I ragazzi? Una cosa seria.

√â successo ad un nostro giovane con un'esperienza decennale di eroina, che ha detto: 'nella mia vita non distinguo fra prima che mi drogavo e ora che non lo faccio più, ma fra quando non conoscevo Cristo e ora che lo conosco e seguo'». Secondo il sacerdote riminese ai giovani piace tanto Jovanotti quando canta «sempre più, sempre più, non basta mai, non basta mai», perché cercano il tutto, non il particolare.

I ragazzi? Una cosa seria.

da Teologo Borèl

del 25 aprile 2005

«Mai come oggi i giovani cercano Dio, però mai come oggi sono lontani dalla pratica religiosa». Lo sostiene don Oreste Benzi, fondatore e presidente dell'Associazione Giovanni XXIII di Rimini, da trent'anni in prima linea con 467 strutture d'accoglienza, fra cui 240 case famiglia, che accolgono 4230 persone. Riferendosi al suo ultimo libro «Gesù è una cosa seria» il sacerdote spiega che «i giovani abbandonano la pratica religiosa, perché non incontrano un Cristo totale e pieno. Ma, quando lo incontrano, scoprono che è una cosa seria, come è successo ad un nostro giovane con un'esperienza decennale di eroina, che ha detto: 'nella mia vita non distinguo fra prima che mi drogavo e ora che non lo faccio più, ma fra quando non conoscevo Cristo e ora che lo conosco e seguo'». Secondo il sacerdote riminese ai giovani piace tanto Jovanotti quando canta «sempre più, sempre più, non basta mai, non basta mai», perché cercano il tutto, non il particolare, come dimostra anche il successo della canzone di Guccini «Dio è morto». Non vogliono fare qualche atto di giustizia, non violenza o uguaglianza - aggiunge - «ma sono affascinati dalla giustizia, dalla nonviolenza, dall'uguaglianza e soprattutto dalla verità. I giovani cercano Dio non nei singoli gesti, riti o preghiere, ma nella purezza più piena. Quindi scartano la pratica religiosa, quando è fine a sé stessa, sterile». Tra i giovani il Papa ha tanto successo perché «il suo linguaggio è fresco, totale e rivoluzionario, non chiede mezze misure ma la totalità dell'impegno». Nel libro don Benzi sostiene che neppure il volontariato, pur buono in sé stesso, è una risposta alla loro sete di infinito: «I giovani - spiega - rifiutano il buonismo e l'imbonimento, sono alla ricerca di un cambiamento totale dell'uomo e della società». È urgente tornare a «vivere come popolo, non uno contro l'altro, in tutti i sensi, nella politica e nella società, come nella comunità cristiana». E a chi lamenta che i giovani non vanno più in chiesa, don Benzi risponde. «Occorre incontrarli nei luoghi più impensati, come ci raccomandano i vescovi italiani, secondo i quali i giovani si trovano a vivere una situazione esasperata di 'io' gigantesco e di un 'noi' debole. Spetta a noi preti e cristiani il compito di rovesciare, rivoluzionare la situazione per ricostruire un 'noi' gigantesco ed un 'io' debole. La Chiesa, infatti, non è un self service, ma un popolo che vive la rivoluzione cristiana, nutrita dall'Eucaristia e guidata dall'autorità dei vescovi».

Quinto Cappelli

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