Harry Potter ha ormai 13 anni ed è di casa nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quest'anno, però, una minaccia incombe su di lui: Sirius Black, un mago che ha tradito i suoi genitori consentendo a Voldemort di assassinarli, è scappato dalla prigione di Azkaban ed intende ora ucciderlo.
del 03 giugno 2004
In questo terzo capitolo c'è un cambio di regia. Chris Columbs, infatti, lascia la direzione (rimanendo comunque nella produzione) al messicano Alfonso Cuarón. Questo si nota. Se, infatti, i primi due episodi seguivano i libri della Rowling in modo preciso, qui, invece, lo scorrere del tempo non viene rispettato. La scrittrice, infatti, dedica un libro ad anno scolastico e semina indizi lungo tutto il volume, per poi legare i tasselli nel finale. In questa pellicola, invece, si tende a dare più spazio all'ultima parte (concitata e ben ricostruita). Rimangono, però, in sospeso molti punti secondari ma importati per la migliore comprensione del racconto. Decisamente trascurata è la psicologia dei personaggi, con reazioni e sentimenti appena accennati.
 
Novità sono date da scenografia e costumi. Hogwarts è il teatro di tutti i libri su Harry Potter, ma il regista ha saputo creare delle nuove prospettive e questo rende più completa la conoscenza del castello e meno scontata la scenografia. I costumi, invece, calano meglio i personaggi nella nostra realtà: mentre nei primi due film i ragazzi tendono a portare la divisa scolastica, qui, invece, la portano poco e sono vestiti come adolescenti di oggi.
 
In questa pellicola non si vuole tanto stupire con particolari effetti speciali, ma piuttosto coinvolgere lo spettatore. É, quindi, ricco di movimento, ma, se confrontato ai precedenti, meno curato dal punto di vista psicologico e del racconto.
 
Francesca Pascuttini
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