Un vero bagno di folla e un lunghissimo applauso hanno accolto questa domenica il Cardinale Angelo Scola in occasione della sua presa di possesso dell'Arcidiocesi di Milano. “L'unico nostro intento è far trasparire Cristo luce delle genti sul volto della Chiesa”.
del 27 settembre 2011
 
          Un vero bagno di folla e un lunghissimo applauso hanno accolto questa domenica il Cardinale Angelo Scola in occasione della sua presa di possesso dell'Arcidiocesi di Milano. Il Duomo della città era gremito, e per festeggiare il nuovo Pastore della Diocesi ambrosiana erano giunti anche quattro pullman da Malgrate, sua città natale, due da Venezia – della quale il Cardinale era Patriarca fino a questo momento – e uno da Lorentino.
          Il nuovo Arcivescovo di Milano è stato accolto sul sagrato dal Cardinale Dionigi Tettamanzi, suo immediato predecessore. I Cardinali Scola e Tettamanzi hanno percorso la navata centrale del Duomo fino all’altare, dove è avvenuta la consegna del pastorale di San Carlo dal predecessore al nuovo Arcivescovo.
          Nella sua omelia, il Cardinale Scola ha ricordato che “con l’ingresso in Diocesi del nuovo Arcivescovo, lo Spirito Santo garantisce l’ininterrotta catena di pastori nella Chiesa di Milano”. “La successione apostolica conferma che la promessa di fedeltà del Signore al Suo popolo non viene meno”. Il porporato ha confessato che nei mesi seguiti alla sua nomina ha spesso rivolto “con gratitudine” il pensiero “alla nutrita schiera dei santi Vescovi milanesi dei primi secoli” e a tutti coloro che lo hanno preceduto nel suo incarico.
          “La comunione con loro, nella fede e nell’esercizio del ministero, mi aiuterà a non dimenticare mai che il Vescovo è preso a servizio del Popolo santo di Dio, per garantirne il profondo senso di fede”, ha dichiarato. “Solo se si lascerà condurre da questo sensus fidei”, ha aggiunto, “potrà essere guida veramente autorevole”.           Il Cardinale ha poi confessato che nei vent'anni del suo ministero episcopale ha avuto una “dolorosa e crescente conferma” dell'attualità della diagnosi compiuta da un suo illustre predecessore, Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, che prevedeva, ha ricordato, un “massiccio abbandono della pratica cristiana con grave detrimento per la vita personale e comunitaria della Chiesa e della società civile”. Per il nuovo Arcivescovo di Milano, ciò vale “soprattutto per gli uomini e le donne delle generazioni intermedie”, che “sembrano sopraffatti dal 'mestiere di vivere'”.
          Ha quindi ripreso le parole dell'allora Arcivescovo Montini, che disse: “Se non vi abbiamo compresi … se non siamo stati capaci di ascoltarvi come si doveva, [oggi] vi invitiamo: 'Venite ed ascoltate'”. “L’unico nostro intento è far trasparire Cristo luce delle genti sul volto della Chiesa”, ha dichiarato il Cardinale Scola.
          “Anche noi, sofisticati uomini del terzo millennio, siamo messi di fronte all’inevitabile alternativa: costruisce sulla roccia 'chi ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica' (cf. Vangelo Mt 7,24); mentre 'chi ascolta le parole ma non le mette in pratica' (cf. Vangelo Mt 7,26), edifica sulla sabbia. Il primo ha davanti a sé un futuro, il secondo è inesorabilmente destinato a una 'grande rovina' (cf. Vangelo Mt 7,27)”.
          “È Gesù che le parole del Vangelo di fatto identificano nell’uomo saggio – ha ricordato –. A noi è chiesto di seguirLo”. Questa posizione, ha commentato, “non fa del cristiano un alienato”: “anche se non è di questo mondo, egli è pienamente nel mondo”, e “lo abita lasciandosi abbracciare da Gesù”. “Egli edifica in tal modo la propria casa sulla roccia, sull'amore oggettivo ed effettivo. Nel dono totale di sé, reso possibile dalla sequela di Gesù, la vita fiorisce”.
           Il Cardinale Scola ha quindi presentato tre “orientamenti per la vita nuova in Cristo”: “una tensione indomita a fare il bene ed evitare il male; la pratica del culto cristiano, il culto umanamente conveniente, che consiste nell’offerta di sé, autentica esperienza del bell’amore; la decisa assunzione degli obblighi sociali, attraverso l’esercizio delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza”.
          Ha poi aperto il proprio cuore chiedendo l'aiuto dei fedeli per svolgere il nuovo incarico che gli è stato affidato. “Ho bisogno di voi, di tutti voi, per poter svolgere nella gioia e non nel lamento questo gravoso compito, di cui - ne sono ben consapevole - dovrò render conto”, ha confessato.
          “La Madunina, l’Assunta nella gloria, che sempre abbiamo voluto svettante sopra ogni edificio milanese, intercede per noi. Come fanno le mamme con i loro bambini, questa sera ci sussurra, con le parole del Prefazio, la dolce vicinanza di Gesù misericordioso, che ci spalanca a tutti i nostri fratelli uomini”.
 
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