I segni del futuro sono qui, Dio sta con noi (Lc 3, 1-6) SERIE: Dio non ci abban...

La regione che Dio ha scelto è il deserto. Là si danno convegno, sotto la guida di Giovanni tutti quelli che vogliono reagire al torpore di una vita religiosa di maniera, delle strutture e non dello spirito, dei formalismi e non dell'amore, della potenza e non del servizio. E' un momento molto preciso, datato.

I segni del futuro sono qui, Dio sta con noi (Lc 3, 1-6) SERIE: Dio non ci abbandona mai

da L'autore

del 21 dicembre 2006

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La tendenza ad abbassare la guardia, a vivere di rimedi, ad adattarsi, a tirare a campare ogni poco ci assale. Siamo deboli, abbiamo in mente anche ideali alti, ma poi è più comodo sedersi in poltrona, lasciarci fasciare dalla TV, stare a guardare.

Invece Dio è all’opera. Se ha deciso che deve spendersi per l’uomo, non si pente, non si adagia, non torna indietro. Tesse la sua trama, si propone alla vita dell’uomo, compone contesti e suscita persone che accettano liberamente il suo piano e permette che ad ogni uomo giunga la salvezza.

La regione che Dio ha scelto è il deserto. Là si danno convegno, sotto la guida di Giovanni tutti quelli che vogliono reagire al torpore di una vita religiosa di maniera, delle strutture e non dello spirito, dei formalismi e non dell’amore, della potenza e non del servizio. E’ un momento molto preciso, datato. La storia di Dio con l’uomo non è una fantasia, si concretizza in un giorno e in una epoca precisa. Sulla scena ci sta l’imperatore romano Tiberio, che tenta di cambiare il corso degli eventi imponendo la sua pax romana, fatta di eserciti e istituzioni. Sappiamo che gli uomini operano anche cose belle in questo modo, ma non sono le più importanti.

Dall’altra parte sta Giovanni che va nel deserto, interpreta l’attesa del popolo e il grande progetto di Dio e propone un percorso arduo, ma decisivo per andare incontro a Cristo che viene. Lui non è un re, non ha da riscuotere nessuna tassa, ha solo una parola da proporre e un ideale da far crescere nel cuore degli uomini: occorre convertire il cuore, occorre rendere diritti i passi tortuosi dell’uomo, spianare tutte le altezzosità che non permettono la fraternità, distruggere i muri e creare invece ponti, aprire il cuore all’accoglienza anziché mantenere l’intelligenza orientata alla difesa.

Abbiamo bisogno di strutturare il nostro vivere comune secondo amore e carità e non secondo sfruttamento e ingiustizia; tutti dobbiamo lavorare duro per vivere, ma non tutti abbiamo le stesse condizioni per riuscire. Quello che la vita non dà lo deve offrire il cuore, che si allarga fino a far posto a tutti quelli che aspirano alla salvezza.

Con Gesù entra nel cuore dell’umanità un dinamismo nuovo, inarrestabile, che corre lungo tutta la storia, che si attua là dove l’uomo lo accoglie. Vogliamo stare allora al passo con Dio perché Dio non ci abbandona mai.

mons. Domenico Sigalini

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