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IL FERROVIERE

Nella famiglia l'amore c'è, ma s'è regolato ed isterilito nel gioco dei silenzi, dei ripicchi, delle presunzioni. Solo la madre offre al marito ed ai figli la testimonianza di un amore consapevole, aperto a tutto e a tutti, abituato alla rinuncia e al perdono. La sua è una presenza operosa e silenziosa...


IL FERROVIERE

da Quaderni Cannibali

del 24 novembre 2005

Regia: Pietro Germi

Interpreti: Pietro Germi, Silvia Koscina, Luisa Della Noce

Origine: Italia 1955

Durata: 120'

 

Un capomacchinista delle ferrovie, Andrea Marcocci, la sera di Natale, si ferma a lungo all’osteria dove beve abbondantemente. Tornato a casa, trova i familiari irritati. La figlia Giulia è quella che la prende peggio sino a sentirsi male: conseguenza di ciò è la nascita prematura del bimbo che aspetta che, però, nasce morto. In seguito l’investimento accidentale di un suicida e la mancata osservazione di un segnale di blocco provocano un’inchiesta a danno del ferroviere che porta l’uomo ad una forte crisi psichica. A questi problemi si aggiunge una lite con la figlia e il figlio Marcello. Gli rimangono accanto solo la moglie e il figlioletto Sandrino. Nonostante ciò il Marcocci cerca conforto nel vino e nella compagnia di donnine facili; Sandrino, l’unico che non ha perso la fiducia nel padre, lo aiuta a risalire la china. Andrea però si ammala gravemente e, dopo una lunga degenza, la famiglia finalmente si ricostituisce.

 

 

Hanno detto del film

Nella famiglia di Andrea l’amore c’è, ma s’è regolato ed isterilito nel gioco dei silenzi, dei ripicchi, delle presunzioni. Solo la madre offre al marito ed ai figli la testimonianza di un amore consapevole, aperto a tutto e a tutti, abituato alla rinuncia e al perdono. La sua è una presenza operosa e silenziosa: la madre si interpone fra il marito e i figli, aiuta e perdona questi, sostiene con un sorriso o un gesto devoto quello, sta costantemente nello sfondo degli eventi, intenta a tessere rammendare la segreta trama dell’amore, che si va disgregando.

(Renato Buzzonetti, Rivista del Cinematografo, n°12, 1956)

 

Personaggi e vicende non hanno nulla di straordinario, ma sono osservati e studiati con commossa comprensione e rappresentati con perfetta sincerità. (…) Una famiglia si disgrega attraverso una serie di disavventure; ma la vera causa della rovina è l’egoismo di alcuni dei componenti, la mancanza di un sentimento di vero amore, che unisca tutti. Espressione di tale amore, che tutto dà e nulla chiede, è la madre; mentre l’innocenza, la purezza di cuore del bimbo fa si che chi ha errato riconosca i propri errori.

                                                                        (Segnalazioni cinematografiche 1956)

CGS

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