Come il precedente film, anche questo secondo capitolo cinematografico dedicato al maghetto Harry Potter ricalca, abbastanza fedelmente, la trama del romanzo omonimo della scrittrice Joanne Kathleen Rowling.
del 11 ottobre 2002
Il protagonista ora è cresciuto e si muove con più sicurezza e maturità in un mondo, quello dei maghi, in cui si sente finalmente a casa.
In questo secondo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, però, dovrà cominciare a familiarizzare con il momento più cupo della storia dei maghi (il terrore portato dall'oscuro Voldemort) e cercare la camera dei segreti per salvare la scuola da un mostro assassino.
Dal punto di vista scenografico, non si sono risparmiati gli effetti speciali. La macchina volante, il platano picchiatore, la bellissima e coinvolgente partita di Quidditch (lo sport dei maghi), i ragni giganti e lo scontro con il Basilisco, sono tutti ricostruiti in modo spettacolare e coinvolgente. Le riprese del castello di Hogwarts, danno poi un' idea di grandezza e magnificenza. Ottima è la ricostruzione tutta digitale dell' elfo domestico Dobby.
Il cast non è cambiato. Harry è sempre impersonato da Daniel Radcliffe, che è meno timido e impacciato ma, forse, proprio per questo, era più simpatico nel film precedente, mentre Ron ed Hermione, i suoi amici, sono sempre impersonati da Rupert Grint ed Emma Watson, che però lasciano di più il campo al protagonista (Ron, già in secondo piano nel romanzo, è forse qui ancora più sacrificato). Il resto del cast è composto da grandi attori la cui bravura non è che confermata in queste interpretazioni (Richard Harris, Maggie Smith, Alan Rickman). Una menzione speciale va, però, a Jason Isaacs, già perfido e crudele colonnello de 'Il patriota' e qui gelido e superbo Lucius Malfoy. Come personaggio, non è stato, invece, molto sfruttato il veniale e incapace Gilderoy Allock (Kenneth Branagh), che, forse, avrebbero dovuto utilizzare di più per i momenti di comicità e distensione.
Il regista, Chris Columbus, che ha diretto anche il primo film (non sarà, invece, presente nel terzo), è sicuro nelle riprese e nel guidare gli attori.
Quello che manca veramente è una riflessione psicologica (ma può essere notata solo dagli adulti) specie nei rapporti tra Harry e i compagni quando questi lo ritengono pericoloso perché parla il Serpentese (la lingua dei serpenti). Non ci sono, poi, come nel romanzo, quegli indizi, rappresentati da comportamenti specifici tenuti da alcuni personaggi, che porteranno alla risoluzione del giallo, ma tutto è spiegato alla fine in una sola volta.
Il film è comunque un operazione riuscita perché coinvolge i piccoli come i grandi ed ha il merito di essere godibile e mai noioso malgrado duri quasi tre ore.
In fondo, per noi babbani, la magia non è di casa.
Francesca Pascuttini
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