I"dottori della legge", specialisti delle "Scritture", non potevano accettare che il "Messia", il futuro "Re d'Israele", nascesse in una "mangiatoia". E infatti, non lo riconobbero.
del 06 dicembre 2008
Pochissima strada divideva ormai i Magi dalla loro meta. Lungo quell’ultimo tragitto trascorso insieme ai pastori, in silenzio come a controllare l’emozione, Gaspare continuava a pensare al loro racconto, quell’ultima frase – 'pace agli uomini che Dio ama' – , gli aveva aperto il cuore a una nuova sapienza. Se questa era la verità che invano aveva cercato studiando le stelle o interrogando il fuoco, ora non aveva più motivo di portarsi dentro quel tormento che per anni lo aveva sciolto in pianto. Se Dio lo amava, se Dio era al suo fianco nessuno poteva essere contro di lui.
Ora capiva perché quel bambino, a cui avrebbe donato la 'mirra', sarebbe stato compagno dei poveri, dei 'diseredati', dei piccoli della terra.
La stella che aveva cercato e seguito, che aveva fissato a lungo per tutto il tempo necessario per non perderla, la stella che aveva illuminato i suoi passi altro non era che un 'riverbero', un pallido bagliore, della luce immensa dell’amore di Dio che sconfigge le tenebre.
Aveva avuto bisogno di quella luce per potersi orientare, per essere sicuro di poter ritornare.
L’aveva fissata a lungo, ed ecco che la stella, che aveva visto nel suo sorgere, si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Nel vederla sopra la grotta, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre provarono una grandissima gioia. Fuori una folla di curiosi cercava di scrutare all’interno. L’'ostetrica' ebrea continuava a bisbigliare all’orecchio dei pastori che la donna, che aveva appena partorito, non conosceva uomo, era 'intatta' nella sua natura.
Chi da tempo aspettava il 'Messia', a questa notizia s’inginocchiò dinanzi alla grotta e pregava: «Guardo da lontano e vedo arrivare la potenza del Signore, come una nube che copre la terra; andategli incontro e dite: sei tu colui che aspettiamo, il 'Re d’Israele'? Voi tutti abitanti della terra, figli dell’uomo, poveri e ricchi insieme, andategli incontro e dite: pastore d’Israele ascolta, tu che guidi il tuo popolo come un gregge, sei tu colui che aspettiamo? Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi porte antiche: entri il re nella gloria, il re della casa d’Israele».
L’eccezionalità dell’evento fece sì che la notizia giungesse alle orecchie dei 'dottori della legge'.
Temendo che una frode ai danni del popolo potesse mettere a repentaglio il loro potere, accorsero alla grotta per vedere coi loro occhi quanto stesse accadendo. Specialisti delle 'Scritture' non potevano accettare che il 'Messia', il futuro 'Re d’Israele', nascesse in una mangiatoia.
Essi, infatti, non lo riconobbero.
A decretare la caduta del 'particolarismo' giudaico e l’affermazione dell’'universalità' di una salvezza senza confini, senza barriere, senza distinzioni di razza, il bimbo della grotta fu invece riconosciuto dai pastori e dai 'Magi' che non si meravigliarono della sua povertà.
Pastori e sapienti furono i primi testimoni del 'Dio Incarnato', perché solo la libertà del povero si lascia rivestire da un amore più grande e solo la sapienza del sapiente può comprendere quanto 'effimeri' siano i poteri della terra e che a nulla serve conquistare il mondo intero, se si perde se stessi.
I pastori e i 'Magi' erano certi di essere giunti, seguendo la stella, alle porte del cielo. Il piccolo re veniva da lontano e il suo splendore riempiva l’universo.
Era la prima manifestazione di Dio nella storia degli uomini, la prima 'epifania': quel Dio che arrivò con la potenza e la gloria di un re, si manifestò al mondo con l’umiltà dei poveri e la semplicità dei piccoli nei panni di un bambino indifeso, che da quella lontana notte a Betlemme continua a manifestarsi a giudei e pagani, a greci e barbari, all’uomo di ogni nazione e di ogni tempo, ai 'Magi' dell’epoca e ai sapienti di oggi, a quanti hanno voglia di seguire la stella che illumina la notte e ci guida nel cammino della vita.
 
don Gennaro Matino
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