Il cielo non è lontano

Don Bosco ti scrive e ti parla. Nel sogno di don Bosco Gesù e Maria lo prendono per mano. Non lascerà mai quella mano. Così lo straordinario fiorirà nell'ordinario, perché questa è la vera fede. Potremmo dire “Dove c'è Don Bosco c'è Maria”. Una presenza concreta. Voglio dirvi solo che la Madonna vi vuole molto, molto bene!

Il cielo non è lontano

da Quaderni Cannibali

del 02 febbraio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          Nel sogno di don Bosco Gesù e Maria lo prendono per mano. Non lascerà mai quella mano. Così lo straordinario fiorirà nell’ordinario, perché questa è la vera fede. Potremmo dire “Dove c’è Don Bosco c’è Maria”. Una presenza concreta. Voglio dirvi solo che la Madonna vi vuole molto, molto bene. E, sapete, essa si trova qui in mezzo a voi! Allora Don Bonetti, vedendolo commosso, lo interruppe, e prese a dire, unicamente per distrarlo: - Sì, così, così! Don Bosco vuol dire che la Madonna è vostra madre e che essa vi guarda e protegge. - No, no, ripigliò il Santo, voglio dire che la Madonna è proprio qui, in questa casa e che è contenta di voi e che, se continuate con lo spirito di ora, che è quello desiderato dalla Madonna... Il buon Padre s'inteneriva più di prima e Don Bonetti a prendere un'altra volta la parola:- Sì, così, così! Don Bosco vuol dirvi che, se sarete sempre buone, la Madonna sarà contenta di voi. - Ma no, ma no, si sforzava di spiegare Don Bosco, cercando di dominare la propria commozione. Voglio dire che la Madonna è veramente qui, qui in mezzo di voi! La Madonna passeggia in questa casa e la copre con il suo manto. (Memorie Biografiche XVII, 557).

          Non diceva quasi mai: “Farò questo o quello, ma la Madonna farà questo e quest’altro”. La Madonna vuole una grande chiesa? Se la farà. E il cielo arrivava anche con opportuni colpi di fulmine. Sorgeva colà presso una casetta, con una misera tettoia ed un cortile. Domandato di chi fossero, seppe che ne era proprietaria una certa signora Vaglienti. Egli pertanto andò a trovarla, ed espostole lo scopo di sua visita, la pregò che volesse affittargli quel locale. La buona signora si mostrò disposta al contratto, ma non potevasi accordare sull'annuo prezzo della pigione. Dopo un lungo disputare si correva ormai pericolo di rompere le trattative, quando un caso singolare venne a togliere ogni difficoltà. Il cielo era rannuvolato. In quell'istante si fa sentire un colpo di fulmine così gagliardo da mettere in grande turbamento la pia signora, la quale voltasi a D. Bosco gli disse: - Iddio mi salvi dal fulmine, e io le concedo la casa per la somma che lei mi esibisce. «Io la ringrazio, rispose D. Bosco, e prego il Signore che la benedica ora e per sempre». Dopo alcuni momenti cessa il rumoreggiare del tuono, si estinguono i lampi, e il contratto viene stipulato a lire 450. In tal guisa anche il fulmine mostravasi propizio a D. Bosco, facendogli da mediatore benevolo.(Memorie Biografiche III, 268 – 269).

          Incantevole, tra i tanti episodi, quello di Montemagno d’ Asti, dove don Bosco ebbe la sorpresa del predicatore. Invitato dalla nobile casa De Maistre, il Santo si era recato, con Don Cagliero e Don Rua, a predicare un triduo per la festa dell'Assunzione di Maria SS. a Montemagno, dove, da tre mesi, un cielo dì bronzo negava la pioggia alle arse campagne e invano s'erano fatte private e pubbliche preghiere per ottenerla. La prima sera che salì in pulpito egli fece questa promessa: «Se voi verrete alle prediche in questi tre giorni, se vi riconcilierete con Dio per mezzo di una buona confessione, se vi preparerete tutti in modo che il giorno della festa vi sia proprio una Comunione generale, io vi prometto, a nome della Madonna, che una pioggia abbondante verrà a rinfrescare le vostre campagne». Disceso in sagrestia, la gente lo guardava meravigliata e commossa, e il parroco Don Clivio gli disse: «Ma bravo, ma bene; ci vuole il suo coraggio!» «Qual coraggio?» «Il coraggio d'annunziare al pubblico che la pioggia cadrà infallantemente il giorno della festa!» «Ho detto questo?» «Certamente. Ha detto proprio queste parole: 'In nome di Maria SS. vi prometto che, se tutti farete una buona confessione, avrete la pioggia!'». «Ma no; avrà frainteso...: io non mi ricordo d'aver detto questo». «Interroghi uno a uno gli uditori, e vedrà che tutti hanno inteso quello che ho inteso io». Infatti, era vero; e il popolo ne fu talmente convinto che s'accinse risolutamente ad aggiustare le partite della propria coscienza. Non bastavano i confessori ai penitenti. Dalle prime ore del mattino fino a notte avanzata i confessionali erano assediati, e Don Rua, e più Don Cagliero, ricordavano ancora dopo tanti anni la stanchezza di que' giorni. Durante il triduo, il cielo continuò ad essere di fuoco. Don Bosco continuava a predicare, e nell'andare o nel tornar dalla chiesa i popolani lo interrogavano: «E la pioggia?» E Don Bosco: «Togliete il peccato». Il giorno dell'Assunta vi fu una Comunione così numerosa, quale non s'era vista da tempo; ma anche quel mattino il cielo era serenissimo. Don Bosco fu a pranzo dal Marchese Fassati, e, prima che i convitati avessero finito, si levò e si ritirò in camera. Era in apprensione perché le sue parole avevan fatto troppo rumore. Le campane suonano i vespri e in chiesa incomincia il canto dei salmi. Appoggiato alla finestra, Don Bosco pareva interrogasse il cielo, che sembrava inesorabile. Faceva un caldo soffocante. Che dire dal pulpito, se la Madonna non avesse fatto la grazia? «Intanto» narrava Luigi Porta, poi salesiano e sacerdote «io andava alla chiesa col Marchese, e si parlava appunto della pioggia promessa; il sudore gocciolava dalle nostre fronti, benché dal palazzo alla chiesa non vi fossero che dieci minuti di strada. Come fummo giunti in sagrestia, sul finir del vespro ecco giungere Don Bosco. Il Marchese gli disse: «Questa volta, sig. Don Bosco, fa fiasco. Ha promesso la pioggia, ma tutt'altro che pioggia»! Allora Don Bosco chiamò il sagrestano, e: « Giovanni, gli disse; andate dietro al castello del Barone Garofoli, ad osservare come si metta il tempo, e se vi sia qualche indizio di pioggia» Il sagrestano va, ritorna e riferisce a Don Bosco: «È limpido come uno specchio; appena una piccola nuvoletta, quasi come l'orma di una scarpa, verso Biella». « Bene; gli rispose Don Bosco; datemi la stola». Alcuni che erano in sagrestia gli si fecero intorno e lo interrogarono: «E se la pioggia non cade?» «È segno che non la meritiamo», rispose Don Bosco Finito il Magnificat, Don Bosco salì lentamente il pulpito, dicendo in cuor suo alla Madonna: «Non è il mio onore, che in questo momento si trova in pericolo, bensì il vostro. Che cosa diranno gli schernitori del vostro nome, se vedranno deluse le speranze di questi cristiani, che hanno fatto del loro meglio per piacere a voi?» Una moltitudine enorme, che occupa ogni angolo della chiesa, tiene gli occhi fissi su lui. Detta l'Ave, sembra che la luce del sole si sia leggermente oscurata. Incomincia l'esordio, e, dopo pochi periodi, s'ode, prolungato, il rumore del tuono. Un mormorio di gioia corre per la chiesa. Il Santo si ferma un istante, ed ecco una pioggia, dirotta e continua, batte sulle vetrate. La parola che uscì dal cuore di Don Bosco, mentre la pioggia diluviava, fu un inno di ringraziamento a Maria e di conforto e di lode ai suoi divoti. Piangeva lui e con lui piangevano gli uditori. Dopo la benedizione, la gente si fermò ad aspettare sotto l'atrio e in chiesa, perchè la pioggia continuava dirotta. E nessuno aveva portato l’ombrello!

          Senza tanti fronzoli, senza mistiche e cervellotiche evoluzioni, nella semplicità del quotidiano don Bosco viveva in compagnia di Dio. Di qui nasce l’ottimismo radicale:  Margherita entrò per prima nella nuova casa: tre stanzette nude e squallide, con due letti, due sedie e qualche casseruola. Sorrise, e disse al figlio: “Ai Becchi, ogni giorno dovevo darmi da fare per mettere in ordine, pulire i mobili, lavare le pentole. Ora potrò riposare molto di più” Ripresero fiato poi si misero tranquilli a lavorare. Mentre Margherita preparava un po’ di cena, don Bosco appese alla parete un crocifisso e un quadretto della Madonna, poi preparò i letti per la notte. E insieme Madre e Figlio si misero a cantare. La canzone diceva: Guai al mondo - se ci sente forestieri - senza niente...

          'Primo: niente ti turbi'. Così Don Bosco comincia i 'Ricordi confidenziali' ai direttori. In questo primo 'ricordo', Don Bosco propone come esempio se stesso: la sua è stata una vita sorretta da un incrollabile ottimismo radicato nella virtù cristiana della speranza. Tutte le testimonianze concordano su un aspetto tipico della personalità di Don Bosco: irradiava serenità e sicurezza nei suoi collaboratori e nei ragazzi. Del resto il Sistema Preventivo può sprigionare tutta la sua efficacia solo in un clima di fondamentale ottimismo. “Don Bosco avrà in questi giorni qualche grave fastidio, giacché è più gioviale del solito; ed infatti qualche giorno dopo venivamo a scoprire che realmente la cosa si era verificata”.

          Quando era attaccato pesantemente Giornali satirici, es La Rana, “Aiutate questo serpentaccio sempre avido di carne fresca” non voleva ritorsioni o vendette Fermamente diceva: «Eh, là, pazienza! Anche questo passerà!» Anche perché i fulmini sono capricciosi… In quella notte stessa si sollevò un gran temporale, e un fulmine scoppiò, con formidabile fragore, sopra l'estremità del corpo di fabbrica dove era la cameretta di don Bosco, il quale si salvò miracolosamente con tutti i suoi giovani che riposavano nel dormitorio del piano superiore. Il fulmine era penetrato nel camino che scendeva nella camera di don Bosco; rompeva il muro, gettava a terra uno scaffale di libri, rovesciando il tavolo. Il letto di ferro veniva sollevato dal suolo e trasportato, in mezzo a luce abbagliante, verso il lato opposto, e il povero don Bosco gettato violentemente sul pavimento. Nel dormitorio sovrastante degli artigiani non fu minore il danno e spavento, ma tutti furono salvi. Il 19 maggio, in ringraziamento, si cantava un solenne Te Deum nella chiesetta di San Francesco di Sales. Dopo il pericolo corso, molti consigliarono a don Bosco dì mettere un parafulmine sulla casa. « Sì, rispose egli, vi collocheremo la statua della Madonna!

La statua di Maria è ancora là e non mi consta che siano caduti altri fulmini a far danni. 

Don Gianni

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