Mentre la pressione internazionale per la fine dei conflitti civili in Sudan prosegue senza sosta, il governo di Khartoum si muove instancabilmente per perseguire i propri fini politici con una sapiente doppia agenda. Il Mail and Guardian ha diffuso ieri la notizia che dieci guerriglieri Janjaweed sono stati condannati a 6 anni di prigione ed all'amputazione di braccio destro e gamba sinistra secondo la Sharia islamica in vigore nel paese.
del 01 gennaio 2002
Mentre la pressione internazionale per la fine dei conflitti civili in Sudan prosegue senza sosta, il governo di Khartoum si muove instancabilmente per perseguire i propri fini politici con una sapiente doppia agenda. Il Mail and Guardian ha diffuso ieri la notizia che dieci guerriglieri Janjaweed sono stati condannati a 6 anni di prigione ed all'amputazione di braccio destro e gamba sinistra secondo la Sharia islamica in vigore nel paese.
Le accuse sono quelle che purtroppo hanno flagellato la provincia del Darfur in questo periodo: omicidio, rapina a mano armata, stupro e crimini contro l'umanità.
A pronunciare la sentenza il tribunale speciale istituito dal governo a Nyala, capitale della provincia del Darfur del Sud, per fare luce sui crimini in corso nella regione occidentale del Sudan. La comunità internazionale, che ha premuto su Khartoum perchè facesse passi concreti verso la risoluzione della guerra civile, sospetta che il governo islamico stia facendo il doppio gioco come dimostra il recente comunicato di Human Rights Watc
Spuntano le prove
L'agenzia umanitaria americana ha affermato di possedere le prove di un sostegno materiale e finanziario delle milizie Janjaweed che con le loro razzie stanno diffondendo il terrore nel Darfur, costringendo finora all'esodo 200.000 sudanesi nel vicino Chad.
Il comunicato non giunge inatteso dato che si sospetta da tempo sullo stretto legame tra i cavalieri arabi e Kartoum. Si tratta pero' questa volta di prove schiaccianti sul diretto reclutamento di guerriglieri che, si teme ora, sarebbero stati armati e inviati nella zona di guerra per compiere crimini con la copertura del governo che li ha presentati alla comunita' internazionale come 'poliziotti incaricati di fermare gli stupri in corso'. Sarebbero finora 6000 le forze dell'ordine inviate dal regime per proteggere i rifugiati e interromperne il flusso verso il confinate Chad.
Kenneth Roth, direttore di Human Right Watch è perentorio: 'Non possiamo più credere che Khartoum possa garantire la sicurezza quando è parte di un grosso problema'.
Le prove in possesso dell'organizzazione umanitaria sarebbero documenti firmati dal governo centrale sull'arruolamento dei 'knights', i temibili cavalieri Janjaweed.
Soluzione o problema?
Il doppio gioco di Khartoum, intenzionato a 'ripulire' la regione del Darfur per fini politici ed economici e, insieme, impegnato a fermare le scorrerie dei ribelli nomadi del deserto, sarebbe ormai un dato certo, come dimostrano l'ostinato rifiuto ad aprire le porte a corridoi umanitari e, pochi giorni fa, il ritiro dei rappresentanti ribelli del Darfur (SLM e JEM) dai colloqui di pace dopo il netto rifiuto del governo di scendere a compromessi.
Amnesty International conclude, nel rapporto sulla guerra civile in corso, che 'la peggiore crisi umanitaria dei giorni nostri è causata direttamente da continui crimini contro l'umanità per cui il governo Sudanese è da ritenersi pienamente responsabile'.
Resta da vedere come organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite saranno in grado di porre fine a un conflitto che non solo non lascia intravvedere soluzione, ma persino vie percorribili.
Emanuele Sana
(Ultimo aggiornamento mercoledì, 21 luglio 2004 02:48 )
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