Il cuore dietro alle tecnologie da Giovani per i Giovani

Avevo pensato di costruire questo articolo facendo un sunto dei libri e degli articoli che ho raccolto in questi anni sul tema delle nuove tecnologie di comunicazione. Mi sono reso conto che la cosa diventava piuttosto complessa e forse anche un po' noiosa. Ho pensato allora di partire da un incontro, da un breve dialogo che ho avuto qualche mese fa con un ragazzo di Seconda Superiore di una scuola salesiana.

Il cuore dietro alle tecnologie da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 01 gennaio 2002

“Volevo sapere come si fa a discutere con la propria ragazza”

“A cosa fai riferimento in particolare?”

“Beh, quando si devono decidere le cose da fare, dove andare, se uscire noi due o io con i miei amici e lei con le sue, insomma queste cose qua”

“Il discorso è molto ampio... ma adesso, di solito, come fate?”

“Beh io, che dei due sono quello che parla di più, dico quello che penso sulla questione, poi lei ci pensa e dopo mi dà la risposta con un sms”

Con un colpo ad effetto potrei fermarmi qui, ma vorrei provare ad aggiungere qualche riflessione.

Per prima cosa infatti non vorrei dare l’impressione di ingrossare le schiere di coloro che profetizzano un futuro di non-comunicazione, causato dall’utilizzo di computer, fax, telefonini. Mi sembra infatti una prospettiva riduttiva (e forse anche un po’ ipocrita), visto che non possiamo negare i vantaggi e le comodità che cellulari, SMS, computer, internet, e-mail, hanno portato nella nostra vita: velocità, per certi aspetti vantaggio economico, possibilità di mettersi in contatto in ogni momento con chi desideriamo e di essere contattabili a nostra volta, opportunità di lavorare ad un livello multidimensionale con diverse alternative a disposizione.

Ma il loro grande successo, soprattutto tra i giovani, forse non sta in nessuno di questi elementi. A mio parere la più grande seduzione insita nelle nuove tecnologie di comunicazione sta nel fatto che ci permettono di comunicare con una o più persone senza averle fisicamente davanti.

La situazione è più complessa di quello che può sembrare. Quando parliamo con una persona che è fisicamente presente non siamo concentrati solo sul contenuto di quello che ci sta dicendo, ma anche sul tono della sua voce, sull’espressione del suo volto, su dove guarda mentre ci ascolta o ci risponde, su come si muovono le sue mani, in che modo si posizione il suo corpo.

Soprattutto cerchiamo di capire se tutti questi elementi concordano con il significato della parole che ascoltiamo, poiché se così non fosse non sapremmo a che cosa credere. Provate a pensare al bambino che ci dice che starà attento, mentre sbuffa, si gratta la testa e ci guarda con aria assolutamente inespressiva... Di fronte a un messaggio discordante siamo portati a credere di più al linguaggio del corpo poiché è più difficile da controllare.

Ecco allora il grande vantaggio delle nuove tecnologie: utilizzare computer e cellulari ci solleva del tutto o in parte della fatica e del rischio di interpretare tutti questi elementi. Di fronte a noi infatti c’è solo una macchina che, per quanto nuova e ben disegnata, non ci coinvolge più di tanto, anzi, ci dà la sensazione di controllare la comunicazione: quando la discussione mi annoia, oppure mi coinvolge troppo perché va a toccare le parti più intime o di cui mi vergogno, posso sempre spegnere la macchina e rimandare eventualmente a più tardi la continuazione della stessa. Oppure cambiare direttamente interlocutore e discussione e non pensarci più. Un potere e una sicurezza non da poco! ...che portano però ad impoverire notevolmente le nostre relazioni e quindi noi stessi.

Provate a pensare a don Bosco e Madre Mazzarello: abbiamo pagine intere di testimonianze in cui chi li incontra racconta che un loro sorriso, l’espressione serena del volto, il tono calmo della voce toccavano il cuore prima delle parole che dicevano.

Non si tratta allora di demonizzare o di non utilizzare più e- mail, SMS, cellulari, chat-line, ecc. ma di ricordarsi di salvaguardare tempi gratuiti dedicati alla difficile arte di comunicare, di stabilire dei contatti veri, profondi, recuperare quel rito importante che Saint-Éxupery chiama l’addomesticamento, per cui due persone costruiscono un legame unico che le differenzia da tutte le altre (un legame che non è esclusivista, poiché si evolve ed integra con ogni nuova persona che incontriamo). Troppo spesso infatti, anche nei nostri ambienti sembra le persone siano troppo prese dalle cose da fare, dalle grandi organizzazioni, dalle attività da mettere in piedi, dai grandi numeri da confermare... perdendo di vista il fatto che se si sceglie di costruire relazioni vere, profonde, bisogna anche mettere in conto di dedicarci molto tempo: perché posso esserci dei momenti “morti” in cui è importante esserci anche se non si dice o fa molto, perché ognuno di noi ha tempi e modalità diverse nel mettersi in gioco in una relazione e soprattutto perché ci vuole molto tempo (di nuovo) per essere degni della fiducia di qualcuno.

Per cui l’augurio per quel ragazzo di Seconda Superiore è di passare del tempo con la propria ragazza, di parlarci, magari a volte di banalità prima di riuscire ad arrivare a discorsi preziosi, di litigare anche, ma di continuare ad avere la pazienza di addomesticarsi a vicenda un poco alla volta.

Per tutti noi l’augurio invece è di trovarci alla fine dell’estate non tanto per raccontarci che abbiamo animato migliaia di ragazzi, di aver fatto una gita con otto autobus o un campo-scuola con 70 ragazzi, ma di aver incontrato Gianni che si gratta il naso quando è nervoso, Giulia che ha la passione per i ragni, Alberto che mi ha raccontato a fondo perché ha deciso di far l’animatore e di Sonia che mi ha raccontato del rapporto con sua sorella...

Mauro Tuono

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