del 04 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));  Scheda 1: Un tu da scoprire Scheda 2: La Chiesa è la casa della comunione con Dio e con le personeScheda 3: Di chi è la Chiesa? Scheda 4: Di cosa vive la Chiesa?Scheda 5: Chi costruisce la Chiesa? SCHEDA SESTA: CHE COSA FA LA CHIESA?(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));
La Chiesa fa l’Eucaristia e testimonia la carità
 
 
          *Questa scheda completa la precedente. Se Gesù tramite “l’Eucaristia fa la Chiesa”, Egli vuole che “la Chiesa faccia l’Eucaristia”, vuole cioè che la Chiesa gli presti la sua voce, il suo cuore, la sua vita, sia veramente il suo ‘corpo’ per rendersi presente tra noi e manifestare il suo amore come all’Ultima Cena. Si dice che la Chiesa è sacramento, cioè segno efficace, di ciò che Gesù vuole essere e fare per noi, anzitutto quindi l’Eucaristia e la carità che la ispira.
*Ma la Chiesa riesce fare un buon servizio eucaristico? Qui vengono in mente cose che fanno arrossire, ma anche cose che fanno godere. Riguarda il nostro modo di fare Eucaristia.
          Aspetti bui: la partecipazione assai bassa alla Messa domenicale, specie nel mondo dei giovani; l’attenzione scarsa, la distrazione alta, il sentimento comunitario quasi assente; l’ignoranza forte… Battute raccolte: “Anche se non vado a Messa, mi sento credente”; “Alla domenica andiamo in chiesa e preghiamo Dio, tu preghi il tuo ed io prego il mio”: si può?
Una battuta di un giovane sconsolato: “Sono cattolico, è domenica e per di più devo andare a messa!”
          Aspetti toccanti: “Ah, quella messa in montagna!”; la messa di quando il tuo amico è morto in un incidente; la messa di cresima o della GMG… Altre battute: “Se tutte le Messe fossero belle, fatte per noi e con noi giovani..”; “Mi sento più buono e in pace quando faccio la comunione”; “Alla Messa non dico di no, ma…”.
Una rapida indagine tra i compagni: Vai a Messa? Perchè sì, perché no? Cosa è per te la Messa?
* Partiamo ancora una volta dalle parole di Benedetto XVI nel Convegno di giugno.
          Egli non tratta tutto della Messa, tocca tre punti: la grazia della Chiesa di poter celebrare l’eucaristia, la testimonianza della carità verso gli altri dopo aver ricevuto la carità di Gesù stesso fino al sacrificio di sé, e implicitamente il valore superiore della Eucaristia nel Giorno del Signore - domenica - (di questo accenneremo nella scheda ottava). Sono aspetti da allargare e da verificare nel momento della riflessione e condivisione.
          “Centro della vita della parrocchia, come ho detto, è l'Eucaristia, e particolarmente la Celebrazione domenicale. Se l'unità della Chiesa nasce dall'incontro con il Signore, non è secondario allora che l'adorazione e la celebrazione dell'Eucaristia siano molto curate, dando modo a chi vi partecipa di sperimentare la bellezza del mistero di Cristo. Dato che la bellezza della liturgia «non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell'amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce» (Sacramentum caritatis n. 35), è importante che la Celebrazione eucaristica manifesti, comunichi, attraverso i segni sacramentali, la vita divina e riveli agli uomini e alle donne di questa città il vero volto della Chiesa”. 
Annotiamo questi accenti
- L’Eucaristia è un evento centrale, non marginale nella vita della comunità cristiana, la cui cellula più piccola e vitale è la parrocchia. Senza Eucaristia, anzitutto domenicale, la parrocchia svanisce poco a poco. Ovviamente chi perde la messa, come cristiano svanisce pure lui.
- “L’adorazione e la celebrazione dell'Eucaristia siano molto curate, dando modo a chi vi partecipa di sperimentare la bellezza del mistero di Cristo, manifesti, comunichi, attraverso i segni sacramentali, la vita divina e riveli agli uomini e alle donne di questa città il vero volto della Chiesa”. Abbiamo riportato le stesse parole del Papa perché sono limpide ed essenziali. Non basta la Messa, occorre che sia una ‘bella Messa’, ed è tale non in forza di chitarre e di tante parole, ma perché come in uno specchio si vedono, si sentono Gesù e la sua Chiesa
-Il Papa accenna anche all’adorazione eucaristica. L’Eucaristia è più ampia che la Messa: vi è appunto l’adorazione del Santissimo Sacramento ossia di Gesù nell’ostia consacrata risposta nel tabernacolo. Entrare in chiesa è fare ‘visita’ al Signore, fargli compagnia, dialogare con Lui, è bella esperienza di Chiesa. Anche a Roma diversi giovani amano il momento dell’adorazione del Santissimo e vi sono diverse chiese aperte con l’ostensorio esposto.
- Il Papa parla di “celebrazione” dell’Eucaristia, ossia di un rito fatto di segni, di parole e gesti, che richiedono attenzione, partecipazione, convinzione.
“Veramente non si nasce capaci di Messa, ma si diventa”
* Se l’Eucaristia fa la Chiesa essendo un gesto di amore, per solo amore, allora essa genera una Chiesa fatta di amore e per l’amore, detta con linguaggio cristiano, carità. L’abbiamo visto nella scheda precedente. Adesso il Papa ci porta ad un altro livello: l’amore generato da Gesù nella Chiesa, è dalla Chiesa accolto e reso testimonianza di vita.
Ecco le bellissime parole di Benedetto XVI che sono uno scoperto elogio della Chiesa di Roma.
          “La Parola annunciata e vissuta diventa credibile se si incarna in comportamenti di solidarietà, di condivisione, in gesti che mostrano il volto di Cristo come di vero Amico dell’uomo. La silenziosa e quotidiana testimonianza della carità, promossa dalle parrocchie grazie all'impegno di tanti fedeli laici, continui ad estendersi sempre di più, perché chi vive nella sofferenza senta vicina la Chiesa e sperimenti l'amore del Padre, ricco di misericordia. Siate, dunque, «buoni samaritani» pronti a curare le ferite materiali e spirituali dei vostri fratelli. I diaconi, conformati con l'ordinazione a Cristo servo, potranno svolgere un utile servizio nel promuovere una rinnovata attenzione verso le vecchie e le nuove forme di povertà. Penso inoltre ai giovani: carissimi, vi invito a porre a servizio di Cristo e del Vangelo il vostro entusiasmo e la vostra creatività, facendovi apostoli dei vostri coetanei, disposti a rispondere generosamente al Signore, se vi chiama a seguirlo più da vicino, nel sacerdozio o nella vita consacrata”.
Il pensiero è concreto.
Merita richiamare quel “Penso ai giovani”, dice il Papa, che dall’Eucaristia si fanno capaci di carità, carità che il Papa vede in una estensione ampia (creativa), ma dove evidenzia quella carità eccellente di incontrare altri giovani da portare al Signore Gesù, anzi di farsi come Gesù, assumendo la vocazione sacerdotale o religiosa, per amare di più.
 
 
 
          Proponiamo due passi emblematici: uno di come va celebrata l’Eucaristia secondo San Paolo scrivendo alla Chiesa di Corinzi; l’altro di come la Chiesa di Gerusalemme dalle prime origini vive nella solidarietà l’esperienza di fede generata dalla ‘frazione del pane’ in Atti 2.42.
Dalla Prima lettera ai Paolo ai cristiani di Corinto 11, 17- 12
          “Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
          Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
          Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
Atti 4,32-35
          La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. 
Esortazione Sacramentum Caritatis, n. 88
          “Nasce così intorno al mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che « consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo ». In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli «fino alla fine» (Gv 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi « pane spezzato » per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: « Date loro voi stessi da mangiare » (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo”.
Merita confrontarsi con quanto dice l’Esortazione al n. 89, parla delle “implicazioni sociali del mistero eucaristico”.
          Così pure l’Enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est, nella seconda parte dona indicazioni concrete sull’“esercizio dell’amore da parte della Chiesa quale comunità di amore”. Nell’ultima Enciclica Caritas in veritate l’impegno caritativo autentico (in veritate) si confronta seriamente con la questione sociale oggi. 
 
  
Due piste si aprono in maniera privilegiata.
* Io, noi e la Messa
- Che dici delle tue (vostre) messe? Ci vai? Perché sì e perché no?
- Il confronto con quanto dice la scheda ti convince? Quali sono le tue domande sull’Eucaristia?
- Gesù riesce ad essere stimolo alla carità come Lui ci dimostra nel Vangelo?
- Quando vado a Messa mi sento chiesa, comunità o personaggio solitario?
- Sono accettabili espressioni quali “io sono cattolico ma non praticante”? 
* La Messa e noi
- “Dobbiamo scoprire la Messa o noi resteremo come Lazzaro dentro la tomba. La Messa è la nostra risurrezione”. Che ne dici? Esagerato? Quale anima di verità c’è dentro?
- Un buon impegno è prendere il messalino e vedere il rito della Messa in tutte le sue parti, cercando di dartene una ragione. Fatelo insieme come una esplorazione di una miniera di pietre preziose.
Un suggerimento: quanti nomi ha l’Eucaristia? V. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1328-1332. 
 
 
          Facciamo nostra la formula della Messa prima della comunione: “Prima di partecipare al banchetto dell’Eucaristia, segno di riconciliazione e vincolo di unione fraterna, preghiamo insieme come il Signore ci ha insegnato”: Padre Nostro… 
          Signore, perdonaci, perché fino ad adesso abbiamo pensato la Messa secondo noi; invece facendo questa riflessione a poco a poco veniamo a conoscere quale sia la Messa secondo te.
          Ti ringraziamo per gli orizzonti che ci apri: la testimonianza del tuo amore sconfinato per ciascuno di noi facendoci tua Chiesa e impegnandoci a prolungare tale stile di vita nel nostro ambito di vita. Siamo un po’ trepidanti, ma sinceri: vogliamo partecipare alla messa da cristiani. Rendici capaci di fare belle messe, e quando sono così così, riteniamo che tu ci sei sempre, amico e compagno di viaggio come con i due di Emmaus, magari giustamente ci rimproveri, ma ci apri gli occhi alla gioia di averti incontrato.
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