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Gerusalemme, città tre volte santa

A circa 27 chilometri da Gerico, nell'altopiano della Giudea, splende Gerusalemme, città della pace, città santa per ebrei, cristiani, musulmani. I suoi colli Moriah, Sion, Ofel e Gareb si alzano 700 metri sul livello del Mediterraneo, ma dalla loro cima il Mar Morto si abbassa fino a 1.165 metri...


Gerusalemme, città tre volte santa

da Teologo Borèl

del 12 giugno 2009

Nella valle del Giordano a nord del Mar Morto, in un’oasi verde di palmizi, sorge Gerico, ritenuta dagli archeologi la più antica città del mondo: culla dell’aggregazione urbana e madre dell’agricoltura, con le prime coltivazioni di ulivi, viti, legumi e cereali. Da oltre 8 mila anni Gerico segna la storia dell’uomo. I popoli vicini la assediano, la conquistano, abbattono le sue mura (come fece Giosuè) e poi qualcuno la ricostruisce. Molti secoli prima di essere la capitale dei Cananei, Gerico praticava il culto degli antenati con riti particolari di cui sono ancora testimoni le antiche sepolture. Sono stati trovati dei teschi modellati con gesso colorato e ornati di conchiglie. Dal terreno vanno affiorando in questi anni le fondamenta delle sue poderose torri, fatte di mattoni crudi, dei pani di fango e paglia che risalgono a 20 mila anni fa.

 

A circa 27 chilometri da Gerico, nell’altopiano della Giudea, splende Gerusalemme, città della pace, città santa per ebrei, cristiani, musulmani. I suoi colli Moriah, Sion, Ofel e Gareb si alzano 700 metri sul livello del Mediterraneo, ma dalla loro cima il Mar Morto si abbassa fino a 1.165 metri. Il Salmo 87, Sion madre di tutti i popoli, canta così: «Sui monti santi egli l’ha fondata; il Signore ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe. Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!». Le fondamenta di Gerusalemme sono sul monte Moriah, dove Dio invitò Abramo al sacrificio di Isacco e stabilì con lui un patto eterno che si rinnova di generazione in generazione. Da questa roccia Maometto si elevò in cielo secondo la tradizione musulmana. Qui sorgeva la città di Salem, di cui era re e sacerdote Melchisedech che benedisse Abramo e il suo popolo. Gerusalemme nasce come città di Davide e in essa Salomone costruisce il Tempio, dimora della gloria del Signore, che fa da cardine tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Cristo fa di Gerusalemme il centro del suo ministero. Qui muore per redimere l’umanità, qui risorge e qui nasce la Chiesa a Pentecoste.

 

L’Apocalisse di Giovanni dedica il capitolo 21, che poi è il penultimo del Nuovo Testamento, a Gerusalemme domani, alla Gerusalemme celeste: «E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che veniva dal trono e diceva: 'Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lamento né affanno'». La profezia chiude il cerchio del tempo dell’uomo, che gira attorno a due città: il passato remoto e il futuro escatologico. Nella descrizione simbolica dell’Apocalisse, Gerusalemme ha una cinta muraria spessa 6 e lunga 500 chilometri per lato. Monsignor Ravasi ricorda un detto ebraico che vede il mondo come un occhio: «Il bianco è il mare, l’iride è la terra, la pupilla è Gerusalemme e l’immagine in essa riflessa è il Tempio di Sion».

 

Antonio Tarzia

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