, che si dona all’umanità e si fa maestro e modello. La dolcezza è una conquista voluta; nasce con l’umiltà e le piccole virtù e cresce nell’intimo dell’anima. La porta che introduce alla vita devota è la consapevolezza della presenza amorevole di Dio. Il cristiano sa che Gesù non è mai lontano: cammina accanto e insieme a lui. È importante nutrire un amore forte e sensibile per Lui; aprirsi a Dio con tutto il cuore, in risposta all’invito dello stesso Signore. La parola d’ordine è Viva Gesù!, da incidere sul cuore perché possano scaturirne frutti di devozione e di santità, per dire sinceramente: «Vivo sì, ma non più io; è Cristo che vive in me».
3.    Edizioni curate dall’autore e traduzioni
          Seconda edizione ampliata (1609) e traduzioni varie: in italiano (1610), latino (1612), inglese (1613), fiammingo (1616), tedesco (1616) e spagnolo (1618). Il testo oggi conosciuto proviene dalla terza edizione, riveduta dall’autore dopo aver pubblicato il suo Trattato dell’amore di Dio. La versione italiana preferita da SFS è quella del gesuita Antonio Antoniotti (1568‐1624) di Lanzo Torinese. 
4. Invito alla santità
Qual è la novità della Filotea? Rappresenta il primo tentativo di spiegare in termini semplici la vocazione universale alla santità e si focalizza sulla spiritualità laicale.
5.    Il messaggio è il suo impatto
          Opera in cui viene offerta una visione semplice (ma non facile) della vita cristiana, possibile ad ogni persona. SFS parte dal vissuto, dall’esperienza, mostrando “la via sicura ed agevole alla perfezione cristiana”. La santità è «perfettamente conciliabile con ogni sorta di ufficio e di condizione della vita civile»; in mezzo al mondo ciascuno può «comportarsi in modo confacente alla salvezza dell’anima, purché si mantenga immune dallo spirito mondano» (Pio XI). SFS appare maestro di ascesi, padre spirituale, accompagnatore del cristiano impegnato che vuole diventare sempre più devoto nell’amare Dio e il prossimo con tutto il cuore. L’impatto dell’opera è stato enorme nel passato; oggi va riletta per scoprirne la fecondità come invito universale alla santità. È anche patrimonio della famiglia salesiana.
Joe Boenzi
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