Tra maggio e giugno 1863 don Bosco, a seguito di un'ispezione dell'autorità scolastica al suo ginnasio di Torino-Valdocco...
del 08 gennaio 2007
INTRODUZIONE
 
    Tra maggio e giugno 1863 don Bosco, a seguito di un’ispezione dell’autorità scolastica al suo ginnasio di Torino-Valdocco e di un colloquio chiarificatore con Michele Amari (1806-1889), alla P.I. dal 1862 al 1864, scriveva al ministro a proposito di alcuni suoi scritti: '(...) le dirò che fra i diversi libri fatti stampare col mio nome hannovi la Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, e la Storia d’Italia. Queste tre operette furono scritte sotto gli occhi e colla revisione del Governo. Portava a tutte le autorità copia di ogni edizione appena terminata; e siccome il mio scopo ognuno può vederlo in tutti i capi, di infondere pensieri morali e condurre il giovane lettore alla considerazione delle legge divina, che obbliga ogni uomo all’osservanza della legge umana, così non ebbi che parole di incoraggiamento'.1
    C’è qualche forzatura in ciò che afferma don Bosco, maestro della 'captatio benevolentiae'. Tra l’altro è certo che le sue Storie, in particolare sacra ed ecclesiastica, perseguono anzitutto scopi religiosi, prettamente catechistici e apologetici.2 Restano inclusi, naturalmente, anche aspetti morali e civili. Per la Storia sacra lo sottolinea pure un anonimo recensore ne 'L’Educatore Primario', quando la definisce 'veramente operosa. Imperocché oltre lo stimolo alla virtù e l’abborrimento del vizio che scorgesi in ogni pagina, si vede che l’uomo dabbene deve unire alla virtù il lavoro'.
    Nella seconda edizione (1853) di quest’opera fortunata (ebbe più di un centinaio di edizioni in lingua italiana e varie decine di ristampe, e molteplici traduzioni in lingue estere) si avverte una marcata attenzione 'teologica' alla storia della salvezza, 'il fine provvidenziale de’ Sacri Libri essendo stato di mantenere negli uomini viva la fede nel Messia'.3
    L’ispirazione alla 'pietà' appare poi ancor più accentuata ne Il giovane provveduto, che vuol essere esplicitamente libro di preghiera e 'metodo cristiano di vita'.4
    Ma elementi 'teologici' circa la disponibilità dell’età giovane all’educazione morale e religiosa sono pure contenuti nel breve testo ricavato da un Piano di regolamento databile al 1854.
    Queste medesime intenzioni si ritrovano nella Storia d’Italia, che per l’oggetto avrebbe dovuto privilegiare piuttosto le componenti laiche. Invece, 'nelle storie di Don Bosco, come in quelle dei suoi principali modelli, più che un tessuto organico degli avvenimenti si trovano episodi e personaggi; e la narrazione limpida, a cui Don Bosco si era ormai da un decennio allenato e che risulta realmente adattata all’intelligenza di coloro ai quali si rivolge. Sono pagine di un educatore che narra. Per quanto non sia estranea la preoccupazione della veridicità e della fondatezza di ciò che presenta, la sua cura dominante è di ammaestrare, di presentare i fatti 'più fecondi di moralità e di utili ammaestramenti', studiando, come il Parravicini, di far scaturire l’insegnamento morale dalla stessa esposizione dei fatti, evitando le 'discussioni politiche' (che invece permeavano altri manuali specialmente ghibellini), e rimarcando invece il senso religioso della storia, così come aveva imparato a fare compilando la storia sacra e quella ecclesiastica: rilevando cioè come Dio governa i fatti umani, come il bene e il male sono rimunerati anche in questa vita, come Gesù Cristo è il Messia, il capo, il giudice, il rimuneratore e la ricompensa di tutti i buoni'.5
    Ne sono già eco fedele e via via più matura le notizie e le 'cronache' che appaiono nelle Letture di famiglia di L. Valerio nel 1846 e, lungo il 1849, nei due giornali cattolici, L’Armonia e Il Conciliatore Torinese per sollecitudine, rispettivamente, dei teologi Guglielmo Audisio e Lorenzo Gastaldi e nella rivista pedagogica Giornale della Società d’istruzione e d’educazione, in una Cronichetta redatta da C. Danna. È un indizio significativo che l’opera incipiente di don Bosco è percepita molto vicina alle istanze di una elevazione morale e civile degli strati popolari e di una programmata educazione di base generalizzata, di cui tali periodici sono vivaci promotori.6
    Le prefazioni dei libri di don Bosco sono ricavate dalle seguenti edizioni:
          Storia ecclesiastica ad uso delle scuole utile per ogni ceto di persone dedicata all’Onorat.mo Signore F. Ervé de la Croix provinciale dei Fratelli D.I.D.S.C. compilata dal sacerdote B.G. Torino, tip. Speirani e Ferrero 1845, pp. 7-12 - OE 1 (1844-1845) 165-170.
Storia sacra per uso delle scuole utile ad ogni stato di persone arricchita di analoghe incisioni compilata dal sacerdote Giovanni Bosco. Torino, dai tipografi-editori Speirani e Ferrero 1847, pp. 5-8 - OE 3 (1847-1848) 5-8.
Storia sacra per uso delle scuole utile ad ogni stato di persone arricchita di analoghe incisioni compilata dal sacerdote Giovanni Bosco. Edizione 2ª migliorata. Torino, dai tipografi-editori Speirani e Tortone 1853, pp. 3-6.
Il giovane provveduto per la pratica de’ suoi doveri degli esercizi di cristiana pietà... Torino, tip. Paravia 1847, pp. 5-8 - OE 2 (1846-1847) 185-188.
La storia d’Italia raccontata alla gioventù da’ suoi primi abitatori sino ai nostri giorni corredata da una Carta Geografica d’Italia dal Sacerdote
Bosco Giovanni. Torino, tip. Paravia 1855, pp. 3-5 - OE 7 (1855) 3-5.
    Si aggiungono alcune indicazioni bibliografiche a beneficio di chi volesse leggere e interpretare le prefazioni, riprodotte nel volume, in rapporto alle opere, da cui sono estratte.
P. BRAIDO, Stili di educazione popolare cristiana alle soglie del 1848, nel vol. Pedagogia fra tradizione e innovazione. Milano, Vita e Pensiero 1979, pp. 383-404.
A. CAVIGLIA (ed.), Opere e scritti editi e inediti di 'Don Bosco':
    Vol. I, Parte I Storia sacra. Torino, SEI 1929. Nota introduttiva: La 'Storia sacra' e la 'Storia ecclesiastica' nell’idea e negli scritti di Don Bosco, pp. VII-LI.
Vol. I, Parte II Storia ecclesiastica. Torino, SEI 1929. Nota preliminare: Gli originali superstiti degli scritti di Don Bosco sulla storia
ecclesiastica, pp. VII-XXIV e pp. 5-8.
Vol. III La storia d’Italia. Torino, SEI 1935. Discorso introduttivo: La storia d’Italia capolavoro di Don Bosco, pp. IX-CVI.7
N. CERRATO, La catechesi di Don Bosco nella sua storia sacra. Roma, LAS 1979.
P. STELLA, Valori spirituali nel 'Giovane provveduto' di San Giovanni
Bosco. Roma 1960.
    L’intento educativo dei primi più importanti libri di don Bosco, 'utili per ogni ceto (o stato) di persone', ma in primo luogo per la gioventù, viene esplicitamente integrato dalla 'prevenzione sociale'. Essa viene evidenziata da don Bosco stesso e da qualcuno, tra l’altro ammiratore e amico, il can. Ottavio Morenó, che è emotivamente e professionalmente coinvolto neel problema della 'gioventù abbandonata'.
    La prima serie di documenti è conclusa dalla relazione, di difficile collocazione, di una 'conversazione pedagogica' tra don Bosco e il ministro Urbano Rattazzi nel 1854. La redazione, però risale a un tempo molto lontano dall’evento. Oltre tutto, alcuni concetti — in particolare le formule 'sistema preventivo', 'sistema repressivo — appaiono premature nel 1854. Don Bosco, così fedele alle massime brevi ed azzeccate, non le avrebbe lasciate cadere nell’oblio per ventitre anni. Esse tradiscono semplicemente la familiarità del redattore, don Bonetti, con le pagine del 1877. Tutto il resto, però, poteva essere dotto in qualsiasi altro tempo, soprattutto in una conversazione con un ministro della giustizia impegnato nella riforma dell’ordinamento giudiziario e del codice penale, com’è indicato più avanti.
    Il testo può fare significativamente da ponte tra i documenti della prima e della seconda sezione della raccolta antologica, rappresentando — con il riferimento ai ragazzi difficili e al carcere — la sintesi di ambedue gli aspetti dell’azione 'preventiva', educativa e sociale, nel caso primaria e terziaria.
 
 
NOTE:
1 E I 271.
2 A proposito della Storia ecclesiastica, P. Stella osserva: 'Don Bosco, mentre sta al tavolo per compilare la sua Storia non ha davanti ecclesiastici o laici colti, ma ragazzi di scuole pubbliche, di collegi o di seminari, giovanotti artigiani desiderosi d’apprendere nelle scuole serali (...). Don Bosco (...) non sceglie brani sulle relazioni tra Pontefici e imperatori o su eretici in lotta con cattolici ortodossi, ma episodi edificanti, ritratti agiografici, miracoli e atti virtuosi che costellano le vicende della Chiesa, ne mostrano il 'progresso' (è il suo termine) e 'come essa in mezzo a tanti contrasti siasi propagata e conservata'. Più che il Loriquet (e il Lhomond, da cui il Loriquet deriva), Don Bosco si chiede quali santi fiorirono nella Chiesa, quali opere di carità si sono promosse (...)' (P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. I, p. 230).
3 Cfr. N. CERRATO, La catechesi di Don Bosco ..., pp. 71-80.
4 Il giovane provveduto per la pratica de’ Suoi Doveri degli esercizi di cristiana pietà... Torino, tip. Paravia e comp. 1847.
5 P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. I, pp. 231-232. Questo modo di vedere si colloca in una prospettiva storico-teologica più ampia: cfr. P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. II, cap. IV Storia e salvezza, p. 59-100.
6 Cfr. A. GAMBARO, Movimento pedagogico piemontese nella prima metà del secolo XIX, in 'Salesianum' 12 (1950) 215-228; R. BERARDI, Scuola e politica nel Risorgimento. L’istruzione del popolo dalle riforme carloalbertine alla legge Casati (1840-1859). Torino 1982; G. CHIOSSO, L’oratorio di don Bosco e il rinnovamento educativo nel Piemonte carloalbertino, nel vol. Don Bosco nella Chiesa a servizio dell’umanità. Roma, LAS 1987, pp. 83-116, in particolare pp. 109- 112; G. CHIOSSO, Popolarità e modernità nella esperienza pedagogica di don Bosco, in 'Orientamenti Pedagogici' 36 (1989) 77-99.
7 Sui lavori di A. Caviglia vanno tenute presenti alcune precisazioni di P. Stella: 'È ovvio che la Storia ecclesiastica ad uso delle scuole (1845) non deve essere paragonata alla Storia ecclesiastica del Fleury e nemmeno con le storie similari del Bercastel, del Rohrbacher, del Döllinger o con il Corso del Salzano. Cfr. Bibliografia delle opere riconosciute o citate come fonte o modello per la 'Storia d’Italia' di Don Bosco, in CAVIGLIA, Discorso introduttivo, p. C-CVI. Purtroppo vi sono lacune, non poche imprecisioni e aporie. Con l’appellativo di anonimi mariettiani sono presentati e confusi gli opuscoli del gesuita Loriquet e gli altri, compilati sul Rollin, e manipolati, secondo il SOMMERVOGEL, dai gesuiti Acacio SARACINELLI e Paolo BEORCHIA (Biblioth. de la Comp. de Jésus, I, cl. 1317); non è segnalata la Serie di biografie contemporanee per L.C., Torino, De-Agostini 1853, 2 vol., fonte per il profilo del Pellico e per quello del Manzoni, di cui il Caviglia cercò invano il modello (o.c., p. 579). L’edizione del Giannetto usata da DB non è certamente quella torinese del 1838 (CAVIGLIA, o.c., p. CII), ma con molta probabilità quella più volte ristampata di Livorno. Quanto al Lamé-Fleury, il dettato di DB è più vicino alla traduzione del Piucco, che non a quelle del Mellini e del Galeffi. Del Bérault-Bercastel DB non adoperò l’edizione di Venezia del 1793-1805 e nemmeno quella di Firenze 1842-46, ma la torinese del 1831-1835... Quanto alla Storia ecclesiastica di DB, Don Caviglia non ha fatto nessun apparato relativo alle fonti' (P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. I, p. 230, testo e n.7).
 
Pietro Braido
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