Il numero di giovani laureati in partenza è cresciuto progressivamente: gli ultimi dati disponibili ci dicono che il saldo tra entrate e uscite è arrivato a quota -9mila unità ogni dodici mesi
La fuga all’estero dei migliori cervelli italiani sta diventando ormai un problema antico. Il flusso è iniziato oltre un decennio fa e le conseguenze della crisi economica esplosa nel 2008 non hanno fatto altro che aumentare l’intensità del fenomeno. Le contromisure (poche, in verità) messe in campo dalla politica si sono rivelate inefficaci.
Tanto che il numero di giovani laureati in partenza (e senza biglietto di ritorno in tasca) è cresciuto progressivamente: gli ultimi dati disponibili ci dicono che il saldo tra entrate e uscite è arrivato a quota -9mila unità ogni dodici mesi.
Emergenza nell’emergenza, poi, è quella che riguarda la ricerca. Secondo quanto emerge da un recente studio pubblicato dal Consiglio europeo della ricerca (Erc), l’Italia risulta essere un Paese sempre meno attrattivo in questo campo. Delle 287 borse assegnate nel 2013 dall’Erc ai neo-dottori, infatti, 17 sono quelle conferite agli italiani. E solo otto di questi progetti indicano un centro della Penisola quale ente ospitante. Il Belpaese, dunque, a livello europeo è scivolato al decimo posto della classifica – superato anche da Belgio e Spagna – e sempre più distante da Inghilterra, Germania e Francia.
Che cosa fare per tamponare l’emorragia? Con l’obiettivo di contribuire a invertire la rotta, Fondazione Cariplo lancia un’iniziativa ad hoc: dal 1° aprile è aperto un bando che consentirà di attrarre in Lombardia almeno dieci ricercatori nei prossimi 12-18 mesi. È un’operazione pilota per cui è stato stanziato un budget da due milioni di euro. Numeri piccoli, ma i promotori assicurano che «è solo l’inizio».
Entrando nello specifico del progetto, si scopre che si tratta di un «fondo per l’incremento dell’attrattività del sistema-ricerca lombardo e della competitività dei giovani ricercatori candidati su strumenti Erc».
«Abbiamo sempre mostrato attenzione nei confronti di questo tema – spiega Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo –, ma adesso è diventata una priorità. La scarsa valorizzazione dei nostri talenti e il costante deficit nel flusso internazionale dei cervelli rischiano di minare il futuro scientifico e culturale del Paese, con evidenti ricadute in ambito economico».
Altro fattore da non sottovalutare: la decisione di varcare i confini non è dettata solo da una questione di compenso. Spesso il ricercatore italiano preferisce andare altrove anche perché lì trova accoglienza e benefit che le strutture dello Stivale non sono in grado di offrire. Per tale ragione Fondazione Cariplo si affiancherà agli enti della Lombardia e delle province di Novara e Verbano-Cusio-Ossola.
In modo da garantire ai ricercatori luoghi di eccellenza dove svolgere le attività, contributi all’alloggio per la famiglia, programmi di software all’avanguardia e altre attrezzature fondamentali per lavorare in laboratorio. Sono tutti elementi già presenti in buona parte dei centri europei. E che fanno certamente la differenza quando un dottore di ricerca si trova a dover scegliere tra la fuga e la permanenza.
Luca Mazza
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