Eleonora è seduta in giardino. Dondola lentamente sulla sedia di sua madre. Sembra attenderla ma sa che non verrà. Sua madre è morta...
Eleonora è seduta in giardino. Dondola lentamente sulla sedia di sua madre. Sembra attenderla ma sa che non verrà. Sua madre è morta. Ieri. Questa mattina il funerale poi la sepoltura. Ed ora? Vorrebbe prendere a pugni il dolore. Ingaggiare una lotta corpo a corpo con lui fino a strapparlo via da sé. Vorrebbe liberarsi di lui e della paura di non essere capace a vivere tutte le meraviglie della sua vita appena cominciata senza sua madre. Tutto senza di lei. Un'assenza infinita. Non era giusto. Da due giorni taceva. Non perché volesse tacere ma perché le sembrava che i pensieri si rincorressero nella sua testa senza potersi esprimere. Non gli amici, non i compagni di classe, neanche la sua migliore amica erano riusciti nell'impresa di strapparle una parola. Le mancava l'alfabeto del dolore.
Un movimento nel giardino: suo padre si era seduto accanto a lei e l'abbracciava. Con dolcezza le parlò di un dolore che non avrebbe avuto senso combattere ma che andava accettato e disarmato. Del quale era necessario parlare perché non ristagnasse nel cuore fino a sfiancarlo. Parlare e parlare. Le raccontò di guerre che non potevano essere combattute. Di sconfitte che non potendo essere evitate, andavano affrontate alla meglio, con coraggio. Senza mai allontanare gli occhi da tutto quello che nella vita era straordinario e sorprendente. Come prendersi cura di quel giardino, così bello, che sua madre adorava. Prendersene cura e fallo crescere rigoglioso. Come il ricordo. Per sempre.
Gioia Quattrini
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